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martedì 12 maggio 2015

NATALE AL BASILICO recensione di Daniele Giordano

Ci sono casi o cose che per una qualsiasi ragione, indipendente dalla tua volontà, non ottengono il risultato che tu vorresti! Poniamo il caso che al ritorno a casa, dopo una lunga estenuante giornata di lavoro, desideri coccole… magari, anche più di una… dalla tua amata mogliettina! Oppure: entri in casa salutando premuroso, esponi i tuoi problemi o cosa ti piacerebbe fare, giacchè soli in casa… cerchi… senza risposta… l’affetto della tua amata… Lei, manco ti sente arrivare! Era assorta… non nei pensieri o delle festività in arrivo, bensì dalla musica che usciva dalle cuffie del suo costosissimo I Pone! Che significa? Tutto questo non centra o forse sì, con la storia che siamo per raccontarvi, di sicuro era per introdurvi a ciò che è accaduto al Teatro Monterosa in Torino con lo spettacolo: Natale al Basilico. In scena, l’associazione Decima Arte. Voi vi chiederete cosa c’entra il Natale col basilico… la risposta è semplice: centra, centra! Una commedia dai toni brillanti di cui Valerio Di Priamo può andare fiero, ancor più Matteo Ferrara (che cura anche la regia) e Fabio Clarino (attore principale nei panni di Oreste), entrambi per la traduzione in napoletano e il suo adattamento. Si affianca Barbara Pollice (Carla, sua moglie), il bravissimo Salvatore Palmieri (Vladimir, un russo… con qualche battuta napoletana… al momento giusto), poi abbiamo la simpatica Stefania Paolo in arte Rosa Culetto, suocera e come se questo non bastasse al povero Oreste, anche smemorata… ma ancora… voluttuosa e pasionaria… nei confronti del bel russo, dando una carica vivace al suo personaggio.  Nulla togliere all’interpretazione di Anna Brandino, veste benissimo e in modo adeguato il personaggio di Lilly, con la sua esuberanza (antagonista senza successo di Rosa Culetto) riuscendo a coinvolgere lo spettatore. Seguono poi le due figlie Giada e Giuliana, rispettivamente Giada Torrente e Julienne Cirillo. Le circostanze che coinvolgono l’attore Fabio Clarino sono ben lontane dai suoi desideri amorosi… ritrovandosi la casa piena di “non invitati” ruotando intorno al racconto, raccogliendo sin da subito risate e applausi, dovuto non solo al suo intercalare napoletano, continuando senza smettere per i due atti della recita… Uno spettacolo portato sulla scena con dignità di causa attoriale sino nei minimi dettagli. Volutamente, ho dimenticato il nome dell’attore che chiude in battuta il sipario… è il medico indiano, vestito da Diego Formicola a svelarne il perché possa centrarvi il basilico… non certo noi…

Torino (Italia), lunedì 11 maggio 2015


venerdì 27 febbraio 2015

COME CAMBIA IL MODO NEL VESTIRE recensione di Daniele Giordano

Vi siete accorti, andando in giro per le strade com'è vestita la gente? Una strana eleganza dilaga, nel senso buono della parola, non curanti delle temperature o degli accostamenti che deforma le norme dettate dalla moda in una indipendenza d’azione passando dalla figura androgina all’unisex, che dire delle gonne midi indossate su comode “pantofole pelose tipo dopo-sci ”. Questo e altro ancora, è stato presentato a Milano e proposto in “Casa Gucci” col nuovo direttore Alessandro Michele, ponendo due estremi: l’eleganza all’incoerenza col soddisfare il piacere di vestirsi in piena libertà. A differenza di Scognamiglio, vede ancora la bellezza femminile avvolta nel suo splendente romanticismo e quel tanto sexy, da piacere ancora. C’è chi è ancora attratta dai simboli misteriosi dell’antico egizio come Genny. Sempre attuali le bluse di pizzo con le loro fascinose trasparenze e le lingerie d’àntan, restano un caposaldo adorato non soltanto dalle donne. La natura è vista da Brunello Cucinelli è come una tundra invernale, dove materiali caldi contrastano i freddi colori di una distesa innevata, elaborando in alternativa il cashmere trasformandolo in pelliccia. Simonetta Ravizza preferisce fare indossare a vestaglia le sue pellicce lunghe, dando un’immagine più minimal, perdendo il suo aspetto sfarzoso. Aquilano e Rimondi, preferiscono restare sul classico, vestendo per Fay la studentessa in gonna cortissima su un cappottino molto elegante, le scarpe rigorosamente maschili, in testa un basco, un stile in tinta su tinta. I dipinti “presi in prestito” dall’epoca rinascimentale applicate su mise longuette di seta, trine e giacconi lavorati al rovescio, hanno catturato Alberta Ferretti con i suoi impreziositi tessuti e zainetti da sera. La nuova tendenza con la sua lungimirante bellezza accomuna gli stilisti indirizzando la donna in una nuova dimensione imperfetta… forse proprio perché è tale… lascia lo spazio e il piacere di vestirsi in modo innaturale ma con estro personale.


