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lunedì 14 agosto 2017

UN MISTERO DA RISOLVERE di Daniele Giordano

I detectives non scompaiono fin tanto che c’è un mistero da risolvere… Ricordate Marlow, Mike Hammer, Holms e chissà quanti ancora con la loro flemma risolveva casi che sembravano insoluti. Alle volte capita leggere semplici trafiletti su giornali, in alcuni casi anche più di un semplice trafiletto. Sovente, la professione del reporter è legata alla parola "ficcanaso” è pur vero che se non ci fossero, tante notizie rimarrebbero sepolte da altre carte, senza risolvere alcun mistero. Chieri, una ridente cittadina posta sulla collina torinese, chi vi abita sono persone a modo, sempre in movimento per quanto riguarda gli eventi attirando gente anche da Torino con il suo spettacolare “Ritorno al Medioevo” con la produzione del vino Freisa, si contende i filari della Villa Regina in Torino, boutique alla moda, passeggiata centrale per shopping o guardare le novità in vetrina, a questo Comune non manca niente per renderla una città vivibile. Eppure… anche qui, un mistero aleggia dagli anni ’80. L’Arco di Chieri reclama la sua Fontana e il suo Putto! Trentasette anni di silenzio gaudioso per qualcuno, ma non per tutti, qualcuno, ha iniziato a sollevare una leggera polvere che non passa inosservata. Com’è possibile fare sparire una fontana e porre al suo posto un’edicola di giornali, senza che nessuno si prendesse cura di chiedere dove finirà? Dagli anni ottanta, il tempo passa, il mistero s’infittisce sempre di più, però inizia a trovare uno spiraglio di luce. All’epoca, fu stata spostata in altro loco nei giardinetti di Piazza Silvio Pellico, se non fosse perché durante il trasporto è arrivato solo il basamento, mancante di tutto il resto. Il più arguto investigatore avrebbe dedotto che dal primo tragitto alla nuova dimora, la colonna con sopra la vaschetta piccola col Putto non arrivò a destinazione, deduzione: entrambi spariti. Bene, cioè male, c’è qualcosa che non quadra! Dopo diverse traversie accadute al basamento dopo il trasloco… poofff come per incanto: Sparito anche quello! Ora, alcuni cittadini si sono chiesti (forse in ritardo, ma inizia a fare eco) dove sarà finita quella fontana che ornava lo spazio adiacente all’Arco? Gli indizi ci sono tutti, il carico trasportato avrebbe dei documenti di viaggio al seguito e poi ancora. Da questo punto di partenza, si dovrebbero muovere gli abili detectives citati all’inizio. Di certo, dal Comune sapranno rispondere ai concittadini, risolvendo il mistero della Fontana con Putto scomparsa dal 1980 e magari ricollocandola nuovamente, regalando nuovamente sonno ai giusti.

Torino (Italia), venerdì 11 agosto 2017



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lunedì 7 agosto 2017

SUPERSTITION... NON PER PARATISSIMA! di Daniele Giordano

Fin tanto che la proprietà Cassa deposito e prestiti non concretizza la trattativa già in atto sulla destinazione dell’immobile, ha pensato di concedere a Paratissima dall’1 al 5 novembre 2017 di effettuare la spettacolare manifestazione nell’ex Caserma Lamarmora di via Asti in Torino. La ”sede ospitante” oltre a quelli più recenti, ha dei trascorsi storici legati al periodo bellico della seconda guerra mondiale, il ricordo è ancora vivo nella mente delle persone anziane, non hanno dimenticato quando qualcuno veniva preso e portato in quella caserma durante l’occupazione tedesca, da quelle mura si usciva solo in due modi: Per essere portato nei campi di sterminio o morto! Abbiamo voluto portare a vostra conoscenza queste poche righe per dirvi che Paratissima non è superstiziosa, neppure voi dovreste esserlo... considerata la sua tredicesima edizione. Conoscendo la tenacia di chi con dedizione e accuratezza porta avanti questa ”macchina culturale e commerciale” non credo che abbia pregiudizi su queste credenze. Noi, intanto restiamo fiduciosi, sarà come sempre un successo meritato, elargendo un augurio a chi continua a fornire una vetrina in più su Torino, mettendo in piedi un imponente lavoro come Paratissima!

