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martedì 24 gennaio 2017

DEDICATA A UNA... STELLA di Daniele Giordano


Non è mia abitudine scrivere recensioni in prima persona, ma l’attrazione è stata talmente forte che quasi mi sembra di averla conosciuta, al punto di avermi trasmesso ogni suo respiro.
Dicono, la speranza è l’ultima a morire…dicono! Sai che la tua vita è appesa a un filo, malgrado questo tu continui a fare le cose spensieratamente, senza dare un peso a quello che inevitabilmente potrebbe avvenire arrivando ora… forse domani, ma inesorabilmente giungerà. Non c’è via di scampo! Con il suo scritto, ha lasciato o forse insegnato ai posteri che non bisogna vivere con quell’angoscia addosso, guai se soggiornassi in quel modo, preoccupandoti e pensando costantemente al giorno di quel fatidico incontro… In ogni modo non sempre è così, alle volte eventi incredibili sarebbero capaci di materializzarsi, ribaltando lo stato delle cose. Il sapere del tempo stimato pur sempre indicativo che resta a disposizione non aiuta, anzi, nella maggioranza dei casi l’angoscia li assale giornalmente.  Altre invece ironizzano… certune attende inerme…. pensando che il loro destino sia già scritto sin dalla nascita! Devi cercare di fartene una ragione, in modo inequivocabile quando scopri che il dramma è il tuo. Una, tra le tante creature che popolano questo “limbo o meandro funesto mi è stata presentata", senza un preciso scopo apparente, due parole su di essa, un libro ed un C D all’interno ancora da visionare. Tutto termina in quella fredda sera di gennaio alle porte di Torino dopo una simpatica festa passata in discoteca. Guidando l’auto, solo, nel viaggio di ritorno verso casa, i pensieri mi passavano davanti come un film ma non erano nitidi, c’era una grande confusione, un nella testa. Arrivato a destinazione, sebbene la stanchezza della giornata volesse avere il sopravvento, l’ultimo flash sull’accaduto tentò ancora d’invadermi la mente, ma il corpo vinse chiedendomi di coricarmi. Nel letto, continuai a rigirarmi senza trovare la giusta posizione, il tarlo era talmente insistente da continuare a rodermi il cervello. E’ strano che un gesto insolito, un fatto che non mi appartiene minimamente accaduto anni addietro, mi facesse questo effetto, comunque tentai nuovamente di non pensare cercando di addormentarmi. Niente da fare! Era troppo insistente il richiamo, così mi alzai dal letto e presi il libro. Lo divorai tutto di un fiato assimilandone ogni sfumatura, ogni percezione anche se pur minima che fuoriuscivano dagli spazi bianchi dei caratteri impressi. Non era un racconto facile, più che libro lo definirei una sorta di appunti di viaggio…uno di quelli, senza speranza di un ritorno, scritto con tanta ironia e grazia nella narrazione. Più mi addentravo nella lettura, più m’immergevo nella descrizione, assimilavo le