Milano (Italia), venerdì 26 marzo 2015

venerdì 30 gennaio 2015

HAUTE COUTURE FASHION recensione Daniele Giordano

Le grandi case di moda indirizzano la donna a scegliere per la stagione in arrivo, gli anni 50/60/70, confondendosi in ampie gonne plissettate, un ritorno al passato con materiali tecnologici presenti. C’e’ di tutto, mini abiti intarsiati con ricami ad un binomio tra un pantalone attillato e stivali in materiale vinile, nominato  panta stivali. Le sorprese non terminano mai, tante soluzioni rivedute e interpretate con eleganza, degna di stile. Questi dettagli confezionati, sono stati presentati al museo Rodin di Parigi, ogni stilista ha esibito il suo trend. Versace, con la sua collezione, ama una linea “disegnata sul corpo della donna” trasparenze di pizzo abbinate alla seta, ondeggiano tra le trasparenze del vedo non vedo, creando un’armonia tra il corpo seducente di chi lo indossa e l’effetto del designer. Schiapparelli, preferisce ritornare al passato, seta stampata drappeggiata, un cappuccio, per coprire e sostituire il casto velo sulla testa. Mani stampate che sorreggono lievemente la chiusura sulla schiena, sembrano stringere una collana è la creazioni di Schiapparelli. Autentici prezzi unici su ordinazione, tanto per chiarire… i pizzi sono tessuti in fili d’oro a 18 karati, mica roba da ridere, oserei parafrasare < Per pochi, ma non per tutti > Le collezioni, di materiali tecnologici sono i protagonisti su quella moquette in tinta rosa, attraversata solo da statuarie indossatrici armoniose nel portamento, proponendo agli sguardi l’involucro più che il corpo, risaltandone la bellezza del capo o l’accessorio indossato. E’ di Mattioli la proposta, un anello in oro rosso raffigurante un serpente, eterno simbolo del male e della provocazione unito al desiderio di seduzione. La maison Medusa, sopprime stampe e ricami, convertendosi all’eros usando tinte e tagli da cesellatori, scoprendo le flessuose parti del corpo di chi lo indossa. La stilista, durante il ricevimento lascia un commento: La cosa più creativa del momento è la tecnologia, tanto vale capirla e usarla. E’ questo il motivo di orientamento, selezionando capi d’abbigliamento e accessori, uniti dalle stravaganti trasparenze e nuovi materiali tanto da perdere la sua fastosità, rimandando in una nuova dimensione la sua leggerezza materiale. E poi ancora il neorealismo espresso da Twin Set, la Mantella di Daks in crepe con ampie maniche, adatta anche di sera, lo stilista Pucci, preferisce gli occhiali a forma arrotondata. Tante le stravaganze e originalità di quest’anno per le signore, tutte tendenze di stile cosmico come vorrebbe la donna di Dior. Un ritorno sulla scena, ritroviamo la Venere Nera, tocca a Naomi Campbell chiudere questo sogno sfila per Atelier La Perla in lingerie, con il suo bustier “vedo nudo” parka di pizzo e pantaloni in organza, fisico mozzafiato, statuario nel suo aspetto ambrato, sfila “cosucce” da 1500 a novemila euro, pezzi unici, le giarrettiere ingemmate che solo l’artigianato può concepire. Qualcuno disse, è un peccato nasconderle, lei rispose: non è vero… è solo per l’intimo…

