lunedì 17 luglio 2017

UNA DINASTIA... RACCHIUSA IN UNA PICCOLA PASTIGLIA! di Daniele Giordano

  Può una dinastia essere racchiusa in una pastiglia? Pare proprio di sì.
Stiamo parlando di una regione, una provincia, una città, forse dell’Italia intera, sono parti della stessa figura geometrica. Non stiamo parlando di formule algebriche o cabalistiche, il nostro racconto, è racchiuso in un piccolo cilindro di zucchero, quello che farebbe piacere è cercare di (ri)scoprire e ripercorrere ciò che ha rappresentato e fatto grande una fabbrica nel corso dei secoli. La nostra storia parte dall’anno 1857, in una ridente cittadina in provincia di Cuneo, mancano ancora quattro anni per approvare il progetto di legge del Senato dove sarà proclamato ufficialmente la nascita del Regno d’Italia, quattro anni alla fatidica data per l’Unità d’Italia. In attesa che questo avvenga, un imprenditore di nome Luigi Leone, prova ad aprire una modesta confetteria con annesso laboratorio in Alba, dove ben presto trovano consenso le sue pastiglie tra borghesia e notabili, sino a diventare fornitore ufficiale della Real Casa Savoia. Gli anni passano, le persone si susseguono in cordata, legandosi alla famosa “pastiglia di zucchero” dai più attenti e gradevoli sapori, anche lo Statista Camillo Benso, si deliziava con le “senator” pastiglie gommose al gusto di violetta, forse compiaciuto perchè l’Unità d’Italia dopo tante trattative si era conclusa. Intanto quel piccolo laboratorio incomincia a “essere stretto” al signor Luigi Leone che insieme al nuovo socio Piero Querio, crea una società in nome collettivo, per ampliare e servire ancor meglio la sua già vasta clientela, trasferendo la ditta Querio e Leone nel nuovo negozio in Corso Vittorio Emanuele in Torino. Ed eccoci all’inizio secolo, il 1900, l’inventiva del fondatore continua, decidendo di depositare il marchio di fabbrica e la minuscola lettera “L” impressa su ciascuna delle pastiglie, i segni distintivi del suo marchio e dei suoi fregi della Real Casa Sabauda. Il passamano dell’attività continua sino al 1934 che passa dall’ingegner Carlo Eugenio Calasso per essere ceduta ai fratelli Celso e Giselda Balla per la somma di centocinquanta mila lire. I nuovi proprietari, decidono su volere della sorella Giselda di trasferire il laboratorio in un sito più ampio per aumentarne le potenzialità con l’intento di unire confetteria e l’adiacente negozio per la vendita del prodotto. Giselda Monero, sposata da poco con Innocenzo, si rivelò pronta a portare avanti l’azienda, qualità peculiare e fuori dall’ordinario in un'epoca dove le donne non avevano diritti, ma lei come pioniera dell’imprenditoria femminile, scorge nel laboratorio dolciario Leone le potenzialità di una grande azienda capace di attuare e aumentarne la produttività. Spostano la produzione e sede in Corso Regina Margherita 242, sempre a Torino, fabbrica dismessa della Fichet, produttrice di Casseforti. Con la sua caparbietà, unita all’intelligenza, fece di lei una donna capace, tanto da essere soprannominata “la leonessa” orientandosi verso la modernità senza trascurarne la tradizione, portando agli alti vertici il consolidato stabilimento. Fu lei a mettere in commercio quelle preziose scatoline di latta dal tono Vintage, decorate in Art Decò, tanto ricercate da collezionisti (entrando nel nuovo fabbricato, troverete esposte alcune tra le più espressive). Svariate versioni, come diversa la dimensione, comprendono questi graziosissimi contenitori anche in edizioni limitate, ad esempio quella dedicata al cartone animato di Lupin III, oppure le speciali, per ricordare il 150esimo anno dell'Unità d'Italia. Si dice: Tempus fugit e di acqua sotto i ponti pare ne sia passata da allora. Gli anni ottanta vede “la leonessa Giselda” lasciare il timone imprenditoriale al figlio Guido Monero, cresciuto all’ombra di una eccellente guida e madre. Tutti gli insegnamenti ricevuti vanno a frutto coinvolgendo anche la sede storica delle “Pastiglie Leone” che diventa ancora una volta stretta. Il insieme alla figlia Daniela che segue da qualche tempo le orme del padre nell’azienda (sembra di vedere la nonna, tanto è capace nel suo habitat), decidono di trasferirsi alle porte di Torino, in un edificio nuovo, più grande, su una superficie piana e funzionale, mantenendo gli stessi macchinari di un tempo, tenuti in perfetta funzionalità con alcune aggiunta di apparecchiature d’ultima generazione. Per dirla in breve: Lo stabilimento dentro le nuove mura… racchiude tutta la sua storia pur mantenendo caratteristiche