martedì 31 marzo 2015

LUOGHI SCONOSCIUTI… EPPURE MOLTO FREQUENTATI di Daniele Giordano

Ci sono luoghi ancora sconosciuti alla gran parte dei torinesi, eppure questi luoghi esistono… basta saper dove cercare! Per una strana combinazione, abbiamo avuto il piacere di conoscere questo luogo alle porte di Torino, poco distante da piazza Bengasi, quasi al confine di Torino, per la precisione al numero 8 di via Martiri di Cefalonia Moncalieri (TO). Cosa c’è di tanto importante in quella via… semplicemente il Salotto Magico. Una scuola di Magia della Torino Magic Academy, si proprio quelli del Torino Magic Festival! In quell’occasione, più di duecento maghi provenienti da ogni dove, hanno partecipato e accoltola sua prima edizione. Come tutti i circoli che si rispettano hanno progetti per offrire non solo ai soci quegli incentivi capaci di soddisfare le esigenze di tutti, iniziando dalle attività per i bambini sino agli spettacoli in sede o in teatro. Se mai doveste, per la sola curiosità di visitarlo, sappiate che dal lunedì al giovedì il circolo è aperto per lezioni o sperimentare le nuove esibizioni, mentre al pubblico è riservato l’accesso dal venerdì in poi. Varcando la soglia d’ingresso, non si ha propriamente l’idea di cosa ci si può trovare all’interno del locale, poiché per accedere, si deve passare attraverso una porta di un “armadio” un modo singolare come passaggio. La sorpresa si presenta appena messo piede all’interno, qui troviamo il primo spettacolo, un arredamento sobrio, piacevolissimo a vedersi, sembra di essere entrati in un teatro di gran pregio. I suoi tendono rossi con il fregi color giallo oro che ricoprono le pareti, lasciano intendere la squisitezza di un designer molto ricercato, per non parlare del palco, salendo si ha veramente l’impressione di essere la star del momenti. La chicca o il tocco finale nell’arredamento, è quando qualcuno chiede… dov’è il bagno… la risposta: in biblioteca! Al Torino Magic Academy tutto è ricercato, così come sono i suoi spettacoli di magia, questo grazie al volere di Fabio Vangelista e sua moglie… naturalmente con tutti i loro soci.


Torino (Italia), martedì 31 marzo 2015

mercoledì 18 marzo 2015

UNA STORIA A LIETO FINE commento di Daniele Giordano

E’ bello pensare che le favole esistano e spesso diventano pure realtà. E’ capitato alla nostra protagonista che sin da piccola amava esibirsi in diverse performance, poi un annuncio per un casting restando in attesa di una risposta… ha compreso la via da scegliere. In sintesi questa è la storia di Simona Randazzo, ma le molteplici esperienze l’hanno portata ben oltre a quel provino fatto al tessuto aereo, selezionata come burattinaia, ora lavorerà con il famoso Cirque du Solei. Proveniente da un piccolo paesino non lontano da Prato (Firenze). Un bel giorno decise di seguire la sua vocazione… trovandosi di rimbalzo alla stazione Porta Nuova di Torino all’età di trentatrè anni. Prende contatto con la scuola torinese: Atelier del Teatro Fisico Philip Radice, ma con insegnamento americano, è stato allievo di Jacques Lecoq, grande esperto del settore. La nostra protagonista, proprio come in una novella, per pagarsi gli studi si esibiva ai semafori come giocoliera, uno in particolare sul Corso Giulio Cesare. Forse perchè era non lontano dalla scuola dell’Atelier situato in via Carmagnola 7 a Torino, sul Corso Giulio Cesare. Incomincia a mostrarsi in altri spazi come il Teatro e Caffè della Caduta, due locali piacevoli e particolarmente unici nel suo genere (vedi recensioni sul blog http://lonevolfilm.blogspot.com). La magia si presentò nei pressi della Gran Madre, fu proprio lì che per la prima volta si fece vedere con il suo intrattenimento di burattinaia… quando si dice fermo al semaforo, in attesa del verde, dentro un’automobile c’era un insegnante di giocoleria! Questo racconto, per Simona si è risolto con una conclusione felice dopo tanti sacrifici, ma potrebbe essere un monito, un incoraggiamento a tanti altri artisti: non si deve mai abbandonare la speranza di rincorrere il successo!