Parigi (Francia), martedì 28 gennaio 2015



mercoledì 17 dicembre 2014

100 ORE TORINO, DEDICATE A GIOVANNI PASTRONE di Daniele Giordano

Questo concorso vuole essere un omaggio proprio nella sua settima edizione (come settima è la sua Arte) a chi ha fatto sì che Torino diventasse la Capitale del Cinema. E’ il minimo che l’equipe della tele Ema production con i suoi modesti mezzi economici ha realizzato nelle due serate del contesto trasportando gli spettatori in uno spazio-temporale d’Antàn con tanto di “ scenette mute e orchestrina” in sala. Diamo come sempre alcune informazioni su come si sviluppa questo concorso. Non si dovrà superare le cento ore per scrivere, girare e montare un filmato della durata di dieci minuti (titoli di testa e coda compresi). Per stare nel 1914 il tema era Nero e Bianco (il colore era ancora da venire) su dicotomie come: uomo/donna- lavoro/non occupazione-normalità/diversa abilità-bene/male, si potrebbe continuare su questo tema all’infinito. Le troupe iscritte potevano utilizzare un ciak di ripresa aerea con un drone Phantom, aggiungendo la possibilità di riprendere dall’alto su una mongolfiera frenata, la più grande del mondo. Scegliendo poi tra sette generi cinematografici decisi dalla produzione. Tutto questo non basta per il direttore artistico Enrico Venditti, infatti pone i sei parametri segreti: Elemento di Costume Indossato – Monocolo; Elemento di Scenografia – Grammofono; Inquadratura per un Comparto della Fotografia – Spalla Fuori Fuoco dove si vede Suonare qualcuno ad un Pianoforte Acustico; Suono per un Comparto Fonia: Melodia Suonata al Pianoforte in Syncro con l’Immagine di chi la Esegue; Frase – Coppo Poco Cupo, Poco Pepe Cape; Elemento Vagante – Punto Luce. Inserendoli obbligatoriamente e annunciati un minuto prima del via della competizione. Le troupe, come ogni anno si mettono alla prova proponendo lavori sempre medio alto, nonostante il tempo rosicato per l’esecuzione. Quest’anno, per la prima volta gli iscritti erano divisi per fasce: Debuttanti-Emergenti, per questi ultimi la parte musicale come “colonna sonora” rigorosamente suonata da Salvatore Spano (pianoforte), GianMaria Ferrari (contrabbasso), Vittorio Sciobaldi (percussioni), proprio come si usava in quell’epoca. Nulla è lasciato al caso, su questo l’inesorabile fantasia di Enrico Venditti ha dato il meglio di sé, dove il pubblico (gratuitamente) al teatro S. Anna in Torino ha assistito compiaciuto alle due serate del concorso a premi. I film selezionati per quest’allestimento sono: Divisione Zero, Quello che resta del Bene, Sulle spalle dei Giganti, Umor Vitreo, Incontri, Sotto l’ombra di una guerra, Il Passato Presente, Note in Mongolfiera, Strade Antitetiche, Transalvario, Verba Volant, Baloon con Panna, Il colore della Musica, Un motivo per tornare; fuori concorso un simpatico filmato “girato” da piccoli bambini, tutti  gli “attori” si sono presentati in sala col cappello di Babbo Natale. Elena Ascione, navigata presentatrice ha assunto il suo ruolo all’altezza della serata, presentando ospiti come Franco Diaferia facendoci “rivivere con il suo filmato” la presenza di D’Annunzio e Pastrone, mentre Andrea Zirio accompagnato dal suo regista di ritorno da Los Angeles ha proiettato il trailer del suo imminente lavoro dal titolo: Ulisses – A Dark Odyssey che sarà quanto prima distribuito nelle sale cinematografiche. Nonostante il clima brioso dell'ambiente teatrale, si è lievemente toccato un tema alquanto difficile, giacchè il fenomeno è in forte espansione, parlandone con Davide Insinna presidente di Nuovi Orizzonti, un’associazione contro la violenza sulle donne, argomento che negli ultimi tempi ha raggiunto cifre troppo alte per non essere evidenziato. Come sempre compito arduo quello della giuria preseduta dai signori: Daniele Vergara Videomaker, Marco Padini Designer, Fabrizio Meinardi Operatore di Riprese Estreme, anche lui proveniente da Los Angeles, Corrado Trione Sceneggiatore e Attore Teatrale, Alberto Giorgis Regista, in questa selezione erano tutti abbastanza unanimi sulla decisione presa a riguardo dei vincitori. Menzione Speciale per la Fotografia al film: Baloon con Panna; Menzione Speciale per l’Audio a: Quel che resta del Bene; Menzione Speciale per la Sceneggiatura: Sulle Spalle dei Giganti. I vincitori di questa settima edizione sono premio unico categoria emergente – Transalvario – con la seguente motivazione: per la genialità del soggetto unita a una piena consapevolezza dei mezzi tecnici e recitativi; secondo premio categoria debuttanti – Strade Antitetiche – con la seguente motivazione: per la sperimentazione comico surreale che diverte e sorprende, messa in risalto da buone capacità tecniche soprattutto nella regia; primo premio categoria debuttanti – Un Motivo per Tornare – per aver toccato le corde dell’emozione attraverso una scrittura semplice ed elegante oltre a una resa visiva di ottimo livello. Un grande riconoscimento a Philippe Radice malgrado gli immensi sforzi economici e la sua caparbia costanza, continua a tenere viva la tradizione del mimo con il suo Atelier Fisico, presentiamo i ragazzi che si sono susseguiti sul palco: il piacevole di poche parole (nessuna) ma molto espressivo è Cojor Robert, i mimi sono: Mauro Groppo, Paolo Scaglia e Filippo Saberino, le interpreti di uno sketch simpaticissimo: Debora Benincasa e Silvia Saponaro, per slapstic Enrico Mazza e Michele Meneghini. Anche se per motivi lavorativi non era in scena ma presente con lo spirito il coordinatore Jacopo Tealdi. Se dovessimo fare una considerazione delle due splendide giornate, diciamo subito che il concorso incomincia a essere preso in considerazione anche da fuori regione, in fatti alcune delle troupe iscritte provenivano da fuori Piemonte, la platea ha fatto soul-out in entrambe serate, il direttore  artistico Enrico Venditti nonché ideatore del concorso si è ritenuto soddisfatto, così come lo staff che ha supportato questo particolare concorso. A noi non resta che attendere il 2015 cosa s’inventerà il caro Venditti… di certo sarà una o più di una BOMBA!!!