innovative, immaginate quale sorpresa, può riservare una visita all’azienda. Sotto la guida sapiente di Daniela Monero (stesso temperamento di chi ha briglia per condurre) e gli interventi incisivi del padre Guido (con aneddoti e ricordi), figlio di Giselda che solo una persona dedita al suo lavoro sa raccontare con enfasi. Durante il percorso, permette di scoprire dettagli e segreti tutt’altro che insignificanti, non solo sugli ingredienti selezionati con cura e dedizione, anche quando la scelta comporta successive difficoltà nella lavorazione. Questi singolari “pezzi di storia”, raccontati tra i vecchi stampi per caramelle e attrezzature all’avanguardia che oggi producono ben quaranta gusti di pastigliette, assieme a tutto il vasto assortimento di gelatine, gommose, caramelle dure e fondenti. Iniziato in un lontano remoto le “zuccherose pastiglie, marchiate una a una con la lettera L”, selezionate materie prime genuine, il loro inconfondibile colore pastello a indicare i differenti gusti, L’utilizzo di essenze, estratti e aromi che risaltano la fragranza e profumo, ottenuto rigorosamente con prodotti naturali. Sapersi costantemente rinnovarsi nei gusti, potrebbe risultare la “chiave di Volta” del suo successo, l’ultimo è quello della cedrata Tassoni, non è il solo connubio tra marchi imponenti, nel tempo sono comparse altre importanti aziende. Tante le varietà tra cui scegliere come ad esempio le dissetanti al mirtillo, limone, arancia, mandarino, violetta o ancora fragola e poi le digestive alla menta, camomilla, genziana, rabarbaro o fernet e chissà ancora! Vogliamo parlare delle…gelatine, la liquirizia, le gommose, ora anche il cioccolato. Il nettare degli dei, toccasana dei rimedi per le persone “carenti di coccole”, sapete perché quello di Leone è buono? Semplice: viene “cullato per 60 ore” in conche piane, così facendo si elimina il tannino residuo. Per questo manufatto, sono utilizzati prodotti genuini come il latte e panna freschi, anziché del comune latte magro in polvere. Con tali scelte merceologiche, le difficoltà di produzione aumentano ma ripagano ampiamente, col risultato: il cioccolato al latte Leone ha un sapore inconfondibile di mou, lavorando la superficie in una texture cremosa, apprezzata dal consumatore. Dalla prima pastiglia di zucchero nulla o poco è cambiato da allora tranne le persone, la lavorazione, il prodotto è rimasto inalterato per la qualità delle materie prime, facendo di questa ditta dolciaria parte della storia del capoluogo piemontese, sviluppandosi sino a diventare una delle aziende di dolcezze torinesi più conosciute e apprezzate in Italia e nel mondo, col suo marchio inconfondibile, che ancora oggi, dopo più di 160 anni, continua ad ingolosire grandi e piccoli.
Un paio di curiosità si pensa che possano interessare ai lettori ascoltate durante la nostra visita. Nella sede di Torino, in Corso Regina Margherita, all’interno vive una vite, non è stato indicato se producesse uva o vino. Dalla medesima pianta, fu preso un germoglio per trapiantarla nel nuovo stabilimento di Collegno (TO), l’idea fu del Figlio di Giselda, il ragioniere Guido Monero, suggerendoci: Se ha portato bene alla vecchia sede, ne farà altrettanto e sarà di buon auspicio a quella nuova! Un altra, è quella che per tutelare il valore storico del complesso di Corso Regina Margherita, il Comune di Torino, ha approvato una variante al P. R. G.: la palazzina diventerà sede di rappresentanza della Leone, il capannone industriale verrà trasformato in due piani di loft, il resto della superficie convertito ad edilizia residenziale. Non ultima, se avrete la possibilità di visitare la nuova azienda oppure andando a fare rifornimento di pastiglie nel negozio “La Bocca del Leone” adiacente allo stabilimento, fatevi raccontare la simpatica storia delle tavole dipinte a mano da quel pittore esordiente che con dovizia ha riprodotto da differenti angolature tutta la struttura della vecchia sede…. compresa la vite. Terminando l’interessante tour dell’azienda nel suo secolo e mezzo di racconto, ci troviamo nell’atrio per il commiato del nuovo complesso, alla vista troverete cose che vi sorprenderanno come: Sculture di Leoni, simbolo indiscusso del fondatore… una carrozzeria di una cinquecento… dipinta dal pittore Antonio Carena, infine due enormi ritratti di re Vittorio Emanuele II e sua moglie Maria Adelaide d’Asburgo. Vedendo questi oggetti vi domanderete: Leoni a parte, ma che ci fanno queste cose in una Fabbrica di Pastiglie! Questa è un’altra storia…anzi per l’esattezza sono tre...