stesse sensazioni di come potesse sentirsi la persona che va a passeggio con il proprio destino, certamente le mie erano solo supposizioni e difficile da spiegare quel tipo di senz’azione. Fu questo uno dei motivi per cui decisi che non potevo scrivere poche righe come abitualmente si ottempera nel recensire un libro, in questo c’era la volontà di una recensione senza gravare al lettore il calvario avuto dall’autrice. Nel libro di Stella Bevilacqua (è la persona conosciuta attraverso il suo libro, edizioni Gruppo Abele, Torino), trasuda sarcasmo, afferrando l’esistenza con canzonatura e serenità, contemporaneamente, stringendo la vita come fosse il finale del suo libro.  Basta soffermarsi al titolo da questo si comprende il detto: Se non puoi vincere il “tuo avversario”, fattelo amico. Il sottotitolo a dir poco è la ciliegina sulla torta: Tra camerini e camere sterili. Solo chi leggerà le pagine capirà il significato del titolo secondario. Più azzeccato di così. Non vi ho parlato della protagonista, dovete sapere che durante le sue permanenze in ospedale, prendeva annotazioni su tutto quello che avveniva intorno a essa, ma anche fuori dal “girone infernale”, continuava a recitare come attrice della compagnia teatrale Fondazione Torino Spettacoli, riscuotendo ottimi risultati. Un giorno, la nostra sorridente autrice riceve una telefonata: La dolce novella…C’è un donatore per il trapianto! Notizia che fa toccare il cielo con un dito a Stella Bevilacqua. Forse questa volta i guai per lei sono finiti, forse. Sono andato oltre, non vi ho raccontato quando ha deciso di tagliarsi i capelli per anticipare la chemio. Eh sì, quella è stata un’idea consolatrice, perchè permetteva a Stella di guardarsi allo specchio senza traumi. L’operazione coiffeuse… si è realizzata in differenti fasi, accorciando da sola i capelli sempre di più sino all’intervento violento per mano del suo fidanzato… evvai di rasoio! Risultato… niente male, mi piaccio ancora (cit). Intanto i preparativi corrono, analisi, prove, tutto è pronto per l’ospite tanto desiderato e atteso. Nel libro ci sono tanti accenni su i diversi passaggi dell’incessante permanenza in ospedale che comprendono, poesie e citazioni di nomi illustri, addirittura un “decalogo del trapiantato” al punto d’inventarsi una conversazione con il nuovo inquilino corporeo, durante le dieci ore passate con lui nella camera sterile. Stati d’animo amalgamati con i sentimenti giornalieri che orbitano nella mente, scritti forse come valvola di sfogo, per alleviare le sofferenze che costantemente subiva cercando con forza estrema di uscirne da questo dedalo. Come espresso all’inizio, ho volutamente trascurato per alleggerire l’argomento. Dalle 148 pagine che compongono il libro, esso rivela lo stato d’animo costante, la lotta ironica nelle giornate buie, dove tutto sembrava finire, sostenendosi con una sua logica e senza mai perdere di vista la serenità e il desiderio di vivere! Dopo i cento giorni dal trapianto del midollo un solo urlo: C’è l’ho fatta! Questa è una lettera indirizzata agli amici che non l’hanno mai abbandonata, poi con la persona che gli è stata accanto nella buona e cattiva sorte: Oggi, Sposi, poi come recita la formula del matrimonio verso il finale…
Sembrava vivessero una favola a buon termine, dopo il tormento vissuto in tutti quegli anni.          La vita alle volte da… ma poi riprende…Peccato poteva essere una bellissima storia d’amore!
In una notte stellata, se alzerete lo sguardo al cielo, vedrete nel firmamento… un astro in più quello di: Stella Bevilacqua.

Torino (Italia), lunedì 23 gennaio 2017
 
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Di conseguenza, l’opinione personale espressa su ogni notizia pubblicata, è basata in conformità dell’argomento, spettacolo o evento trattato, senza necessariamente sentirmi obbligato a scrivere o diffondere la mia opinione per quanto opinabile sia su cosa ho visto, letto o altro. Per questo motivo si precisa inoltre che questo blog, non può considerarsi un prodotto editoriale, bensì di pensiero eventualmente da condividere. 
A cura dell’Autore. Copyright 1990 – Fragment (consider revising). Daniele Giordano mail: lonevolfilm@gmail.com All Rights Reserved.


                                                                                                                               










































mercoledì 12 ottobre 2016

MEF, UN MUSEO DI MODA CONTEMPORANEA di Daniele Giordano

Andrea Busto, direttore del MEF, dopo essere andato al mercato in Barriera di Milano a Torino, allestendo in uno spazio vetrina, una serie di quattro mostre dedicate al maestro Ettore Fico di cui il Museo situato al 114 di via Francesco Cigna, prende il suo nome, continua a stupirci! Nel progetto di moda contemporanea “DREAMERS” un inedito che unisce moda, brand e marketing, tocca in modo palpabile quelle sensazioni creative di contaminazioni che troviamo nel suo percorso visivo le moltitudini di cappelli esposti, da quelli a forma di minareti del’artista Maimouna a quelli di Anna Piaggi, non solo eccentrici, anche visionari, oltre a disegni originali di Karl Largerfield, oppure l’esposizione fotografiche di Alfa Castaldi. Continuando a parlare di cappelli, non sono mancate le creazioni in feltro di Reinhard Plank con il video di questo cappellaio d’avanguardia. Potevano mancare in questa impreziosita mostra i cappelli d’ispirazioni cinematografiche e alla musica presentate da Yesey. A conclusione di questa carrellata sui diversi modi di mettere in mostra la parola cappello, troviamo l’Haute Couture di Altalen. Questo è solo uno dei progetti rappresentati in mostra. Proseguendo, ci troviamo immersi negli “abiti scultura” della  paper artist Caterina Crepax, le arti poetiche di Raptus & Rose o quelle minimali di serien°merica che dire invece delle preziose borsette di Benedetta Bruzziches, terminando con gli elaborati dell’Accademia Albertina di Belle Arti, i due Istituti IAAD e IED riferendosi ai cappelli, senza dimenticare i capi in seta trasformati da Sergio Perrero per VeRve/100seta progetto sul riuso ecologico-etico-artistico. Il percorso visivo termina dove cultura e commercio hanno il loro punto d’incontro, dedicando una sezione alla moda artigianale contemporanea di ricerca. e alla sperimentazione con differenti materiali e nuove tecnologie, definendo questi “progetti prima che oggetti”. Il Museo Ettore Fico, si potrebbe definire un incubatore di progetti di arte contemporanea e le differenti discipline artistiche, senza dimenticare i grandi maestri proponendo retrospettive, conservando nel museo le architetture a memoria del suo passato industriale che convive con le cromie del cemento, del bianco e le sue ampie vetrate, per finire in una zona relax con un’ampia terrazza sulla città.