Torino (Italia), mercoledì 18 marzo 2015  

martedì 17 marzo 2015

LO SPETTRO DELLA SUORA MILIARDARIA recensione di Daniele Giordano

Cosa non s’inventano gli attori pur di fare ridere! Sì, perché alle volte basta poco e, allora cosa si è inventato Valter Carignano della compagnia teatrale l’Opera Rinata. Semplicemente: Teatro, all’ora del The. Accantonato momentaneamente l’operistica, Valter ha pensato bene di unire alle giallo-comiche del Commissario Pautasso quella parte di cultura sulla Torino del ‘900 realmente esistita e poco conosciuta o dimenticata, soprattutto dalle nuove generazioni, inserendola nella più sfrenata fantasia dell’autore. Sappiamo benissimo che i “ricercatori di notizie” non dormono mai, così ci siamo imbattuti in una parte a noi ancora sconosciuta di un quadrilatero (forse meno nobile ma più vero e vivibile) chiamato Sansalvario, che da tempo ha cambiato nomea e facciata. Siamo al Lombroso 16, nella via omonima, una volta pare ci fosse un ospedale, nell’androne è visibile ancora una targa commemorativa e imponente con i nomi dei benefattori.  All’interno della palazzina troviamo un Centro d’Incontro, salendo al piano superiore una Biblioteca e una sala dedicata allo scultore Mario Molinari. Proprio in questa sala si è svolta la simpatica recita, con tanto di prenotazione, il pubblico entrava e occupava il posto assegnato, per ragioni di capienza quelli senza la dovuta prenotazione… sono emigrati altrove. Parliamo invece della commedia, da un’idea di Marina Di Paola e sviluppata da Carignano, ha allestito questo giallo-comico interagendo con i presenti per cercare gli indizi che porteranno il commissario a scoprire l’assassino, il quale nella farsa introduce parti di storia torinese, dobbiamo dire che non guasta, tant’è che il pubblico ascolta interessato sia alla verità che alla fantasia. Gli interpreti, ospiti di questa rappresentazione sono figure note ai frequentatori di teatro. In quest'occasione troviamo, come dice Valter Carignano… in ordine sparso: Iside Cibele Trismegista, al secolo Matilde Cavagnero medium e curatrice che nella realtà è Marina Di Paola. Ci pensate, un barbuto nei panni di una suora del Convento delle Piccole Sorelle Lavandaie della Madonnina Piangente del Rubatto, è suor Ghitìn, al secolo Margherituccia Ortensia Mellano, nome lunghissimo per la simpatica simulazione di Massimo Chionetti di Thealtro, seguito dal suo “alleluia” ogni volta che appare in scena, sostenuto in coro dai presenti e come se non bastasse… un “leggero” difetto fisico! L’ingresso di Cocò, anch’essa Suora del convento delle Piccole Sorelle Lavandaie della Madonnina Piangente del Rubatto, al pubblico piace la figura con tanto di barba (andrà di moda tra le sorelle della Badia)…adornata sopra la veste monacale… foulard firmati dai grandi maestri della moda, ai piedi calzettoni rigati e sandali particolari… una forma visiva tra l’eccentricità e il frou-frou, impersonato con vaporosa simpatia e naturalezza da Enrico Cravero, anche lui proveniente da Thealtro. Continuando la carrellata, abbiamo il Parroco del Convento delle Piccole Sorelle Lavandaie della Madonnina Piangente del Rubatto, Antonio Saracini (in arte don Vincenzo Cacciapuoti), napoletano verace, anche lui come tutti riesce bene nella sua parte. In ogni comunità religiosa esiste sempre una portinaia ed ecco Sestilia Prefica Parlalvento, tuttofare del convento e come dice il suo nome e la sua mansione… è una che non s’intromette mai in cose che non la riguardano (dice lei)… facendosi sempre i fatti… degli altri… è la brava Antonella Argentini…signorina... prego! Non vi ho ancora svelato chi è la morta in questo giallo-comico… è Gloria Munda Mundis, al secolo Matilde Cavagnero, pensate… la Superiora… “guarda caso” del Convento delle Piccole Sorelle Lavandaie della Madonnina Piangente del Rubatto! Tutti i personaggi di questa vicenda hanno come dire “il loro scheletro nell’armadio” pertanto tutti sono sospettati. Sarà il pubblico aiutare il brillante artefice di questo simpatico connubio, tra la comicità e cultura rende interessante il percorso del Commissario Pautasso, espresso dal Tenore/Attore Valter Carignano a scoprire il o i responsabili… e come si dice in Piemonte: a sarà dùra…!