Torino (Italia), lunedì 17 aprile 2017


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lunedì 10 luglio 2017

TORINO NON HA PIU’SEGRETI PER IRENE recensione di Daniele Gio

Capita, di essere in un posto per un avvenimento e trovarsi “in mano” un libro che non ha nulla a che vedere con il luogo dell’invito se non quello di essere citato all’interno della pubblicazione come must (pag. 20-21). Così è stato l’incontro con l’autrice dell’opera, nel suo My Secret Turin (editrice L’Airone, collana le Guide), racchiude una serie di siti che raccomanda non solo ai torinesi, invitandoli a scoprire la parte trend di Torino, per intenderci, da viverla in modo fashion. Sappiamo benissimo che le persone abitualmente percepiscono distrattamente le bellezze che la propria città offre, per questo bisognerebbe assaporarla giornalmente, magari con un accompagnatore, come se fossimo turisti. Forse, è questa la molla che ha spinto Irene Perino, giovane e attenta giornalista è guida turistica a dettarne nero su bianco l’interno di questo libro/guida, immaginando una Torino donna (andrà bene anche per l’uomo che desidera stupire l’altra metà del cielo) di conseguenza, la frequentazione dei luoghi citati nel libro per catturarne il suo meraviglioso fascino di questa città ricca di eccellenze!
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Torino (Italia), martedì 4 luglio 2017