Torino (Italia), martedì 11 ottobre 2016

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giovedì 5 maggio 2016

COSI’ COMINCIA IL TORINO FRINGE FESTIVAL 2016

Una deliziosa voce dal palco dell’Espace annuncia l’apertura della quarta edizione, anche questa volta sono riusciti a realizzare il sogno che tutti aspettavano. Il Fringe 2016 è una delle cinquanta imprese culturali no profit under 35, selezionate e vincitori di Funder 35, Fondazione CRT (Cassa di Risparmio Torino), Compagnia San Paolo e Live Piemonte, con questa vincita, ha potuto fare fronte e dare continuità a questa meravigliosa estravagante idea di successo! Questo conferma ancor più che una metropoli com'è Torino (Italia) trasuda essere una città di Cultura! Dobbiamo spiegare cosa è il Torino Fringe Festival. Tutto è cominciato con la Paranza del Geco a impadronirsi delle vie cittadine echeggiando la sua musica. Il periodo di questa “invasione teatrale” che inonderà coinvolgendo la cittadinanza, inizierà dal 4 sino al 15 di maggio, detto in brevi parole, per le compagnie teatrali partecipanti è un'enorme vetrina oltre ricevere l’opportunità di farsi notare da addetti ai lavori, sempre alla ricerca di nuovi stimoli per la loro clientela. Le richieste di partecipazione a questo neonato festival sono tantissime, a questo proposito, proprio per cercare di valutare e offrire al pubblico una serie di spettacoli piacevoli le selezioni sono rigidissime. Dalle altre edizioni, molte le offerte di lavoro da parte dei gestori teatrali, sicuramente si ripeterà anche quest'anno. In gara saranno a disputarsi i meriti, ventitré compagnie teatrali, all’interno dei luoghi scelti, mentre all’esterno saranno tre le perfomance (è d’uopo consultare l’intero programma su www.tofringe.it oppure biglietteria@tofringe.it cell. 388/3425483-366/9354219). Alla Centrale dove si è insediato lo stato maggiore nonchè cervello del Fringe, ci saranno spettacoli di arte circense e altro ancora con possibilità di mangiare e bere…con moderazione. A proposito dell’esibizione circense sono da segnalare due artisti: la trapezista Sofia De Micheli e il bravissimo monociclista esibendosi sia in piazza Vittorio Veneto, sia all’Espace. Senza troppo a pretendere, anche  le bancarelle espositive di Vintage, hanno il loro fascino... attirano sempre. L’elogio forse più grande è per l’allestimento “DODOscenico” e chi di tutto questo è presente come volontario prestandosi insieme agli organizzatori... fare di un semplice festival… un grande Torino Fring! A chiudere l'esibizioni presentate dal Circo Vertigo,, tutti in pista con l’intrattenimento dei colori musicali scelti da Wodka Maronna.