Torino (Italia), mercoledì 17 dicembre 2014


sabato 27 settembre 2014

QUALCUNO PRENDE SUL SERIO UNA SAGA TELEVISIVA… DIVERTENDOSI… recensione di Daniele Giordano

A memoria ricorderete certo quella serie apparsa da noi in televisione nel 2009 e mai portata a termine, ideata da Kenneth Johnson, mentre in America uscì nel 1984. Una serie a puntate, in cui si vedevano personaggi provenienti da un altro pianeta oscurando il cielo di ogni Stato con le loro enormi navi spaziali, chiedendo ai nostri Presidenti la possibilità di attingere acqua e prelevare minerali comuni, offrendo in cambio le loro avanzate tecnologie in campo medico. Tutto sotto l’auspicio della Pace! Questo non vi ricorda ancora nulla? Allora ecco un piccolo aiuto: la sigla del seral, nei titoli di apertura… terminava sempre con una lettera V in colore rosso. Stiamo parlando dei Visitors… ah… ora incominciate nel ricordare, quante volte vi eravate seduti in attesa di sapere come si sarebbe sviluppata la puntata. Sì, ma cosa centra? Certamente vi sarete domandati perché scriviamo su quest'argomento, sebbene la saga ormai da lungo tempo sia stata interrotta, pare per mancanza di odiens. Parola difficile da digerire per chi immette via etere un qualunque spettacolo. La differenza che esiste tra questa parola e la fantasia umana è notevole!  Qualcuno ha pensato bene di “impadronirsi” in questo caso sarebbe meglio dire si è invaghito al punto di farla continuare… non in televisione, bensì dal vero, con personaggi vivi, esistenti. Esiste, infatti, un’associazione con tanto di statuto che calca le gesta di questo serial con passione, determinazione e serietà. Ecco il motivo e del perché portiamo a conoscenza questa simpatica notizia, dandovi la possibilità di assistere alle prime prove di filmati prodotte da questa simpatica associazione. Non sono ancora filmati definitivi, ma semplicemente prove… per verificare l’impatto scenico degli effetti speciali, per incominciare a descrivere la sceneggiatura per passare poi alla fase finale… e su quest'ultimo punto cercheremo di essere attenti e presenti per non perdere neanche un fotogramma del loro futuro lavoro o divertimento che sia. Intanto incominciate a gradire questo piccolo assaggio… cliccando su questi due link:
http://www.youtube.com/watch?v=YpO-X24kVKg                     
https://www.youtube.com/watch?v=kKxzwMQAwh8&feature=youtu.be                       
…………. e buona visione!