Torino (Italia), martedì 17 marzo 2015

lunedì 16 marzo 2015

LA DAMA IN NERO recensione di Daniele Giordano

Siamo sempre più convinti delle parole terrore, paura e altre similari, innescano nell’individuo un meccanismo angoscia/desiderio! Del resto molti studiosi sono arrivati a queste conclusioni, altrimenti non si spiegherebbe il fenomeno dei libri venduti o delle sale cinematografiche sempre piene, dove proiettano quelle pellicole che fanno aumentare il battito cardiaco.  Masochismo… noi non crediamo! Sullo schermo è facile, con gli adeguati supporti tecnici, intendiamo computer e altri aggeggi similari e se vogliamo dirla tutta, ancor più per chi ha la mano allenata o alienata su una stesura di sceneggiatura di genere… ma a teatro… il risultato sarebbe uguale…? Per quello che ne sappiamo e costatato con mano (leggasi occhi), la compagnia teatrale CHI E’ DI SCENA ci è riuscita con il loro spettacolo debuttato nelle sale della provincia sino a presentarlo a Torino. A questo proposito, dobbiamo spendere due parole sulla scelta degli spettacoli variegati e oculati che il Teatro Cardinal Massaia con il suo slogan “Cambio di Stagione, collezione 2014/15” non delude gli affezionati del teatro. Ritorniamo al dunque, non sarà certo nostro compito tediarvi nel raccontarvi la trama di questo racconto, possiamo dirvi che è un noir degno dei famosi scrittori di genere, da Edgar Allan Poe, riempiendo lo spazio con altri nomi sino a Stephen King, geni incontrastati della letteratura. Sul volantino poche e significanti parole: Finalmente a Teatro, Sfida la Paura, Lei vi ha Visto! La grafica ti porta dentro tutto l’immaginario della rappresentazione. Chi segue le pubblicazioni, sa che cerchiamo il rovescio della medaglia. In questo caso, non per essere clementi, sono solo alcuni suggerimenti, che abbiamo notato non solo noi, ma anche il pubblico dai suoi commenti. L’ingresso in sala è molto suggestiva, t’introduce nel tetro meandro della scena ancor prima d’iniziare., Due figure pronte ad accoglierti, avrebbero dovuto avere un minimo di coreografia, sulla macchina del fumo, per dare l’effetto nebbia, potevano utilizzarla prima dell’entrata del pubblico, magari spegnendo per qualche istante le ventole d’aspirazione, così da creare la riuscita desiderata e non “spruzzando” costantemente durante la recita… a discapito delle prime file… La scenografia era soddisfacente, facile per i molteplici cambi di scena, se non fosse per i sei quadri appesi alla parete frontale… i medesimi della villa e la locanda… La musica originale si confaceva al testo benissimo… peccato che durante il parlato dell’attore  fosse alquanto alta… annientando parte del suo monologo… Queste sono soltanto opinioni, pur sempre opinabili che certamente non desideriamo togliere il merito al regista in quanto il lavoro teatrale a raggruppato in sala persone di tutte le età ed uscite dal teatro soddisfatte. Da questa esperienza creativa, alquanto  eccitante, alcune persone sono sobbalzate dalle poltrone, emettendo alcuni versi di sgomento, senza lasciarne traccia. Vogliamo conoscere questi attori che compongono la compagnia CHI E’ DI SCENA? Eccoli pronti, passerella di presentazione: Gioacchino Inzirillo regista e attore nei panni di Adam Keeps; Giulio Civitano è Daniel Claim; Francesca Melis impersona la figlia di Claim; oltre a essere assistente alla regia Marianna Bonansone è Carolina Stringer, moglie del locandiere Raymond Stringer sostenuta da Gabriele de Mattheis, che è anche costumista; la piccola Aurora Molino nella parte di Claire Keeps, figlia di Adam. Le scenografie immaginative, sono frutto di fantasie realizzate da Giuseppe Tassone, il trasporto musicale originale è di Nicola Barbera, per il trucco e parrucco, il cosiddetto Look make-Up è uscito dalle mani esperte di Tiziana Colasanto, mentre il luogo dove si svolge l’intera vicenda è la Villa West Fan House. Bene, vi ho presentato tutti gli attori di questa innovativa esecuzione teatrale… beh, proprio tutti non credo… Quello invece appurato che il lavoro teatrale è stato accompagnato da un caloroso applauso del pubblico…


Torino (Italia), lunedì 16 marzo 2015

mercoledì 11 marzo 2015

AVVISO VALIDO SEMPRE!