Torino (Italia), giovedì 5 maggio 2016


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martedì 10 febbraio 2015

LA STORIA DI FLEBOWSKY recensione di Daniele Giordano

Partendo dalla sala del teatro San Paolo in Rivoli (TO), inizia il commento introduttivo, portando lo spettatore ha seguirlo sino al raggiungimento del palco. E’ così che Nicola Pistoia, impersonando Flebowsky inizia il suo lungo monologo, introducendo le sensazioni di un malato e la sua degenza ospedaliera. Rivisita in chiave umoristica, dalla parte del paziente le traversie che si possono trovare in un ospedale durante la sua permanenza. Ogni spettatore si rispecchierà nella “cruda realtà” scritte nel libro “Storie di ordinaria corsia” da Fabrizio Blini, tratte liberamente e portate in scena dalla Nuova Compagnia di prosa Nicola Pistoia per la regia di Gigi Piola. Confuso, disorientato, si trova il “Flebowsky”  nel riportare le sensazioni, alle volte viene  < volutamente > colto da vuoti di memoria, proprio per trasmettere un movimento dello stato d’animo del paziente. Un tema che dovrebbe fare riflettere. L’eleganza sul modo interpretato porta a ridere, iniziando col dire che tutto funziona al contrario… ma non su quello che uno potrebbe pensare parlando di Sanità… bensì, tanto per dirne una, dice Lui: spiegatemi perché la stanza più fredda in ospedale… si chiama “camera ardente” e poi ancora… tu non passeresti mai con il semaforo rosso… e ti fermano col verde… al pronto soccorso sì! Citiamo testualmente: è una storia per addetti ai malori in cui gli ospedali sono visti dalla parte del pigiama. Così tra un tormentone e un sano episodio divertente si alternano figure che regnano perenne nelle strutture ospedaliere, come la suora, l’infermiere, il barelliere, tutte raffigurate dal bravo e simpatico Armando Puccio. C’è sempre una dottoressa o un’infermiera che i malati vorrebbero… incontrare, di lei basterebbe solo lo sguardo… per farti stare meglio… senza pensare alla sofferenza. Differente, invece è quando ti capita di essere sotto le grinfie di quella dall’aspetto teutonico, non solo per il colore dei capelli… ma con modi da caserma, parti, brillantemente sostenute da Ketty Roselli. La scelta fatta dall’attore Pistoia, è davvero formidabile, unire al suo fianco due bravi artisti come loro… senza mettere in discussione la competenza recitativa di Nicola Pistoia… interpretando questa storia. Se si uniscono due opposti come il dolore e la farsa… potrebbero realizzare… forse, una terapia del sorriso in un luogo circondato di cose gravi… magari una risata potrebbe risollevare il morale… non solo al degente…


Torino (Italia), martedì 10 febbraio 2015 

martedì 3 febbraio 2015

TENDENZE SULLA MODA recensione di Daniele Giordano

Parigi da sempre al centro della moda. Ecco la tendenza del momento con stravaganze e ritorno al passato guardando il futuro. Gli stilisti presentano le loro collezioni a un pubblico selezionato. Non siamo più sulla moquette rosata, ci siamo spostati al Palais de Tokio. Qui la passerella richiama l’esotico bambù, in questo caso di plexiglass illuminato. Così Armani vuole vestire la donna, ispirandosi alla sinuosa fronda del sol levante, trasportando le sfumature dei suoi colori stampandoli sui tailleur, i tessuti scelti devono agitarsi come canne al vento, piegandosi al suo volere per dare la giusta femminilità alla persona che lo indossa, dirigendo lo sguardo ai tessuti, più delle forme. Nei dieci anni della sua linea di alta moda il maestro spiega: l’abito diventa sempre più importante sulla donna, alle volte con il loro vestiario o atteggiamento, mettono in difficoltà l’uomo, a suo parere, dovrebbero adottare un portamento più dolce accogliendolo. La mania di scoprire “maliziosamente l’ombelico” continua a fare tendenza così Karl Lagerfeld lo propone inserendolo nella sua griffe, con le gonne notevolmente cortissime o midi, le giacche indiscutibilmente sfrangiate accompagnate da copricapo adorni di pin, le famose spillette di moda negli anni passati. Gianbattista Valli vede la donna sbocciare come un fiore, forse per nostalgia o ricordare Chanel e Joplin, donne simbolo dell’anticonformismo e del carattere inquieto e stili diversi, sperimentando come sempre il suo prèt-à-porter, portando una figura dall’apparenza insolita. Ritorna il pizzo nei collant di Pierre Mantoux. Jean Paul Gaultier fa sfilare Anna Cleveland in un tulle…con bigodini in testa…a forma di piramide. La Pochette di pelle stampata per Piquadro, mentre Gherardini con “sabine” s'ispira alla borsa agli anni sessanta a differenza di Henry Cottons preferisce lo spolverino anni ’50. La linea “Limited Edition” della Ferretti sono presenti su borse e scarpette e stivali impreziosite da strass e cristalli lavorati a laser con intreccio di fili in argento.  Per Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, stilisti di Valentino, sono più sul lato del romanticismo, inneggiano su temi sentimentali, Amore e Psiche ricamato su un bolero in mussoline, prendendo in prestito le tele di Marc Chagall, creano un cocktail ben riuscito, mescolando, coppie che hanno fatto storia da Shakespeare per arrivare a Petrarca, unendo poi l’armonia di De Andrè e versi di Prèvert. La maison da appuntamento a Roma per la nuova apertura di un’ammiraglia “Casa Valentino” a noi non rimane che attendere l’invito.

