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giovedì 5 marzo 2015

ANCHE I RE POSSONO CADERE… recensione di Daniele Giordano

ANCHE I RE POSSONO CADERE… recensione di Daniele Giordano
Anche i re possono cadere e poi rialzarsi. Se questa frase vi porta lontano, balenandovi l’idea della commedia di Eugène Ionesco scordatelo, in esso troverete solamente una vaga somiglianza al dramma scritta dall’autore, poiché dall’opera teatrale “Il re muore”, è stata liberamente presa e messa in scena per il nuovo Varietà della Caduta (via Buniva in Torino) da due interpreti, realizzando uno spettacolo che il pubblico pare gradire, tant’è che oltre gli applausi finali (e durante) non sono mancate le gaudenti risate. Questa nuova divertentissima rappresentazione, occupa il posto della già collaudata scelta oculata come sempre da parte degli organizzatori nell’individuare artisti e proporli in questo fantastico e piacente bistrot cittadino, riempiendo così quello spazio del martedì, amato e frequentato non solo dai torinesi. Come sempre, in quella nicchia è molto difficile poter assistere alle sue performance se non si è prenotato, i posti sono limitatissimi, appena cinquanta… quindi rimane indispensabile farlo con anticipo… altrimenti si rischia di ritornare il successivo martedì nella speranza di avere maggior fortuna. Parlando della recita, gli attori Matthias Martelli e Anna Saragaglia, nelle rispettive parti del Re e della velata Morte realizzano, insieme a due musicisti come Alessandro Mosca (pianoforte) e Giorgio Volpi (clarino) una passerella, assemblata da strani individui in cui si dipana tutta la matassa della sceneggiata. Così troviamo sul palco il cantautore Michele Antimusica, il nome è già una garanzia, con le sue strampalate rime, unite alle sue canzoni, dando quel tocco in più di cui non puoi fare a meno di ridere. Si presume che buona parte di Torino conosca Ian Deadly, è facile incontrarlo nelle piazze del centro città, con le sue sfere trasparenti o altre giocolerie da artista di strada, non questa volta su questo palco, infatti, lo troviamo in una veste diversa dal solito,  esibendosi con l’Hula Hop… cosa non ti combina con quel cerchio. In ogni teatro che si rispetti, c’è sempre qualcuno pronto a mettersi alla prova, in questo caso troviamo Filippo Tropanese in una lettura su Pirandello, per poi lasciare il posto a una performance proposta da Francesca Garrone, nel presentarsi potrebbe creare imbarazzo, quasi sgomento, nel vedere un corpo sinuoso indossare una maschera antigas, pronta a eseguire una conturbante danza, forse propiziatoria per un futuro non radioso. Con le sue movenze languide lascia cadere le spalline della sottoveste, facendola scivolare lungo i fianchi sino a scoprire il corpo avvolto dalle luci colorate degli spot, coprendola in un rituale sensuale, per niente volgare, anzi con una grazia che termina da parte del pubblico in un caloroso ed efficace applauso. Il proseguo degli artisti su quei pochi ma fortunati metri quadrati di palco, capaci di sorprenderti come Lorenzo Scotton, cedendolo a due Drag Queen come: Caterina Casello, ben preparata nel cantare in play back e un'espansiva “allargata di braccia” eseguita dall’esuberante Barbi Bubu. Tutto questo nel continuo raccontarsi questo episodio tra il re e la donna velata… che sin dall’inizio ha pronosticato la sua morte prima che finisca la recita! Nell’insieme lo spettacolo è gradevole, non noioso, se non fosse per l’insufficienza dovuta al timbro di voce che alcuni dei protagonisti non usando la giusta intonazione nel modulare la voce in modo corretto, veniva a mancare la sonorità perdendo parte del dialogo.