Torino (Italia), sabato 29 luglio 2017


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lunedì 17 luglio 2017

UNA DINASTIA... RACCHIUSA IN UNA PICCOLA PASTIGLIA! di Daniele Giordano

  Può una dinastia essere racchiusa in una pastiglia? Pare proprio di sì.
Stiamo parlando di una regione, una provincia, una città, forse dell’Italia intera, sono parti della stessa figura geometrica. Non stiamo parlando di formule algebriche o cabalistiche, il nostro racconto, è racchiuso in un piccolo cilindro di zucchero, quello che farebbe piacere è cercare di (ri)scoprire e ripercorrere ciò che ha rappresentato e fatto grande una fabbrica nel corso dei secoli. La nostra storia parte dall’anno 1857, in una ridente cittadina in provincia di Cuneo, mancano ancora quattro anni per approvare il progetto di legge del Senato dove sarà proclamato ufficialmente la nascita del Regno d’Italia, quattro anni alla fatidica data per l’Unità d’Italia. In attesa che questo avvenga, un imprenditore di nome Luigi Leone, prova ad aprire una modesta confetteria con annesso laboratorio in Alba, dove ben presto trovano consenso le sue pastiglie tra borghesia e notabili, sino a diventare fornitore ufficiale della Real Casa Savoia. Gli anni passano, le persone si susseguono in cordata, legandosi alla famosa “pastiglia di zucchero” dai più attenti e gradevoli sapori, anche lo Statista Camillo Benso, si deliziava con le “senator” pastiglie gommose al gusto di violetta, forse compiaciuto perchè l’Unità d’Italia dopo tante trattative si era conclusa. Intanto quel piccolo laboratorio incomincia a “essere stretto” al signor Luigi Leone che insieme al nuovo socio Piero Querio, crea una società in nome collettivo, per ampliare e servire ancor meglio la sua già vasta clientela, trasferendo la ditta Querio e Leone nel nuovo negozio in Corso Vittorio Emanuele in Torino. Ed eccoci all’inizio secolo, il 1900, l’inventiva del fondatore continua, decidendo di depositare il marchio di fabbrica e la minuscola lettera “L” impressa su ciascuna delle pastiglie, i segni distintivi del suo marchio e dei suoi fregi della Real Casa Sabauda. Il passamano dell’attività continua sino al 1934 che passa dall’ingegner Carlo Eugenio Calasso per essere ceduta ai fratelli Celso e Giselda Balla per la somma di centocinquanta mila lire. I nuovi proprietari, decidono su volere della sorella Giselda di trasferire il laboratorio in un sito più ampio per aumentarne le potenzialità con l’intento di unire confetteria e l’adiacente negozio per la vendita del prodotto. Giselda Monero, sposata da poco con Innocenzo, si rivelò pronta a portare avanti l’azienda, qualità peculiare e fuori dall’ordinario in un'epoca dove le donne non avevano diritti, ma lei come pioniera dell’imprenditoria femminile, scorge nel laboratorio dolciario Leone le potenzialità di una grande azienda capace di attuare e aumentarne la produttività. Spostano la produzione e sede in Corso Regina Margherita 242, sempre a Torino, fabbrica dismessa della Fichet, produttrice di Casseforti. Con la sua caparbietà, unita all’intelligenza, fece di lei una donna capace, tanto da essere soprannominata “la leonessa” orientandosi verso la modernità senza trascurarne la tradizione, portando agli alti vertici il consolidato stabilimento. Fu lei a mettere in commercio quelle preziose scatoline di latta dal tono Vintage, decorate in Art Decò, tanto ricercate da collezionisti (entrando nel nuovo fabbricato, troverete esposte alcune tra le più espressive). Svariate versioni, come diversa la dimensione, comprendono questi graziosissimi contenitori anche in edizioni limitate, ad esempio quella dedicata al cartone animato di Lupin III, oppure le speciali, per ricordare il 150esimo anno dell'Unità d'Italia. Si dice: Tempus fugit e di acqua sotto i ponti pare ne sia passata da allora. Gli anni ottanta vede “la leonessa Giselda” lasciare il timone imprenditoriale al figlio Guido Monero, cresciuto all’ombra di una eccellente guida e madre. Tutti gli insegnamenti ricevuti vanno a frutto coinvolgendo anche la sede storica delle “Pastiglie Leone” che diventa ancora una volta stretta. Il insieme alla figlia Daniela che segue da qualche tempo le orme del padre nell’azienda (sembra di vedere la nonna, tanto è capace nel suo habitat), decidono di trasferirsi alle porte di Torino, in un edificio nuovo, più grande, su una superficie piana e funzionale, mantenendo gli stessi macchinari di un tempo, tenuti in perfetta funzionalità con alcune aggiunta di apparecchiature d’ultima generazione. Per dirla in breve: Lo stabilimento dentro le nuove mura… racchiude tutta la sua storia pur mantenendo caratteristiche innovative, immaginate quale sorpresa, può riservare una visita all’azienda. Sotto la guida sapiente di Daniela Monero (stesso temperamento di chi ha briglia per condurre) e gli interventi incisivi del padre Guido (con aneddoti e ricordi), figlio di Giselda che solo una persona dedita al suo lavoro sa raccontare con enfasi. Durante il percorso, permette di scoprire dettagli e segreti tutt’altro che insignificanti, non solo sugli ingredienti selezionati con cura e dedizione, anche quando la scelta comporta successive difficoltà nella lavorazione. Questi singolari “pezzi di storia”, raccontati tra i vecchi stampi per caramelle e attrezzature all’avanguardia che oggi producono ben quaranta gusti di pastigliette, assieme a tutto il vasto assortimento di gelatine, gommose, caramelle dure e fondenti. Iniziato in un lontano remoto le “zuccherose pastiglie, marchiate una a una con la lettera L”, selezionate materie prime genuine, il loro inconfondibile colore pastello a indicare i differenti gusti, L’utilizzo di essenze, estratti e aromi che risaltano la fragranza e profumo, ottenuto rigorosamente con prodotti naturali. Sapersi costantemente rinnovarsi nei gusti, potrebbe risultare la “chiave di Volta” del suo successo, l’ultimo è quello della cedrata Tassoni, non è il solo connubio tra marchi imponenti, nel tempo sono comparse altre importanti aziende. Tante le varietà tra cui scegliere come ad esempio le dissetanti al mirtillo, limone, arancia, mandarino, violetta o ancora fragola e poi le digestive alla menta, camomilla, genziana, rabarbaro o fernet e chissà ancora! Vogliamo parlare delle…gelatine, la liquirizia, le gommose, ora anche il cioccolato. Il nettare degli dei, toccasana dei rimedi per le persone “carenti di coccole”, sapete perché quello di Leone è buono? Semplice: viene “cullato per 60 ore” in conche piane, così facendo si elimina il tannino residuo. Per questo manufatto, sono utilizzati prodotti genuini come il latte e panna freschi, anziché del comune latte magro in polvere. Con tali scelte merceologiche, le difficoltà di produzione aumentano ma ripagano ampiamente, col risultato: il cioccolato al latte Leone ha un sapore inconfondibile di mou, lavorando la superficie in una texture cremosa, apprezzata dal consumatore. Dalla prima pastiglia di zucchero nulla o poco è cambiato da allora tranne le persone, la lavorazione, il prodotto è rimasto inalterato per la qualità delle materie prime, facendo di questa ditta dolciaria parte della storia del capoluogo piemontese, sviluppandosi sino a diventare una delle aziende di dolcezze torinesi più conosciute e apprezzate in Italia e nel mondo, col suo marchio inconfondibile, che ancora oggi, dopo più di 160 anni, continua ad ingolosire grandi e piccoli.
Un paio di curiosità si pensa che possano interessare ai lettori ascoltate durante la nostra visita. Nella sede di Torino, in Corso Regina Margherita, all’interno vive una vite, non è stato indicato se producesse uva o vino. Dalla medesima pianta, fu preso un germoglio per trapiantarla nel nuovo stabilimento di Collegno (TO), l’idea fu del Figlio di Giselda, il ragioniere Guido Monero, suggerendoci: Se ha portato bene alla vecchia sede, ne farà altrettanto e sarà di buon auspicio a quella nuova! Un altra, è quella che per tutelare il valore storico del complesso di Corso Regina Margherita, il Comune di Torino, ha approvato una variante al P. R. G.: la palazzina diventerà sede di rappresentanza della Leone, il capannone industriale verrà trasformato in due piani di loft, il resto della superficie convertito ad edilizia residenziale. Non ultima, se avrete la possibilità di visitare la nuova azienda oppure andando a fare rifornimento di pastiglie nel negozio “La Bocca del Leone” adiacente allo stabilimento, fatevi raccontare la simpatica storia delle tavole dipinte a mano da quel pittore esordiente che con dovizia ha riprodotto da differenti angolature tutta la struttura della vecchia sede…. compresa la vite. Terminando l’interessante tour dell’azienda nel suo secolo e mezzo di racconto, ci troviamo nell’atrio per il commiato del nuovo complesso, alla vista troverete cose che vi sorprenderanno come: Sculture di Leoni, simbolo indiscusso del fondatore… una carrozzeria di una cinquecento… dipinta dal pittore Antonio Carena, infine due enormi ritratti di re Vittorio Emanuele II e sua moglie Maria Adelaide d’Asburgo. Vedendo questi oggetti vi domanderete: Leoni a parte, ma che ci fanno queste cose in una Fabbrica di Pastiglie! Questa è un’altra storia…anzi per l’esattezza sono tre...