Torino (Italia), lunedì 2 febbraio 2015

martedì 20 gennaio 2015

ASYLUM, LUOGO PASSATO O PRESENTE? recensione Daniele Giordano

Parlare di Asylum ai giorni nostri potrebbe sembrare retorica. Chi c’è stato o comunque coinvolto… forse ha vissuto un incubo. Una vecchia struttura popolata da uomini, donne e qualche bambino, qualcuno, alle volte si faceva internare volutamente, mentre altri erano segregati poiché risultati malati, quindi pericolosi per la collettività. Se entrare in quel luogo, l’acceso era facilitato, al contrario dell’uscita. Chi erano realmente i pazienti di Asylum? Dei folli con turbe mentali o semplicemente geni nascosti per chissà quale oscura ragione? Individui dalla mente disturbata forse, qualcuno poteva anche essere pericoloso. Queste persone potrebbero essere state rinchiuse per altre ragione che al momento ignoriamo. Antonio Argus, sulla parola "Asylum" ha voluto creare uno show non facile, trattandosi di mentalismo e dell’angusto luogo quale fosse. Così per un'ora e mezza circa di spettacolo, in prima assoluta per Torino, il palco del Teatro Giulia di Barolo cambia scenario per diventare una parte d’archivio in cui sono racchiuse testimonianze su ciò che si è potuto scoprire di quel luogo e i suoi inquilini. Le molteplici documentazioni, furono raccolte e contrassegnate solo con delle lettere per tenere l’anonimato dei pazienti. Dialogando con la platea, l’autore li trasporta all’interno di quell’ospedale psichiatrico. Ecco cos’era Asylum. Tra quei faldoni, uno solo fu contrassegnato con una doppia lettera. Poteva forse trattarsi di un personaggio dalle sembianze mostruose o semplicemente con una mente superiore, è quello che scopriremo nel corso dell’esibizione del mentalista. Il fascicolo citato è composto di un solo foglio ingiallito dal tempo, poche righe descrivono il soggetto, una diversità alquanto sconcertante rispetto agli altri trovati. Nello spettacolo, Argus crea una mescolanza tra Mentalismo e la Storia del Luogo, facendo diventare lo spettacolo più interessante, mentre la tensione sale e si arma, così pure la sorpresa. Nel corso dello spettacolo le emozioni si susseguono, per chi a già assistito a dimostrazioni sul mentalismo, sa bene che è la lettura della mente esercitato dalla bravura oltre la capacità dell’esecutore sull’individuo o della collettività. Proprio su questo Antonio Argus, deve riuscire a galvanizzare gli spettatori, oltre i soggetti “cavia” chiamati sul palco. Su di essi s’intervallano esperimenti incredibili, fino alla rivelazione conclusiva che lascerà tutti senza fiato. All’entrata è stata donata a tutti una busta con dentro quattro cartoncini, su di essi una parola: Futuro – Inconscio – Pazzia – Follia – è servito per fare un esperimento collettivo, il risultato non poteva essere che impressionante, seguito da un caloroso applauso. Come lo sono stati tutti gli altri. Spettacoli di questo genere lasciano all’individuo un mix in egual misura tra lo scioccato e l’emozione.  Uscendo dal teatro, si sentiva ancora l’eco tra le persone che continuavano a ripetere il solito ritornello: come avrà fatto… non lo sapremo mai…! Ricordate, avevamo accennato di quell’unico incartamento etichettato con una doppia lettera, due A. A. firma autografa dell’artista Antonio Argus, come mai il foglio era tra i fascicoli di Asylum? Per saperlo… beh, bisognava essere tra il pubblico… non sta a noi svelarne il mistero. Pur essendo uno spettacolo carino, sufficiente nell’esporre il genere presentato con una veste diversa a differenza di altri, mentalisti suoi colleghi, è doveroso porsi una domanda: l’artista salendo sul palco riesce a essere carismatico verso il pubblico… da parte nostra ci è difficile pensarlo.