Torino (Italia), mercoledì 4 marzo 2015

martedì 18 novembre 2014

MADAMA BOVARY recensione di Daniele Giordano

Uno scrittore, un suo primo romanzo con la sua immensa gioia di averlo appena pubblicato, è quello che ogni autore si attende, non per lui. Appena pubblicato, fu messo sotto inchiesta per oltraggio alla morale pubblica, non dobbiamo dimenticarci che siamo nel 1856. Sarà un caso o così volle il destino che dopo un anno fu assolto e, sotto forma di libro, divenne un bestseller con tanto d'illustrazioni del pittore Charles Lèandre. Stiamo parlando di Gustave Flaubert, il narratore di questo racconto, ispirato a un episodio realmente accaduto a una giovane donna di provincia, Delphine Delamare, del cui suicidio si parlò in un giornale locale nel 1848. Non è di questo che intendiamo parlare, né tantomeno approfondire il comportamento della protagonista Emma. La penna di Flaubert, perennemente alla ricerca de le mot juste, oggi a distanza del tempo trascorso è considerato uno dei primi esempi dei romanzi tangibili. Ci siamo introdotti in un antefatto per esprimere il concetto che da una forza evocativa dei classici della letteratura, può scaturire un’esplosione di spettacolo. L’autrice, con libertà e senza impedimenti al romanzo separata non solo dalla lettera “A” finale, porta in scena la “sua Madama Bovary”, presentandosi in un vestito dall’aspetto nuziale e quello dell’epoca. Una brillante commedia dispersa in un'indefinita pianura, recitata con frammenti dialettali per eccellenza nella lingua corrente del territorio dove incontriamo Emma una provinciale, sposa di Charles Bovary, ufficiale sanitario di una non definita altrettanta provincia. La donna, crede d’intraprendere con lui una vita soddisfacente alle sue necessità, saziando i suoi desideri più reconditi. Inquieta e impaziente nel mettere in pratica componimenti narrativi e lussureggianti fantasie derivanti dalle “novelle popolari”, contornati da tradimenti per sfuggire alla routine del matrimonio, scoprendo tutta l’inespressività che ne deriva dalla semplicità del suo compagno che pur amandola sinceramente, egli non è in grado di colmare i vuoti che si trasformano in voragini per la nostra protagonista. C’è una leggera confusione: la pianura che avvolge la campagna di Flaubert è quella francese… non padana! Indiscutibilmente ci troviamo di fronte a qualcosa d’insolito, la drammaturgia che stiamo per raccontare è quella che la brillante autrice e interprete Lorena Senestro, reinventa una Bovary quotidiana, rievocando versi di Guido Gozzano, portando in scena un monologo intercalato tra il dialetto piemontese e l’italiano con estrema disinvoltura, già sperimentato in altre occasioni con altri nomi del passato. Sebbene questo insolito soliloquio, abbia questa variante, non si deve pensare che sia in qualche modo evirato del suo aspetto teatrale, detto questo, autorevoli critici sono arrivati alla stessa conclusione nel vedere lo spettacolo, definendo la Senestro attrice ironica, il testo colto e spiritoso, tra momenti di disperazione alternando risate e sorrisi dove il pubblico non si annoia, anzi continua a seguirla sin dalla prima entrata in scena. Da parte nostra c’è voluto un anno per avere l’opportunità di assistere a questa splendida esibizione avvenuta al Teatro Concordia di Venaria (TO), è valsa la pena di tanta attesa. Questo spettacolo è stato Finalista al Premio Scenario 2011, grande debutto al Teatro Stabile di Torino nel 2012, menzione speciale Argot Off 2013, più di cinquanta repliche in diverse piazze italiane ed estere.  Salendo sul palco, Lorena più che attrice è un abile istrione, qualunque sia la sua parte… senza porsi limiti… riesce a coinvolgere gli spettatori recitando… dove c’è sempre un desiderio che trascina, e una convenienza che trattiene, sarebbe stata l’affermazione di Emma Bovary…

Torino (Italia), lunedì 17 novembre 2014


Ecco l'autrice e interprete Lorena Senestro nella veste di Emma Bovary.