Torino (Italia), lunedì 17 aprile 2017


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lunedì 10 luglio 2017

TORINO NON HA PIU’SEGRETI PER IRENE recensione di Daniele Gio

Capita, di essere in un posto per un avvenimento e trovarsi “in mano” un libro che non ha nulla a che vedere con il luogo dell’invito se non quello di essere citato all’interno della pubblicazione come must (pag. 20-21). Così è stato l’incontro con l’autrice dell’opera, nel suo My Secret Turin (editrice L’Airone, collana le Guide), racchiude una serie di siti che raccomanda non solo ai torinesi, invitandoli a scoprire la parte trend di Torino, per intenderci, da viverla in modo fashion. Sappiamo benissimo che le persone abitualmente percepiscono distrattamente le bellezze che la propria città offre, per questo bisognerebbe assaporarla giornalmente, magari con un accompagnatore, come se fossimo turisti. Forse, è questa la molla che ha spinto Irene Perino, giovane e attenta giornalista è guida turistica a dettarne nero su bianco l’interno di questo libro/guida, immaginando una Torino donna (andrà bene anche per l’uomo che desidera stupire l’altra metà del cielo) di conseguenza, la frequentazione dei luoghi citati nel libro per catturarne il suo meraviglioso fascino di questa città ricca di eccellenze!
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Torino (Italia), martedì 4 luglio 2017