Torino (Italia) 26 settembre 2014


martedì 3 settembre 2013

LA 64 SAGRA DEL PEPERONE DI CARMAGNOLA, VARCA I CONFINI recensione di Daniele Giordano




Il primo cittadino Silvia Testa, Sindaco della Città di Carmagnola (Torino – Italia), col taglio rappresentativo del nastro, alla presenza dell’infaticabile Assessore Letizia Albini (Attività Produttive e Manifestazioni), Il presidente del Consorzio, quello dell’Ascom di Torino, l’Assessore della Provincia di Torino (Attività Produttive), Autorità Civili, Militari e tutti i volontari aderenti alla manifestazione, accompagnati dalle note che compongono l’Inno Nazionale Italiano, eseguito dalla Società Filarmonica Carmagnola, apre i festeggiamenti della 64 Sagra del Peperone. Dal discorso del sindaco, è emerso che lo sforzo di questa ennesima sagra in un momento austero, voluta e garantita anche da parte della cittadinanza e del Consorzio Produttori delle quattro tipologie di peperoni: Quadrato, Trottola, Corno di Bue e Tumaticot, orgogliosi come sempre del loro prodotto da oltre un secolo. Pare che quest’anno siano ancor meglio di quelli precedenti, frutto d’instancabile lavoro da parte degli orticoltori. Non desideriamo inoltrarci in quello che è la festa, adatta a tutti e per tutti, grandi e piccini. Gradiremmo invece parlare della Città di Carmagnola. Città ricca di storia che grazie ai suoi abitanti e Istituzioni, ha saputo modificare e identificare il loro paesino in una città confortevole. Questa è Carmagnola con i suoi Musei, le tradizioni ancora vive, pronte a divulgarle per non dimenticare le proprie radici rurali. Riconosciuta da tre anni come Manifestazione Fieristica Nazionale, incomincia a prendere spazio alche verso altre nazioni. Da quest’anno saranno presenti in occasione della sagra personalità “già accreditate” provenienti dal Giappone, Germania e altri paesi. Per non farsi mancare nulla, dopo l’immaginazione che si potesse aggiungere pezzetti di peperone all’impasto di panificazione (riuscitissima combinazione), si è aggiunta un’altra fantasia. Molto più ricercata della prima, si tratta di un impasto di canapa tirata a sfoglia (non dobbiamo dimenticare che nei terreni di Carmagnola, in tempi passati si produceva e coltivava) il ripieno, consiste in mozzarella di bufala, ricotta e spezie, chiuso poi come i tradizionali agnolotti piemontesi di eguale dimensione. Da qui nasce l’idea di chiamarlo: Carmagnolotto! Un suggerimento a questo proposito. Nel periodo medievale, esisteva già una pasta simile, naturalmente l’interno non era prelibato come quelli conosciuti oggi giorno. La differenza, oltre l’imbottitura erano le dimensioni: dalle tre alle quattro volte più grandi di quelli esistenti in commercio. E’ un peccato nel vedere un’idea così ingegnosa e alquanto piacevole oltre che gustosa potesse “scendere” al pari di quelli già in commercio, come dimensione s’intende, non dimentichiamo che la Città di Carmagnola era presente sul territorio nel medioevo e quindi…poteva rifarsi del “tempo ritrovato”…
L’idea è ottima, ma sarebbe meglio renderla propria di un territorio in continua evoluzione.
Non poteva mancare all’appuntamento il simbolo incontrastato che riveste da ben venticinque anni: RE PEPERONE, accompagnato come sempre dalla deliziosa Pouvronera. 