mercoledì 12 novembre 2014

TERAPIA… ECCO COSA CI VUOLE… recensione di Daniele Giordano

E’ sempre un piacere ritornare e trovarsi immerso in un’atmosfera parigina nel cuore di Torino! Fare parte di quel d’Antàn al coperto mentre fuori imperversa la solita pioggia autunnale. Il calore dei suoi cinquanta posti a sedere, definito il più piccolo teatro d’Italia… ha lasciato la sua posizione a un subentrante teatro italiano contenente solamente trentacinque posti… declassando il suo primato ma non il suo fascino… Per noi torinesi resta il teatro più piccolo, piacevolmente attratto da chi regolarmente lo frequenta ogni martedì per non perdersi ed assistere al suo Varietà… quello della Terapia… appunto… della Caduta! Pochi sanno cosa s’intende nel gergo teatrale per “caduta” la sua definizione è bellissima. Un avviso per i lettori: Non pensate di andare un martedì e occupare un posto se non l'avete prenotato, è così che funziona! Vi chiederete perché tutta questa manfrina per un piccolissimo teatrino, beh… mi viene in mente una pubblicità: se non provi… non sai! Tornando al pensiero, al Teatro della Caduta ubicato a Torino in via Buniva, 24 (da non confondersi con il Caffè della Caduta di via Bava, 39), durante il varietà, si sono intervallati sul palco un’attrice per eccellenza, il suo fascino e la sua bravura, come donna e attrice è superato da poche sue colleghe. Avremo modo di vederla in altre vesti recitare in prosa Madama Bovary, il quindici di questo mese al teatro Concordia di Venaria – TO, di questo parleremo in altra occasione. Continuando, se poi accanto a lei troviamo il bravo Marco  Bianchini… beh è inutile dire che le lacrime di risate scenderanno copiose dai vostri volti. E su questo proposito tra il pubblico cerano due noti personaggi conosciutissimi, di risate ne hanno fatte. Queste due artisti operanti nel settore della prestidigitazione, per farvi capire chi siano, ma per ragione di privacy, solo per quella non posso svelarvi i loro nomi ma possiamo darvi un aiutino, incominciamo e finiamo col dire che i loro nomi iniziano con la lettera A dell’alfabeto, entrambi amano la loro bella Torino, il primo conosceva già il locale a differenza del secondo che è rimasto entusiasta per l’insieme e soprattutto per aver scoperto questo fantastico luogo, stop! Continuiamo invece a comprendere chi si è esibito, sul palco ritroviamo in ordine sparso il simpaticissimo “tormentone” Manuel il Giullare, Paola Lombardo e Nicola Muntoni, Michele Cosentino, Paolo Avataneo, Walter Perino in un numero “luminoso” e poi il cantastorie Marcello Fondo. Per terminare la carrellata dei nomi degli artisti, si sono esibiti … in piccionaia… due musicisti Alessandro Mosca e Giorgio Volpe. Da questo posto si esce veramente ritemprati… ciò significa che la Terapia della Caduta è efficace!

Torino (Italia), mercoledì 12 novembre 2014




mercoledì 15 gennaio 2014

UN LUOGO “COMUNE” recensione di Daniele Giordano


Andando a teatro uno pensa di trovare loggioni, poltrone numerate, lacchè che vi accompagna al posto, eleganti abiti da sera impreziositi da gioielli, in breve, quelle cose tipo vita mondana, è quanto ci si aspetta da un teatro… beh, il posto che stiamo per presentare non ha nulla a che vedere di tutto questo, tranne il modo gentile di accogliere l’avventore occasionale o abituale.  Il teatro o meglio il locale, sullo stile cabaret - avec des spectacles de chanson, d’humour et de poésie – avete presente il vecchio e rinomato “ Au Lapin Agile” di Montmartre a Parigi, nato intorno al 1866, appunto quasi simile… con diversi anni in meno. Stiamo parlando del “Caffè della Caduta” aperto da poco più di un anno in via Bava 39 a Torino (Italia). Con una semplice forma, ha saputo contenere i costi pur dando al pubblico ottimi spettacoli, oltre spazio ad artisti conosciuti o ancora da affermarsi. Recentemente in programmazione, vi era un’anteprima regionale alquanto inverosimile dal modo in cui l’artista ha chiosato un monologo d’ispirazione leopardiana, intensa è stata la parte dell’interprete. Iniziato con il pianto di una bimba, è riuscita a portare il pubblico sino a che essa non diventa adulta. L’attrice, Lorena Senestro entra in pieno nella parte, in più ruoli contemporaneamente, cambiando il timbro di voce, espressione corporea del viso, sino a segnarlo con una lacrima, magnetizzando lo spettatore tra effetti di luce (gestito nei giusti cambi da Massimo) che compongono la trama del soliloquio, mantenendo i ritmi costanti senza mai perdere quel filo che lega la narrazione allo spettatore preso dall’intricato assolo drammatico. Tra i molteplici passaggi che Lorena percorre, l’uditore entra anch’esso nel dramma, testimone “impegnato” per arrivare alla conclusione del testo. Il titolo poi la dice lunga: Leopardi Shock. Di una cosa si è certi, forse anche “l’uomo di Recanati” se avesse potuto ascoltare Lorena Senestro l’avrebbe applaudita.  

Torino (Italia), 14 gennaio 2014