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lunedì 3 luglio 2017

UN MERCANTE… INCONSUETO di Daniele Giordano

Un tempo non molto lontano, per strade e piazze di paese si spostava una o più persone con un carretto da cui uscivano storie sorprendenti, questo era il teatro popolare di altri tempi. Alcuni di questi artisti viaggiando in lungo e largo la penisola, proponevano “l’Io narrante” fondendo gesti, parole e divertimento, di questo rimane un labile ricordo! Noi forse un venditore ambulante l’abbiamo ritrovato, dopo il suo pellegrinare, è approdato al Torino Fringe Festival. I quotidiani nazionali l'hanno recensito, non parliamo dei premi che Matthias Martelli ha ricevuto, seguito dall’instancabile musica di Matteo Castellan, insieme, danno vita a uno spettacolo come IL MERCANTE DI MONOLOGHI, per la regia di Domenico Lannutti. Non desideriamo elogiare le duecento repliche tra teatri e festival d’Italia o soffermarci sui premi a lui conferiti, desideriamo encomiare, esaltando la bravura dell’artista che calandosi nei panni dei suoi irrazionali personaggi, consuma storie di cultura e satira inconsueta, quel tanto che basta per catturare la tua riflessione e il tuo sorriso. Inutile aggrapparsi ai braccioli delle poltrone per non farti trascinare dal vortice creatosi intorno a te, sarai risucchiato come altri da quel “black hole” essendo in sintonia del soliloquio di Matthias e, non avrai neppure il tempo di respirare, poiché prenderà il sopravvento la risata. Imperterrito, continua la trasformazione calandosi nei suoi “virtuali e non” personaggi grotteschi, alternando musica e teatrino ambulante, strumento imprescindibile dove la narrazione romanzata… sfiora la realtà con sagace ironia, mettendo in luce cose che paiono vere…e lo sono…forse! Il Free Life Magazine (uno tra tanti giornali) ha scritto di lui: Uno spettacolo pirotecnico… senza togliere nulla alla citata critica, aggiungeremo, senza fuochi… per quelli, basta Matthias Martelli a renderli d’artificio!

Torino (Italia), lunedì 22 maggio 2017



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UNA CARTOLINA DA BITONTO (BARI - ITALIA) di Daniele Giordano

Cari amici,
se desiderate assaporare una tra le tante bellezze d'Italia... incominciate da questa!
Bitonto, terra di Cultura (città candidata per il 2020), di Arte, Teatro tra colori e sapori di ottima cucina per buongustai.
In questa piccola pillola troverete una visione di ciò che è la città di Bitonto e i suoi dintorni.

https://wetransfer.com/downloads/0470ebee04d4526d94c36fa01337796120170622164609/6fbcd2ecb7e634f992aea5ffbd40ec6f20170622164610/63dd1b
 

Torino (Italia), lunedì 3 luglio 2017


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TORINO FASHION WEEK, SECONDA EDIZIONE di Daniele Giordano