Torino (Italia), martedì 20 gennaio 2015



mercoledì 10 dicembre 2014

NUDA e CRUDA recensione di Daniele Giordano

Lei, protagonista di uno spettacolo che ruota intorno a se stessa ma di riflesso a tutti noi. Alle volte ironica, cantante, ballerina, questo e altro ancora succede nel suo recital, sprigionando tutta la simpatia apprezzata dal pubblico che l’ha vista al Teatro Erba in Torino, tagliare per il secondo anno il nastro di partenza per il suo tour italiano di uno spettacolo che non è “solo” uno spettacolo. La protagonista di tutto questo è Anna Mazzamauro, per la regia di Livio Galassi, tratta la sua performance in “Nuda e cruda” spogliata da ogni forma, intercalando divagazioni ridicole gradite dal pubblico per trasportarli a impegnati argomenti, facendo riflettere l’ascoltatore senza appesantirne il tema trattato come la Madonna o la vicenda di Melania Rea, proseguendo e affrontando temi tra un ragazzo gay e i suoi genitori. Durante uno dei monologhi, c’è stato un semplice gesto fatto con disinvoltura ma di efficace messaggio. Nel susseguo del racconto, in mano aveva una “ scarpetta rossa” i suoi gesti incominciavano a farsi convulsi, attorcigliando quella scarpa, indifesa, inerme, stringendola per poi… con un gesto sprezzante… lanciarla via! Recitata con una certa sensibilità della durata di un battito d’ali, ma in quell’attimo sono racchiuse tutte le angosce e la sofferenza dell’individuo. E’ stato impressionante quel gesto! Nelle due ore di spettacolo la Mazzamauro racconta notizie curiose a lei capitate solcando i palcoscenici, non mancano gli applausi. Affiancata da Leonardo Bonfitto (ballerino) si lasciano andare in un tango, accompagnati dalle musiche originali di Amedeo Minghi e proposte da Salvatore Cauteruccio (fisarmonica e pianoforte) e Sasà Calabrese (contrabbasso), continua la sua carrellata di abito in abito. Spiritosa come sempre (chi non la ricorda al fianco di Paolo Villaggio, nei panni della femme fatale, la signorina Silvani nel film Fantozzi), entra in scena… diciamo nuda… per affrontare una parodia della “lap dance” con tanto di palo… e peso o volume che sia… abbarbicata a quell’esile stelo… con grande ironia dicendo: Io sono il capitano della mia cellulite! A questo punto il pubblico è andato in visibilio e di conseguenza scatta un enorme applauso, per poi rivederla apparire subito pronta a recitare la drammatica storia d’amore tra la Magnani e Rossellini. Questa rappresentazione di “Nuda e cruda” passa dal serio al faceto con eleganza ed emozionalità, mostrando le doti caratteriali di Anna Mazzamauro accomunando gioie e dolori del quotidiano, con fascino e delicatezza che solo un’attrice come lei poteva farlo.
Torino (Italia), martedì 9 dicembre 2014




giovedì 6 novembre 2014

SI E’ VISTO DI PEGGIO recensione di Daniele Giordano

Sin da tempi remoti, l’uomo a sempre collegato fatti incomprensibili a presagi nefasti. Il passaggio di una cometa per esempio, la frase “mille non più mille” o cosa potesse accadere con il “millenium bug” lasciando tutti o quasi con il fiato sospeso, sino alla profezia errata dei Maia. Falsi allarmi… premonizioni…? Allora giochiamo con la fantasia! Una pioggia di piccoli meteoriti infuocati si abbatte sulla superficie terrestre… le case prendono fuoco, le foreste bruciano, gli animali scappano cercando riparo… per la popolazione non c’è scampo… è un’ecatombe. I superstiti trovano rifugio nel sottosuolo. E’ strano come la storia si ripete. Nonostante lo scampato pericolo in superficie, la vita nel sottosuolo non è delle migliori. Mancanza di cibo, l’arroganza di chi è arrivato prima cerca di mantenere il suo spazio imponendo il suo credo, come se non bastasse una strana comunità nominata Quilini, turba la loro già precaria vita da cavernicoli. Fermo la mia fantasia per farvi conoscere gli attori di questa commedia presentata al teatro Don Bosco (via Piazzi 25 Torino), in occasione della Giornata Nazionale della Persona con Sindrome di Down. In ordine alfabetico troviamo Claudio Bertolino, Giovanni Boretto, Simone Brusaferro, Armando Buonaiuto che ha curato pazientemente la regia e il testo facendo recitare i ragazzi down, Michele Buonaiuto co-autore del testo, Marco Corda, Michele Dicanosa, Chiara Giordano, Guglielmina Guilla, Alessandro Manfrini, Stefano Olivetti, Stefano Pentenero, Mattia Perlo, Giulia Randone, Ilenia Siciliano, Alessio Teofilo, Elena Vezzani. Senza la sostenuta presenza del Cepim – Torino Centro Persone Down, questo spettacolo non si sarebbe potuto fare. E’ un’associazione di volontariato fondata da genitori che opera dal 1979 per sostenere le famiglie nel loro compito educativo e migliorare la qualità della vita delle persone con questa sindrome. Hanno scelto un titolo… forse scaramantico… per questa recita: Si è visto di peggio. Sicuramente condivido il titolo, si vede di peggio… ma loro sono stati magnifici. Bravi tutti!