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lunedì 3 luglio 2017

UN MERCANTE… INCONSUETO di Daniele Giordano

Un tempo non molto lontano, per strade e piazze di paese si spostava una o più persone con un carretto da cui uscivano storie sorprendenti, questo era il teatro popolare di altri tempi. Alcuni di questi artisti viaggiando in lungo e largo la penisola, proponevano “l’Io narrante” fondendo gesti, parole e divertimento, di questo rimane un labile ricordo! Noi forse un venditore ambulante l’abbiamo ritrovato, dopo il suo pellegrinare, è approdato al Torino Fringe Festival. I quotidiani nazionali l'hanno recensito, non parliamo dei premi che Matthias Martelli ha ricevuto, seguito dall’instancabile musica di Matteo Castellan, insieme, danno vita a uno spettacolo come IL MERCANTE DI MONOLOGHI, per la regia di Domenico Lannutti. Non desideriamo elogiare le duecento repliche tra teatri e festival d’Italia o soffermarci sui premi a lui conferiti, desideriamo encomiare, esaltando la bravura dell’artista che calandosi nei panni dei suoi irrazionali personaggi, consuma storie di cultura e satira inconsueta, quel tanto che basta per catturare la tua riflessione e il tuo sorriso. Inutile aggrapparsi ai braccioli delle poltrone per non farti trascinare dal vortice creatosi intorno a te, sarai risucchiato come altri da quel “black hole” essendo in sintonia del soliloquio di Matthias e, non avrai neppure il tempo di respirare, poiché prenderà il sopravvento la risata. Imperterrito, continua la trasformazione calandosi nei suoi “virtuali e non” personaggi grotteschi, alternando musica e teatrino ambulante, strumento imprescindibile dove la narrazione romanzata… sfiora la realtà con sagace ironia, mettendo in luce cose che paiono vere…e lo sono…forse! Il Free Life Magazine (uno tra tanti giornali) ha scritto di lui: Uno spettacolo pirotecnico… senza togliere nulla alla citata critica, aggiungeremo, senza fuochi… per quelli, basta Matthias Martelli a renderli d’artificio!

Torino (Italia), lunedì 22 maggio 2017



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UNA CARTOLINA DA BITONTO (BARI - ITALIA) di Daniele Giordano

Cari amici,
se desiderate assaporare una tra le tante bellezze d'Italia... incominciate da questa!
Bitonto, terra di Cultura (città candidata per il 2020), di Arte, Teatro tra colori e sapori di ottima cucina per buongustai.
In questa piccola pillola troverete una visione di ciò che è la città di Bitonto e i suoi dintorni.

https://wetransfer.com/downloads/0470ebee04d4526d94c36fa01337796120170622164609/6fbcd2ecb7e634f992aea5ffbd40ec6f20170622164610/63dd1b
 

Torino (Italia), lunedì 3 luglio 2017


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TORINO FASHION WEEK, SECONDA EDIZIONE di Daniele Giordano