Torino (Italia), 2 settembre 2013



martedì 4 dicembre 2012

“IL MATRIMONIO OMOSESSUALE” recensione di Daniele Giordano


Il Teatro Araldo di Torino (Italia) è partito alla grande, mettendo in scena una commedia degli equivoci, affronta un tabù moderno, in altre parole “Il matrimonio omosessuale” nell’opera brillante, a tinte comiche dal titolo ”Il marito di mio figlio” testo di Daniele Falleri. E’ la prima rassegna teatrale torinese, sui temi dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale. Organizzato dalle associazioni culturali Thealtro e Barbari Invasori dal mese di dicembre sino agli inizi di giugno 2013, il titolo è chiaro: VA TUTTO BENE…MADAMA LA MARCHESA?
Progetto nato da un percorso artistico, costruendo una rassegna configurata come “politiche delle diversità” al fine di identificare ogni essere umano per quello che è o vuole essere e non in contrapposizione ad altri, sotto un indefinibile concetto di “diversità” cuore centrale della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, adottata a livello mondiale nel 1948. L’Art. 2 recita: A ogni individuo, spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. In quest’ottica è stata scelta una frase di Sandro Penna “Beato chi è diverso, essendo egli diverso, ma guai a chi è diverso essendo egli comune” quale manifesto programmatico della prima edizione. La rassegna coinvolge venti compagnie teatrali, 25 spettacoli e 33 repliche, raggruppate in sei diverse sezioni:
Sguardi Teen: l’occhio degli adolescenti, attraverso il loro mondo fatto di dubbi e incertezze.
Sguardi di Pensiero: nelle forme di persecuzione diversa da differenti prospettive.
Sguardi Ambiguità: confusione dei generi o dei sentimenti?
Sguardi di Attrazione: la carnalità, la passione, l’amore il sesso
Sguardi di Fede: omosessualità, religione e spiritualità
Sguardi Leggeri: occhio alla leggerezza e alla tragicomicità dell’ “essere normalmente diverso”
Argomenti fondamentali nello sviluppo della cultura e del pensiero umano, a prescindere dalla propria identità sessuale.
Intervista/video vai al link:
Torino (Italia), 4 dicembre 2012


martedì 7 febbraio 2012

TOO SHORT TO WAIT secondo giorno, recensione di Daniele Giordano

Anteprima Spazio Piemonte continua la sua proiezione, con un discreto numero di pubblico nonostante la neve e il gelo che attanaglia Torino (Italia). I documentari in questa seconda serata, non riscontrano appagano il consenso del pubblico e come per la precedente serata, si segnala un paio di titoli che potrebbero ispirare un commento – Sacerdos in Aeternum – del regista A. Chiesa (da non confondersi con Guido Chiesa), l’altro è Ballata Metropolitana in 4 tempi di Massimiliano Nicotra/ Ivan Perna, i quatto tempi si riferiscono alle fasi di come è cambiato l’aspetto della Città di Torino nella zona chiamata Spina 3. Un lavoro da recensire in altra occasione. In seconda serata, quella dei corti per intenderci , ci fu un piccolo inconveniente tecnico mettendo a rischio la serata in corso e spostarla in altra data. Risolto il problema, la serata è proseguita con la visione dei cortometraggi – Social – (curata sin dalla sua nascita dall’instancabile Gabriele Diverio), categoria attesa dai registi e filmaker, poiché i loro lavori sono proiettati in una sala cinematografica, ma non solo, essi ambiscono ad entrare nella “rosa dei 30 prescelti” di cui 10 scelti dal pubblico, 15 dagli organizzatori del Piemonte Movie e 5 da festival consociati, per essere valutati da una giuria di professionisti e quel verdetto potrebbe cambiare la vita al vincitore, non per il premio, ma per il filmato. Alcuni di questi lavori si potrebbero menzionare tra queste righe, nel vederli riescono a comunicare il giusto senso tra immagine e storia a differenza di altri, in cui la storia non emerge o sono discutibili da un punto di vista tecnico. Per il pubblico assente e quello presente, rammentiamone alcuni: A better Man, di G. Ortolani; Dall’Incubo alla Realtà, del regista Daniele Giordano; Lavoro (s)velato, di S. Novelli. Gli altri, forse declamavano una sorta di pubblicità a favore del sociale o storie incomprensibili che lo sceneggiatore non ha reso visibile nel raccontare. Non parliamo poi di quello “blasonato” e sovvenzionato per la sua realizzazione, da essere nè zuppa e tanto meno pan bagnato! Torino (Italia), 3 febbraio 2012