Torino (Italia), giovedì 6 novembre 2014

martedì 7 ottobre 2014

La DIFFERENZA tra SESSO e AMORE recensione di Daniele Giordano

In fondo alla locandina che annuncia la rappresentazione teatrale, si legge: Spettacolo fuori rassegna! E poi ancora… leggermente sotto: Adatto a un pubblico maggiorenne. Forse era meglio scrivere: spettacolo fuori di testa! Giacchè trattava un argomento interessante… considerato l’afflusso di persone intervenute… e il soul out di tutte e due le serate in programma. Eh…quando si parla di sesso… la cosa si fa intrigante evidentemente, malgrado ancora alcuni tabù, non di certo per l’autore. Stiamo parlando di Marco Cavallaro attore, regista, con un leggero accostamento al ruolo cabarettistico, padronanza assoluta nello spazio scenico nel raccontare il suo monologo dal titolo: Sesso contro Amore. Più che un soliloquio, si era trasformato in un dialogo con i presenti, fluido e piacevolmente apprezzato dal pubblico del teatro San Paolo di Rivoli (TO). Due serate con tutto esaurito, tant’è che per accontentare le persone rimaste senza biglietto, la gestione ha allestito una terza pomeridiana. Cosa ci sarà stato di così importante per vedere arrivare quella marea di persone in teatro suscitando il delirio antropico su di esso accorrendo a uno show mai uguale da un giorno all’altro, poichè è il pubblico con la sua spontaneità aiutare l’artefice, alimentato dalle costanti risate senza trascendere in volgarità. Più che il vedere, era sentire una serie di analogie uomo/donna, con tanto di supporti visivi sul comportamento intrigante o meno che fa quella leggera differenza tra queste due parole: Sesso & Amore. L’artista, ripercorre attraversi immagini e chiacchierate la spirale racchiusa nell’individuo, cercando di riuscire a capire se prevale prima il sesso o l’amore, coinvolgendo tutti… i presenti, senza risparmiarne alcuni con le sue gag. Il pubblico ride, forse ignaro o consapevole di essere involontariamente uno dei protagonisti… e sta ridendo di se stesso! Come sempre ridere fa bene oltre a esserci una morale: Vogliatevi bene… amando… voi stessi. Uno spettacolo irrorato da lacrime… tante si sono versate dal ridere, durante l’intrattenimento condotto dal bravo Cavallaro.