Si è appena concluso il Salone dell’Auto Torino, con i suoi eccellenti brand di case automobilistiche da capogiro, i suoi prototipi (vedi le interviste pubblicate sul www.corrieredellospettacolo.net) che già si affaccia un altrettanto marchio... alquanto prestigioso: il Torino Fashion Week. Dal 27 giugno al 3 luglio 2017, quest’anno, saranno trentuno gli stilisti che sfileranno sulla passerella appositamente approntata tra cui una fascia appartenenti al ossia moda islamica, considerato che è la prima volta che prendono parte all’evento citato, giacchè la presenza straniera è resa possibile per la partnership Unionecamere Piemonte. Non solo, è da segnalare in questo contesto, il prestigioso Islam Fashion and Design Council, presente il presidente Alia Khan, leader dell’economia islamica e protagonista del mercato globale. Per questa seconda edizione, si sono aperte le porte del famoso Magazzino Devalle, lungo le arcate dei murazzi del Po. Un luogo conosciuto per la sua movida e rimpianto non solo dai torinesi, ora è un posto desolato, privato di quell’anima che aleggia ancora nell’aria. Come già citato in diretta sul social durnte l’apertura, fatta da Walter Dang, couturier di provata esperienza col suo Metamorphosis oltre aver dato cone sempre un senso di eleganza ”mutando le forme dei tessuti al corpo di donna” trovando in questa, l’accuratezza della collezione. Non solo, ha voluto che il suo ”delfino” Lorenzo Ferrarotto, sfilasse dopo di lui. Un quindicenne talentuoso, proveniente dalla scuola della stilista Adriana Delfino, per niente imbarazzato ha sbalordito con semplicità e determinazione, portando in passarella alcuni modelli ispirati al grande Karl Lagerfeld, di cui sa tutto di lui, offrendo una linea della collezione autunno/inverno 2018. Dopo loro, il piacere visivo si è moltiplicato, gli allievi dell’Istituto Europeo Design, ha presentato abiti di ciascuna sede d’Europa. Ogni gruppo, si è sbizzarrito nel porre sugli abiti muniti di tante cerniere, unite in modo da essere decorative, e non solo di chiusura. Questo è un progetto di tesi 2017 del corso triennale IED in fashion design realizzato in collaborazione con il leader mondiale YKK negli accessori di chiusura lampo, mentre come accessori, eseguiti per il Corso di Designe del Gioiello la collaborazione viene fornita dal laboratorio torinese Dante Di Lilla. Scambiando due parole col direttore Architetto Riccardo Balbo dello IED di Torino, non poteva che essere orgoglioso del risultato ottenuto sentendo gli applausi dei presenti, questa è una scelta consolidata già dall’anno precedente, voluta nuovamente da TMODA, poichè essa pone l’attenzione sui nuovi talenti emergenti... fashion designer di domani. Durante le serate sono passate sulla passerella collezioni come Bulbulia, Nurzahra, Iihama Ismail con una ricercata scelta di tessuti e ornamenti indossate dalle diciannove modelle, a seguire Daanja, Sacred, Nina Nugroho predilige i colori terra bruciata, è l’arancio il colore di Samar Murad, insieme al verde pistacchio, il viola, una combinazione di tinte pastello ben disposti, mentre Novita Sari, è il rosa che domina la donna, senza dimenticare il grigio perla. Per The Women, l’abbigliamento è sobrio, elegante nel suo essere sfilano cappotti, accessori e splendidi orecchini che fanno decisamente donna. Si prosegue ininterrottamente per non incrinare quell’atmosfera creatasi. Ecco apparire Hind Lafram, abbigliamento per ogni occasione, compreso l’abito da sposa, Debenhams - Sister from the West, propone foulard dai variegati disegni, ogni donna dovrebbe possedere almeno l’intera collezione... difficile separarsene. Poteva mancare in una sfilata di alta moda i guanti, no di certo, per questo ci ha pensato Holik, con la sua adeguata scelta musicale ha fornito una una piacevole passerella delle sue creazioni, ancora Ziyu Wen – V. Charm Gold, vediamo sfilare le sue creazioni, così pure Helen Latifi, il coordinato accessori, borse, vestito e scarpe viene presentato da Twilight.
Elle Ignis, un marchio che si distingue sia per creatività sia per l’elegante fattura del vestiario, sembra uscito dal film di Bertolucci (L’ultimo imperatore) il ricercato fermacapelli dell’indossatrice... il brand vuole che la donna sia impeccabile... I giorni si susseguono, le sfilate continuano tra orecchini e accessori, il fascino delle borse di Yvan Guerrera trovano complicità in una donna, May Smode con i suoi abiti, la boutique De Nana tinte accese ed occhiali. Bambah presenta una collezione dai toni tenui, sono deliziosi gli abiti, dicasi per Ethni Cant by Jeny Tjahawati , seguita da quelli piacevoli di Gul Shaan o di Bleu Forèt, una linea fuori dagli schemi, con grande impatto visivo. Per terminare questa lunga passerella dobbiamo concluderla con due splendidi stilisti. Dana Design non finisce mai di stupire, ogni singolo capo è un segno indelebile dell’amore per ciò che esprime nelle sue creazioni, entrata a far parte di quei couturier dell’alta moda che la contraddistingue. Fabio Porliod, crea collezioni particolare facendo risaltare la figura femminile, ponendola su un piedestallo... trovandole la giusta collocazione per ogni momento della giornata.