Cari amici lettori, volevo innanzi tutto ringraziarvi della vostra dedizione nel seguirmi attraverso il blog leggendo le mie recensioni. Considerando che i dati su chi legge, provengono molto dalle Americhe, dall'Europa, altrettanto dall’Est, Italia chiaramente, non intendo qui elencarli tutti, le statistiche provengono dai quattro angoli della terra. Non è questo il motivo del mio scritto attirando la vostra attenzione, era per dirvi che questo blog non rappresenta una testata giornalistica poiché è aggiornato senza alcuna periodicità. Il parere personale espresso, è basato in conformità allo spettacolo o l’argomento scelto e non per questo devo sentirmi necessariamente costretto a scrivere la mia recensione, giacché stabilisco personalmente se scriverla oppure no, diffondendo la mia opinione su cosa ho visto e letto. Per questo motivo, tengo a precisare che questo blog, non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 

martedì 10 marzo 2015

SABATO, DOMENICA e LUNEDI, ovvero: Tutta Colpa del Ragù Napoletano… recensione di Daniele Giordano

Può un ragù fatto da mani esperte creare un guazzabuglio in famiglia? Oppure, può agli spettatori in sala assaporare… con uno dei cinque sensi… sentendo dagli orifizi nasali un sublime e magari delizioso ragù napoletano? In molti si chiederanno dopo, aver per un solo istante avuto il piacere di essersi avvolti da tale squisitezza, invadendo a pieno sino in fondo alla sala teatrale! Se uno per caso vi domandasse: cosa pensate del tarlo? Sicuramente rispondereste senza pensarci che sia un animale vorace! Non penserete mai definirlo un “chiodo fisso” comunemente sinonimo della parola: gelosia! Parola assillante… quella del tarlo, piccolo e dannoso animaletto sia nell’armadio e quindi sui capi d’abbigliamento o come tarlo che ti penetra nel cervello senza lasciare spazio alla razionalità, facendoti vedere cose immaginarie riempiendo la tua mente di tormenti legati alla gelosia! I lettori forse non comprenderanno di cosa stiamo parlando, tra questi, alcuni invece sì! Quelli che hanno assistito alla pièce teatrale scritta dal drammaturgo Eduardo De Filippo più di cinquant’anni or sono in cui si evidenziano le tre generazioni: nonni, figli e nipoti e nei tre atti per l’appunto, consumati in tre giorni da cui il titolo Sabato, Domenica e Lunedì. Non soltanto, richiama e concede l’ammonimento a tutte le persone che ruotano intorno ad essi, ma è la risposta a tutte e altre. A ragion di memoria, questa commedia forse mai rappresentata almeno nell’ultimo decennio da nessuna compagnia residente a Torino, sarà per le difficoltà o altro mistero a noi sconosciuto sta di fatto che solamente I Melannurca ha voluto chiudere il cerchio delle loro rappresentazioni presentandola al Teatro Cardinal Massaia in prima assoluta, seguito da un successo come sempre prevedibile nei due giorni di programmazione. E’ Sabato, mamma Rosa (Ester Calvano) Priore, è in cucina, sta preparando il solito ragù per il giorno successivo, come sempre si raccoglierà intorno al tavolo l’intera famiglia come tradizione vuole. Nel trascorrere le ore, Peppino (Antonio Giuliano, curatore della regia e la trasposizione della sceneggiatura) suo marito, si sente da qualche tempo trascurato… ora comprenderete la descrizione iniziale (dovete sapere che il ragù è stato fatto realmente, oltre la sintesi del tarlo). E’ Domenica, tutto è pronto, il ragù ha terminato la sua cottura, la famiglia si ricompone intorno al tavolo per il pranzo domenicale, aggiungendo due posti per i coniugi Elena (Annamaria Melchionna ed Enzo Massari) e Luigi Iannello, loro vicini di casa, in pratica di famiglia. Durante i preparativi il clima incomincia a surriscaldarsi, per piccole premure che il ragionier Luigi ha nei confronti di donna Rosa, è lui la causa dell'improvvisa scena di Peppino, sconvolgendo e mandando all'aria il prelibato pranzo cucinato con amore. La moglie, sconvolta è colta da un lieve malore, causata dalla scenata di gelosia e le incomprensioni che si sono accumulate minando il solido rapporto della coppia. La commedia come dicevamo accresce nei tre giorni, quello centrale è il clou