giovedì 26 gennaio 2012

BLACK OUT, THE SERIES recensione di Daniele Giordano

Tutto inizia con un casting, si scelgono gli attori o presunti tali, l’idea c’è, manca il primo ciak, ecco come si fa un film! Tutto questo in sintesi, facile no, direte voi? Non è proprio così. Intanto devi andare a scuola, poi dovresti studiare, ecc. Qui iniziano le difficoltà. Detto tra noi esistono situazioni diverse, uno studia è bravo ma non ha talento, l’altro non studia ma ha talento da vendere, allora fatemi capire. Intrigante, vero? Abbiamo voluto in breve, spiegare che se hai talento riesci meglio di un altro, com'è capitato a David Valolao studente, poco più ventenne, autodidatta nel settore cinematografico, le cose dette all’inizio, lui c’è l’ha tutte. Intervistato da una rete televisiva nazionale, racconta dell’idea di mettere sul web un seriale cinematografico, di conseguenza come è nato il progetto. L’idea gli è venuta da un fatto realmente accaduto nel settembre del 2001. D’allora il primo ciak è stato battuto, per il giovane regista la strada non è proprio tutta in salita. Per condividere quanto sta accadendo intorno a lui, ha voluto accontentare chi gli ha permesso di realizzare tutto questo, facendo proiettare in prima visione degli assaggini del serial di otto puntate, facendo il sould out in una sala cinematografica di Genova, quasi contemporaneamente un’altra cittadina del levante ligure ha avuto il piacere di assistere al primo episodio della serie thriller – fantascientifica del film dal titolo: - Black Out - che andrà in onda sul web. Tre dei quattro protagonisti del sequel siamo riusciti a intervistarli. Il quarto assente per impegni. Parlando con loro e cercando di carpire qualche indiscrezione sul proseguo delle altre puntate, bocche cucite. Noi possiamo azzardare che in ogni singolo episodio il Valolao, lascia traccia all’attento spettatore e come cita la locandina: E’ possibile che le coincidenze non esistano? Parlando invece con l’attore sulla sinistra del manifesto Alessandro Corsi genovese, ha già lavorato in altre produzioni cinematografiche, il suo reclutamento è stato preso su internet, come cambiano i tempi. Una volta dovevi presentarti al casting col curriculum, portarti un monologo e recitarlo. Il Corsi, leggendo la stesura del copione gli è da subito piaciuto il progetto immedesimandosi nella parte con decisione e grinta, riesce a dare concretezza alle scene trasportando lo spettatore nel suo pathos. Lui è consapevole che dovrà eliminare il suo accento genovese se desidera proseguire su questo sentiero, ma questo non è poi rilevante e comunque dice che è in procinto di frequentare una scuola di dizione. Il secondo attore, che attore non è, partendo sempre dalla sinistra del manifesto si chiama Sara Lucariello, totalmente estranea a questo mondo di cellulosa, oggi invece si dovrebbe dire digitale, è alla sua prima esperienza cinematografica, pertanto c’è poco da dire su di lei, o meglio da scrivere, tranne che la sua voglia di fare, nasce da dentro e il suo lato interpretativo emerge niente male per una ragazza senza esperienza e alle prime pose sceniche. Ultima, ma solo in visione di sequenza del manifesto esposto fuori del cinema Ariston di Sestri Levante, troviamo Michela Zattini, lei ha in seno diverse esperienze teatrali e cinematografiche. La sua figura è fresca, potrebbe interpretare Maria Maddalena o una punk bestia, non fa differenza, riuscirebbe a esprimerle entrambe nel migliore dei modi, il regista per lei a preferito assegnarle un ruolo molto impegnativo e lei, calandosi in un tutt’uno col personaggio riesce a trasmettere la sensibilità del personaggio al di fuori dello schermo. A noi non resta che aspettare di vedere la serie sul web, sperando che siano all’altezza delle prospettive decantate. Sestri Levante – Genova (Italia), 25 gennaio 2012