Torino (Italia), lunedì 3 luglio 2017


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La riproduzione degli articoli e/o immagini presenti sulle pagine di questo blog sono protetti dalle leggi italiane e internazionali sul Diritto d'Autore (CC BY-NC-ND) e sono di proprietà esclusiva del medesimo che comunque consente a riprendere la pubblicazione alle condizioni di:  citando la fonte, pubblicando il nome dell’autore e il link lonevolfilm.blogspot.com  Altresì informa che questo blog non rappresenta un prodotto editoriale in base alla legge n° 62 del 07/03/2001 e suoi eventuali aggiornamenti, giacché è aggiornato senza alcuna periodicità. Le eventuali foto o filmati presenti sul Blog, sono concessi dai rispettivi autori o chi per loro, assumendosi la propria responsabilità, qualora queste possano violare i diritti o ledere l’autore, l’immagine e/o altro. Pertanto  saranno rimosse dal curatore della pagina in seguito a comunicazione scritta da parte degli interessati con una mail, sollevando in modo incondizionato e categorico, nonché escludendo qualsiasi azione legale da intraprendere contro l’autore del presente sia al blog stesso! Di conseguenza, l’opinione personale espressa su ogni notizia pubblicata, è basata in conformità dell’argomento, spettacolo o evento trattato, senza necessariamente sentirmi obbligato a scrivere o diffondere la mia opinione per quanto opinabile sia su cosa ho visto, letto o altro. Per questo motivo si precisa inoltre che questo blog, non può considerarsi un prodotto editoriale, bensì di pensiero eventualmente da condividere. 
A cura dell’Autore. Copyright 1990 – Fragment (consider revising). Daniele Giordano mail: lonevolfilm@gmail.com All Rights Reserved.


venerdì 9 giugno 2017

ASSEGNATI I PREMI DEL CAR DESIGN 2017 a cura di Daniele Giordano

Dal SALONE dell'AUTO TORINO terza edizione, apprendiamo quanto segue.
I team di design di Jaguar per la I-Pace Concept, Ford per la GT e Land Rover per il design della sua gamma di prodotti sono i vincitori del Car Design Award 2017, nuova edizione dello storico e ambito oscar dello stile automobilistico mondiale istituito nel 1984 su iniziativa della rivista Auto & Design e del suo fondatore Fulvio Cinti. La cerimonia di premiazione si è svolta a Torino il 7 giugno nell’ambito del Salone di Torino Parco Valentino. «Siamo felici di ospitare nuovamente questo premio di portata internazionale ma che ha le sue origini proprio a Torino», ha detto il Presidente del Comitato Organizzatore del Salone, Andrea Levy. Il Car Design Award è stato assegnato per quattordici edizioni consecutive sino al 1997. Il premio è quindi rinato nel 2016 con un’edizione interamente rinnovata, ma fedele al suo spirito di sempre: premiare gli autori dei progetti che hanno contribuito in maniera significativa all’evoluzione del design automobilistico. Oggi come ieri, a decretare i vincitori è una giuria di esperti, esponenti delle più prestigiose testate automobilistiche a livello internazionale, così da garantire un giudizio obiettivo sul panorama del car design mondiale. Tre le categorie previste dal Car Design Award: due storiche, “Concept Cars” e “Production Cars”, cui se ne affianca ora una terza, “Brand Design Language”, riconoscimento assegnato al team di design che meglio ha lavorato alla consistenza e alla trasversalità del linguaggio formale del marchio sull’intera gamma prodotto. I vincitori dell’edizione 2017 sono: • per la sezione Concept Car, il team di design Jaguar per il progetto della I-Pace; secondo classificato, Cadillac per la Escala, seguito al terzo posto da Renault per la Trezor. • per la sezione Production Cars, il team di design Ford per la GT; secondo posto a Land Rover per la Range Rover Velar e terzo posto ex-aequo ad Alpine per la A110 e Kia per la Stinger. • per la sezione Brand Design Language, il team di Land Rover; seguito dai design team Mercedes-Benz e Citroën rispettivamente al secondo e terzo posto.

Torino (Italia), giovedì 8 giugno 2017

NOTIZIE

Cari amici, troverete le notizie video con interviste ai registi che hanno partecipato al 20esima edizione di CINEMAMBIENTE sul corrieredellospettacolo.net Visitate e commentate, grazie.
Daniele Giordano

giovedì 8 giugno 2017

JUST BEAUTY, QUANDO LA BELLEZZA SPOSA LA FOTOGRAFIA di Daniele Giordano

Quando si tratta di mostra fotografica, uno pensa sia più facile… scatti, stampi: Et voilà le jour sont fait! Se poi il fotografo è Renato Valterza, beh, allora ditelo…non è proprio così. Con la Mostra Fotografica Personale dal titolo accattivante “Just Beauty” ha voluto ancor più complicarsi la vita, infatti, con la minuziosa cura di sempre, ha mescolato fotomodelle e truccatrici in un progetto fotografico concretizzato in uno spazio-temporale di cinque anni. Alcune delle opere esposte (MUA Stella Grossu/Paola Gola) le ha realizzate con una tecnica di trucco flou e fotocamera particolare con illuminazione UV, mentre quelle che si sono ad altri trattamenti, sono Martina Passarella/Chiara Finatti, Giulia Cuccu/Beatrice De Lucia. La rosa di bellezze continua con Rosanna Dell’olio/Letizia Iannelli, Beatrice Borlengo/Denise Santopietro, Rabat Bouchir/Sandra Sand Dee Oumogou, Rabat Bouchir/Paola Gola, Marii Fernanda/Parisi Bahrami, infine, non ultime Mita Calemma/Denise Santopietro, Stella Grossu/Dafne Apollonio.
Tutto nasce da un workshop, in occasione del Festival di Fotografia a Cambiano (Torino) con il ritrattista Efrem Raimondi. Chi non conoscere Valterza, diciamo che la sua passione è il ritratto, da professionista è attratto alla bellezza femminile di cui la mostra prende orgogliosamente il titolo. Per alimentare il senso della bellezza, ha inserito negli spazi di Arte & Benessere di Piera Elia, alcuni disegni di Lisena Aresu, allieva dello scultore Sergio Unia, entrambi presenti all’inaugurazione.
Un'esposizione di carattere che lascia lo spettatore acuto raccoglierne le sfumature di questa coloratissima e piacevole mostra eseguita con dedizione e lavoro.