della narrazione. Incomincia a prendere forma, in un crescendo reale, distribuito con un pathos che t’inchioda alla poltrona, come in questo passaggio del secondo atto, trasportandoti dentro il paradigma del drammaturgo De Filippo sino a essere uno dei personaggi che sono sempre molteplici, iniziando da Virginia (Maria Castaldo), Rocco e Antonio (Pietro e Massimiliano Trippodo), Federico (Giuseppe Palatrasio), la figlia Giulianella Priore, interpretata da Maria Amalfitano in lite col fidanzato, o Salvatore Vastola nei panni di Raffaele. Come si fa a non applaudire in scena della simpatica caratterista Anna Donadoni nelle vesti di Amelia sempre pronta a fare la puntura a suo figlio in aggiunta delle sue cure inutili, vogliamo parlare dell’inopportuno sarto Catiello (Onofrio Papaccio), oppure di Attilio (Massimiliano Esposito) o Michele (Giovanni Marigliano), Maria Carolina è Elisa Oliva, Roberto invece è Gaetano D’Afiero e poi ancora il Dottor Cefercola lo impersona Giovanni Papaccio, mentre in Assunta troviamo Filomena Veniero. E’ giusto menzionare anche le persone che col loro lavoro hanno reso possibile questa piacevole rappresentazione pur stando nel retroscena, iniziando dalle scenografie sono di Mauro Vizzano, tecnico Audio/luci Giuseppe Spadaro, trucco & costumi Eleonora Rotella e Francesca Ianora, la grafica è di Francesca Bertolino ufficio stampa è curato da Nicoletta Fabrizio. Così dopo questa carrellata di personaggi e interpreti, siamo giunti all’ultimo giorno il Lunedì, la famiglia Priore con animo tranquillo riflette su quanto è accaduto il giorno prima e capisce che in fondo il motivo che ha fatto nascere il litigio della coppia è l'amore che ancora li unisce. Marito e moglie alla fine dicono quello che finora hanno tenuto nascosto nei loro animi e dal chiarimento rinasce il ricordo del loro amore che ancora li terrà uniti, non certo il matrimonio e nemmeno i figli! Nei primi due giorni troviamo un’anticipazione sul tema del divorzio in Italia, ricordiamo che Eduardo ha scritto questa drammaticità nel 1959, egli ha voluto porre l’accento sui finti sorrisi di facciata insistendo su un ammonimento per chi non va d’accordo in famiglia, deve solamente chiarire quei dubbi “chiamati tarli” dissipando così gli eventuali tormenti. Non è una commedia da descrivere, essa è da vedere, da assaporare come il ragù napoletano…
Torino (Italia), martedì 10 marzo 2015




lunedì 9 marzo 2015

SCACCO PAZZO recensione di Daniele Giordano

Nessuno pensava nel 1991 che questa commedia potesse diventare un successo, fu portata sulla scena da tre grandi artisti come Alessandro Haber, Monica Scattini, Vittorio Franceschi, per la regia di Nanni Loy che per l’occasione ha curato la regia teatrale, consacrandolo in seguito insieme allo spettacolo, confermato dai numerosi premi vinti, in Italia e all’estero. Dopo vent’anni è messa in scena una nuova versione dal trio Nicola Pistoia, Paolo Triestino e non ultima Elisabetta De Vito, nei rispettivi panni di Valerio, Antonio, Marianna, senza togliere nulla a quella del Franceschi. Il testo ci riporta a un incidente stradale provocato da Valerio, dove perse la vita, la futura sposa di Antonio proprio nel giorno delle nozze. La traumatica tragedia, forse per un senso di colpa si trascina negli anni, al punto che Valerio si prendesse cura di suo fratello Antonio, un regredito psichico, sino a che nella sua vita appare la splendida Marianna. Da questa entrata s’intrecciano vicende ancor più tragiche, oltre la grigia vita in comune, senza un preciso futuro. Scacco Pazzo, è’ una commedia dalle tinte forti suscitando emozioni, contemporaneamente intrattiene e intenerisce, dove fantasie e amarezze ordiscono la trama dello spettacolo debuttato al Teatro Erba in Torino. Marianna, capitata, quasi per caso in quella dimora sembrava spalancare le finestre alla primavera facendo entrare nella vita dei due quel colore che potesse ravvivare il loro quotidiano… Beh, non è da noi togliere il gusto del finale di questa scioccante recita, diciamo solo che anche gli attori citati, con grande perizia, tra gli applausi hanno accontentato gli spettatori.