Torino (Italia), 6 ottobre 2014




lunedì 4 agosto 2014

CHASING, UN FILM TRATTO DA UNA STORIA VERA recensione di Daniele Giordano



Potrebbe sembrare un evento di secondo ordine l’Ischia Film Festival rispetto a quelli di grido, pubblicizzati con sfarzo, invece non è così! Ideato da Michelangelo Messina nonchè Direttore Artistico, portando questo festival alla sua dodicesima edizione e durante la kermesse, vi sarà una sezione mercato, dedicata alla “Borsa e il Convegno Internazionale sulle Location e del Cineturismo”, occasione d'incontro tra il mondo del cinema e quello del turismo, che vedrà la partecipazione dei massimi rappresentanti del mondo del cinema correlato al marketing territoriale. A completare il ricco programma, una mostra fotografica dal titolo “Villeggiatura e vacanze nel cinema italiano (1949-2011)” a cura di Antonio Maraldi. Il festival, presentato dall'Associazione Culturale Art Movie e Music dal 28 giugno sino al 5 luglio, un concorso internazionale unico nel suo genere, dedicato alle location cinematografiche, come sempre ha visto una considerevole programmazione, lavori capaci di valorizzare i territori scelti, non solo per descrivere la narrazione filmica. Le proiezioni di lungometraggi, documentari e cortometraggi provenienti da diversi paesi del mondo, superano il centinaio, tra le opere selezionate sette anteprime mondiali e, ventotto anteprime nazionali, affiancato da ospiti di rilievo, per l’occasione ci saranno incontri con registi, attori e ospiti internazionali, i quali presenteranno le loro anteprime visioni. I personaggi che interverranno a questa edizione: il premio Oscar Bille August, l'attore Mattia Sbragia che presenterà al festival la sua opera prima alla regia. Ospiti i registi: Ugo Gregoretti, Davide Ferrario, Alessandro Rossetto, Fabio Mollo, Edoardo Winspeare, Angelo Longoni. L'attore americano Sean Kanan, famoso per l'interpretazione di – Dicon – nella nota serie Beautiful, tanto per citare alcuni nomi presenti alla kermes, sebbene altri altrettanto importanti saranno presenti o interverranno a questo festival. Ecco i nomi che compongono la giuria, iniziando dal suo presidente: Pupi Avati, dal direttore della fotografia Arnaldo Catinari, il documentarista Roland Sejko, l'attore Giovanni Esposito e lo scenografo di origini francesi Jean Manuel Martinez, durante la serata conferiranno il premio Ischia Film Award alla carriera a Amos Gitai. All’incontro tra il pubblico del festival e il regista israeliano seguirà la proiezione del suo ultimo film “Ana Arabia ottantun minuti di piano sequenza che racconta con grande intensità l’identità culturale di due culture e memorie che dovrebbero essere opposte, ebrei e arabi.  Per “Ana Arabia - dice Gitai - mi sono imposto di realizzare l'intero film in un unico piano sequenza, senza tagli in cui la cadenza del ritmo circonda i profili. C'è anche una dichiarazione politica nel commentarlo, è che i destini degli ebrei e degli arabi non saranno recisi. Come la trama e l’ordito di un tessuto, dovrebbero sforzarsi nel cercare il modo di convivere in maniera pacifica, senza le continue operazioni belliche, ecco di cosa tratta il suo film. Sicuramente vi sarete chiesti del perché abbiamo introdotto e scelto l’Ischia Film Festival. La risposta è semplice e complessa allo stesso tempo. La scelta nostra non è stata casuale, bensì da parte della Commissione del festival nel selezionare il film in arrivo. Infatti, nel visionare le opere non è passato inosservato il film CHASING, tra i molteplici lavori pervenuti al concorso. Parafrasando un passo biblico, potrebbe sembrare la storia tra Davide e il gigante Golia, questa metafora è solamente per introdurre l’opera prima di Renato Porfido come regista, portandolo a concorrere “tra Titani” e proiettarlo in una cornice meravigliosa qual è il Castello Aragonese, nell’isola di Ischia. In questo magnifico scenario, l’attore Renato Porfido ora anche neo regista, in cuor suo ha voluto presentare un fatto realmente accaduto divulgandone la storia. Intervistato da TeleIschia (vedi link https://vimeo.com/101149117 N.d.A.), dai giornali locali e non solo quelli, hanno scritto articoli sul lavoro ritenuto apprezzato per la sua semplice e congeniata sceneggiatura, riscontrando assensi in tutti i concorsi che il neo-regista Porfido ha presentato, tra cui il Torino Film Festival 2013. Il film tratta il tema della ludopatia, meglio conosciuto come il desiderio sfrenato del gioco d’azzardo, una sindrome di svago con risultati catastrofici, cifre da capogiro ruotano intorno a quest'ossessione. In Chasing, il richiamo è accentuato non dal dialogo che ne è privo, bensì dalle scene che catturano lo spettatore sino al termine dei suoi dodici minuti di girato. Una sequenza forte nella sua drammaticità, un film avvincente per il genere trattato, le immagini e la sonorità musicale parlano da sé, trasmettendo quel pathos sino a trascinarti dentro l’accaduto, vivendo l’oblio dell’interprete, ma solo come spettatore. Una storia basata su un fatto realmente accaduto, che Porfido e la psicologa Rita Forte (vedi link http://www.teleischia.it/video/3444 N.d.A.), hanno portato sotto le luci di questa meravigliosa isola il fenomeno dilagante che lascia tracce indelebili.

Torino (Italia), 29 luglio 2014