Torino (Italia), sabato 3 giugno 2017

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sabato 27 maggio 2017

VOLGE AL TERMINE IL TORINO FRINGE FESTIVAL di Daniele Giordano

Quello che ci aspettiamo, entrando al Garage Vian (Via Castelnuovo, 10 Torino), l’abbiamo letto nelle poche righe di presentazione, pertanto ci è sembrato appetibile sceglierlo. Il monologo che Crab Teatro, su testo di Annibale Ruccello presenta con la regia di Pierpaolo Congiu, viene affidato a Valentina Tullio che da il volto e l’interpretazione a: ANNA CAPPELLI, con la sua espressività, la dolcezza dell’attrice. Le canzoni scelte come colonna sonora, porta lo spettatore a seguire il dramma con attenzione che si rivela alle volte mansueto per poi divenire rabbioso nei confronti altrui, ma sempre con moderazione. Una donna frustata per una serie di circostanze che affliggono la sua esistenza. Vive sola in una camera d’affitto con una proprietaria ficcanaso, per seguire il posto di lavoro è andata in un luogo lontano da casa, maledettamente single… in attesa del “principe delle fiabe” una vita scialba e come se non bastasse inveisce contro Giuliana, sua sorella minore per via del padre che vuole dare a lei la sua stanza. All’orizzonte s’affaccia il ribaltamento della situazione, l’uomo della sua vita: Tonino, una vera casa e finalmente l’amore tanto agognato! Senza togliervi il gusto di assaporare questo drammatico racconto, diciamo che la solitudine può avere effetti collaterali che vanno oltre la linea di confine… e solo un’interpretazione artistica ricevuta dall’attrice può risaltarne la drammaticità del testo!

Da Berlino approda al Torino Finge Festival La compagnia Barletti/Wass con AUTODIFFAMAZIONE/SELBSTBEZICHTIGUNG per la regia di entrambi. Un lavoro contemporaneo, da parte nostra non è stata eclatante l’interpretazione, forse il testo poteva dare un senso sull’assunzione di responsabilità su frasi o azioni. Tanto meno l’essersi presentati entrambi come si sono affacciati al mondo nascendo.

Così abbiamo pensato di rimanere sino all’ultimo spettacolo, quello proposta da Cecilia D’Amico, proveniente da Roma. Avete presente quelle pubblicità che si sentono per radio, dove per non sprecare tempo e quindi denaro, lo speaker nel più breve tempo possibile deve dire una miriade di parole facendo capire all’ascoltatore il prodotto pubblicizzato. Bene, questo è quanto udirete uscire dalla bocca dell’artista in UNDERWOOD. Una macchinetta di parole uscite dalla bocca della simpatica e brava attrice riporta in scena il consumato varietà riesce a saltare dall’argomento vegano al viaggio aereo…colpa inesorabile della sua ex psicologa. I personaggi da lei interpretati meritano di essere visti… non commentati!

Torino (Italia) sabato 20 maggio 2017


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UN NUOVO E PIACEVOLE SPAZIO PER IL TORINO FRINGE FESTIVAL di Daniele Giordano

La macchina del Torino Fringe Festiva procede a ritmo serrato, come pure i suoi spettacoli che vede consensi e partecipazione del pubblico. Noi abbiamo provato un luogo particolare che per la prima volta vede entrare tra le sue mura un festival come il Fringe. Il luogo che lo ospita, si trova in via San Domenico, 28 a Torino, si tratta del Museo della Sindone, curato dalla Confraternita del Ss. Sudario nato a Torino nel 1598 per opera di un gruppo di fedeli della parrocchia di S. Pietro. In questo piacevole e accogliente spazio trova LES JUMEAUX. Sono i gemelli Davide e Mauro Borra che all’età di diciassette anni, sono andati in giro per l’Europa imbracciando le loro fisarmoniche esibendosi per strada. L’idea è quella di raccontare tra musiche e parole fatti accaduti a questi giovanissimi e impavidi ragazzi partiti dalla “Provincia Granda” come la chiamano gli abitanti di Cuneo, ivi compresa la diserzione alla leva che poco non ci mancava. Lo spettacolo si presenta scorrevole e piacevole sia per il racconto imbastito e curato dal regista Daniele Ronco sia per le musiche parigine. Il tempo trascorre deliziando lo spettatore.