Torino (Italia), lunedì 9 marzo 2015

giovedì 5 marzo 2015

ANCHE I RE POSSONO CADERE… recensione di Daniele Giordano

ANCHE I RE POSSONO CADERE… recensione di Daniele Giordano
Anche i re possono cadere e poi rialzarsi. Se questa frase vi porta lontano, balenandovi l’idea della commedia di Eugène Ionesco scordatelo, in esso troverete solamente una vaga somiglianza al dramma scritta dall’autore, poiché dall’opera teatrale “Il re muore”, è stata liberamente presa e messa in scena per il nuovo Varietà della Caduta (via Buniva in Torino) da due interpreti, realizzando uno spettacolo che il pubblico pare gradire, tant’è che oltre gli applausi finali (e durante) non sono mancate le gaudenti risate. Questa nuova divertentissima rappresentazione, occupa il posto della già collaudata scelta oculata come sempre da parte degli organizzatori nell’individuare artisti e proporli in questo fantastico e piacente bistrot cittadino, riempiendo così quello spazio del martedì, amato e frequentato non solo dai torinesi. Come sempre, in quella nicchia è molto difficile poter assistere alle sue performance se non si è prenotato, i posti sono limitatissimi, appena cinquanta… quindi rimane indispensabile farlo con anticipo… altrimenti si rischia di ritornare il successivo martedì nella speranza di avere maggior fortuna. Parlando della recita, gli attori Matthias Martelli e Anna Saragaglia, nelle rispettive parti del Re e della velata Morte realizzano, insieme a due musicisti come Alessandro Mosca (pianoforte) e Giorgio Volpi (clarino) una passerella, assemblata da strani individui in cui si dipana tutta la matassa della sceneggiata. Così troviamo sul palco il cantautore Michele Antimusica, il nome è già una garanzia, con le sue strampalate rime, unite alle sue canzoni, dando quel tocco in più di cui non puoi fare a meno di ridere. Si presume che buona parte di Torino conosca Ian Deadly, è facile incontrarlo nelle piazze del centro città, con le sue sfere trasparenti o altre giocolerie da artista di strada, non questa volta su questo palco, infatti, lo troviamo in una veste diversa dal solito,  esibendosi con l’Hula Hop… cosa non ti combina con quel cerchio. In ogni teatro che si rispetti, c’è sempre qualcuno pronto a mettersi alla prova, in questo caso troviamo Filippo Tropanese in una lettura su Pirandello, per poi lasciare il posto a una performance proposta da Francesca Garrone, nel presentarsi potrebbe creare imbarazzo, quasi sgomento, nel vedere un corpo sinuoso indossare una maschera antigas, pronta a eseguire una conturbante danza, forse propiziatoria per un futuro non radioso. Con le sue movenze languide lascia cadere le spalline della sottoveste, facendola scivolare lungo i fianchi sino a scoprire il corpo avvolto dalle luci colorate degli spot, coprendola in un rituale sensuale, per niente volgare, anzi con una grazia che termina da parte del pubblico in un caloroso ed efficace applauso. Il proseguo degli artisti su quei pochi ma fortunati metri quadrati di palco, capaci di sorprenderti come Lorenzo Scotton, cedendolo a due Drag Queen come: Caterina Casello, ben preparata nel cantare in play back e un'espansiva “allargata di braccia” eseguita dall’esuberante Barbi Bubu. Tutto questo nel continuo raccontarsi questo episodio tra il re e la donna velata… che sin dall’inizio ha pronosticato la sua morte prima che finisca la recita! Nell’insieme lo spettacolo è gradevole, non noioso, se non fosse per l’insufficienza dovuta al timbro di voce che alcuni dei protagonisti non usando la giusta intonazione nel modulare la voce in modo corretto, veniva a mancare la sonorità perdendo parte del dialogo.


Torino (Italia), mercoledì 4 marzo 2015