Si è appena concluso il Salone dell’Auto Torino, con i suoi eccellenti brand di case automobilistiche da capogiro, i suoi prototipi (vedi le interviste pubblicate sul www.corrieredellospettacolo.net) che già si affaccia un altrettanto marchio... alquanto prestigioso: il Torino Fashion Week. Dal 27 giugno al 3 luglio 2017, quest’anno, saranno trentuno gli stilisti che sfileranno sulla passerella appositamente approntata tra cui una fascia appartenenti al ossia moda islamica, considerato che è la prima volta che prendono parte all’evento citato, giacchè la presenza straniera è resa possibile per la partnership Unionecamere Piemonte. Non solo, è da segnalare in questo contesto, il prestigioso Islam Fashion and Design Council, presente il presidente Alia Khan, leader dell’economia islamica e protagonista del mercato globale. Per questa seconda edizione, si sono aperte le porte del famoso Magazzino Devalle, lungo le arcate dei murazzi del Po. Un luogo conosciuto per la sua movida e rimpianto non solo dai torinesi, ora è un posto desolato, privato di quell’anima che aleggia ancora nell’aria. Come già citato in diretta sul social durnte l’apertura, fatta da Walter Dang, couturier di provata esperienza col suo Metamorphosis oltre aver dato cone sempre un senso di eleganza ”mutando le forme dei tessuti al corpo di donna” trovando in questa, l’accuratezza della collezione. Non solo, ha voluto che il suo ”delfino” Lorenzo Ferrarotto, sfilasse dopo di lui. Un quindicenne talentuoso, proveniente dalla scuola della stilista Adriana Delfino, per niente imbarazzato ha sbalordito con semplicità e determinazione, portando in passarella alcuni modelli ispirati al grande Karl Lagerfeld, di cui sa tutto di lui, offrendo una linea della collezione autunno/inverno 2018. Dopo loro, il piacere visivo si è moltiplicato, gli allievi dell’Istituto Europeo Design, ha presentato abiti di ciascuna sede d’Europa. Ogni gruppo, si è sbizzarrito nel porre sugli abiti muniti di tante cerniere, unite in modo da essere decorative, e non solo di chiusura. Questo è un progetto di tesi 2017 del corso triennale IED in fashion design realizzato in collaborazione con il leader mondiale YKK negli accessori di chiusura lampo, mentre come accessori, eseguiti per il Corso di Designe del Gioiello la collaborazione viene fornita dal laboratorio torinese Dante Di Lilla. Scambiando due parole col direttore Architetto Riccardo Balbo dello IED di Torino, non poteva che essere orgoglioso del risultato ottenuto sentendo gli applausi dei presenti, questa è una scelta consolidata già dall’anno precedente, voluta nuovamente da TMODA, poichè essa pone l’attenzione sui nuovi talenti emergenti... fashion designer di domani. Durante le serate sono passate sulla passerella collezioni come Bulbulia, Nurzahra, Iihama Ismail con una ricercata scelta di tessuti e ornamenti indossate dalle diciannove modelle, a seguire Daanja, Sacred, Nina Nugroho predilige i colori terra bruciata, è l’arancio il colore di Samar Murad, insieme al verde pistacchio, il viola, una combinazione di tinte pastello ben disposti, mentre Novita Sari, è il rosa che domina la donna, senza dimenticare il grigio perla. Per The Women, l’abbigliamento è sobrio, elegante nel suo essere sfilano cappotti, accessori e splendidi orecchini che fanno decisamente donna. Si prosegue ininterrottamente per non incrinare quell’atmosfera creatasi. Ecco apparire Hind Lafram, abbigliamento per ogni occasione, compreso l’abito da sposa, Debenhams - Sister from the West, propone foulard dai variegati disegni, ogni donna dovrebbe possedere almeno l’intera collezione... difficile separarsene. Poteva mancare in una sfilata di alta moda i guanti, no di certo, per questo ci ha pensato Holik, con la sua adeguata scelta musicale ha fornito una una piacevole passerella delle sue creazioni, ancora Ziyu Wen – V. Charm Gold, vediamo sfilare le sue creazioni, così pure Helen Latifi, il coordinato accessori, borse, vestito e scarpe viene presentato da Twilight.
Elle Ignis, un marchio che si distingue sia per creatività sia per l’elegante fattura del vestiario, sembra uscito dal film di Bertolucci (L’ultimo imperatore) il ricercato fermacapelli dell’indossatrice... il brand vuole che la donna sia impeccabile... I giorni si susseguono, le sfilate continuano tra orecchini e accessori, il fascino delle borse di Yvan Guerrera trovano complicità in una donna, May Smode con i suoi abiti, la boutique De Nana tinte accese ed occhiali. Bambah presenta una collezione dai toni tenui, sono deliziosi gli abiti, dicasi per Ethni Cant by Jeny Tjahawati , seguita da quelli piacevoli di Gul Shaan o di Bleu Forèt, una linea fuori dagli schemi, con grande impatto visivo. Per terminare questa lunga passerella dobbiamo concluderla con due splendidi stilisti. Dana Design non finisce mai di stupire, ogni singolo capo è un segno indelebile dell’amore per ciò che esprime nelle sue creazioni, entrata a far parte di quei couturier dell’alta moda che la contraddistingue. Fabio Porliod, crea collezioni particolare facendo risaltare la figura femminile, ponendola su un piedestallo... trovandole la giusta collocazione per ogni momento della giornata.


Torino (Italia), lunedì 3 luglio 2017


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