Sempre nel medesimo spazio, abbiamo assistito MANUALE di DISTRUZIONE di e con Mariantonia Capriglione, per la regia di Raffaele Romita. La recita inizia in un modo singolare ma cadenzando il ritmo a mano che l’artista procede nel suo soliloquio. Di certo non è da sottovalutare il testo, poiché le sfumature si susseguono e appaiono sempre più visibili accentuando l’attenzione su quanto l’autrice interpreta non solo con disinvoltura, ma per ottenere il risultato voluto, richiede una preparazione accurata da lasciare sgomento i presenti. Sarebbe il caso di pubblicizzare di più sia il Museo della Sindone, sia la bravura di chi arriva da lontano perché ne vale la pena applaudirla.

Torino (Italia) martedì 16 maggio 2017


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martedì 17 gennaio 2017

ALLEGRO, ELEVATO AL QUADRATO di Daniele Giordano




 Che cosa vuol dire “essere allegro”, una domanda che spesso c'è rivolta. Per Antonello Costa, la parola "allegria" è salire sul palco e fare divertire gli spettatori, riuscendoci benissimo con le sue “macchiette” non solo, nel suo vasto repertorio, ci sono canzoni che al pubblico piacciono, com’è accaduto con la canzone “Kitmancula”, ora è proposta un’altra che racconta la storia di due fidanzati: Canada, con il ritornello Vancouver…ha mandato in delirio la platea… Il suo show, conosciuto in tutti i teatri della penisola, isole comprese, crea sempre tutto esaurito. Eclettico come solo lui sa essere, è sempre alla ricerca di nuovi e simpaticissimi personaggi che nascono idealmente dal quotidiano. Sviluppati insieme agli autori Gianluca Irti e Gianfranco Phino, a lui rimane il compito di darle l’anima, forma e vita sul palco riuscendoci benissimo. Il pubblico mai appagato dello show appena terminato e, dopo il bis concesso, lo aspetta per stringergli la mano, qualcuno osa accoglierlo con le trovate da poco sentite, l’artista, nel suo pieno vigore interagisce con loro senza mai deluderli, eccolo pronto a posare per gli scatti fotografici che si consumano come pure gli autografi. E’ fatto così, umile nella sua grandezza! Bravura innegabile, dimostrata proprio in occasione del suo recente spettacolo che l'ha visto per la prima volta al teatro San Paolo in Rivoli (TO), a poca distanza di tempo dall’ultima serata andata altrettanto bene in un teatro torinese. Poi su Costa ci siamo già espressi in maniera eloquente (vedi recensione sul corrieredellospettacolo.net) mai abbastanza però. A marzo prossimo, saranno trent’anni che Antonello respira la polvere dei palchi di tutta la penisola, dimostrando il suo poliedrico talento attraverso i suoi personaggi, insieme al corpo di ballo di cui la prima ballerina (e coreografa) è la splendida e brava Annalisa, sua sorella. Nella prossima stagione lo vedremo affiancato a un nome conosciuto nel reame in Piemonte tra gli splendidi cabarettisti: Gianpiero Perone, con lui in uno sketch da slogarsi la mandibola, tanto è spassosa! Ci siamo allargati leggermente sul personaggio, ma come si può non parlarne bene quando il mestiere ce l’ha nel DNA. Se però vogliamo risaltare non solo il lato artistico, ma quello di uomo, ha dimostrato, venendo a Rivoli (Torino) due cose importanti, la prima non è discutibile, giacché per Antonello Costa è lavoro, cioè fonte di guadagno, ma di riflesso fuoriesce che non ama sottovalutare i teatri “fuori dalle metropoli”, questo fa dell’artista un’altra cosa da apprezzare in lui, trovando fuori della grande città, un pubblico sensibile alle sue esibizioni. L’altro aspetto, forse più espressivo del primo, è quello che allo spettatore piace assistere a spettacoli di prima scelta, anche se, in certi casi dimostra ancora una leggera diffidenza nei confronti di nomi non conosciuti o giunti da lontano. Su questo, il teatro San Paolo investe molto facendosi garante, portando nomi poco conosciuti ma di grande valore artistico e di successo, come Fabio Avaro, Federica Cifola (entrambi di Roma), Marco Cavallaro (il 10 febbraio con ANDY & NORMAN) incominciandolo ad amare, oppure Paolo Triestino, sarà presente il 10 marzo con uno spettacolo, entrambi sempre Roma, senza dimenticare il successo ottenuto da Nicola Pistoia. La lista di attori e compagnie di un certo spessore non manca, il teatro San paolo non ne è mai privo! Per terminare questa piacevolissima conversazione… come dice Antonello Costa… Bisogna essere “allegri” due volte…come recita il titolo del suo spettacolo… perché una sola non basta!

Torino (Italia) lunedì 16 gennaio 2017



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