venerdì 9 maggio 2014

TORINO FRINGE FESTIVAL Tiriamo le somme. recensione di Daniele Giordano

(Introduzione)
Oramai siamo giunti quasi al traguardo di questa seconda edizione, chissà cosa ha lasciato nei cuori degli spettatori coinvolti durante tutti questi giorni. Quante le persone che si sono avvicinate attorno a questo meraviglioso progetto? Come sempre i media sono leggermente “parsimoniosi” nel dare spazio sopportando idee nuove o come questa… peccato, loro non apprendono, o meglio apprendono solo quando l’impalcatura è arrivata al tetto… come si faceva tanto tempo fa per la costruzione di una casa, arrivati al tetto si poneva la nostra bandiera… e un ramo di ulivo, a simbolo che la casa era in piedi! Siamo certi che gli organizzatori sono caparbi e continueranno il loro cammino a testa alta, perché chi ha avuto modo di seguire il Torino Fringe Festival 2014 ha trovato un clima sereno, spensierato. La cosa importante secondo noi è stata l’adesione e anche per quest’anno si è potuto nuovamente assistere a qualcosa di grande!

(Parte Quarta)
WWWW. TESTAMENTO. EACAPO
L’attore Luca Trezza con il suo monologo ha pensato di portare una storia tra due o più individui che s’incontrano tramite una chat. Non escludiamo che il soggetto possa in qualche modo piacere, di sicuro è discutibile e opinabile su come s’interpreta e, soprattutto di come è recepito da quei pochi “eroi” che hanno assistito allo spettacolo sino in fondo.

MADAME PISTACHE
Uscendo da una sconcertante rappresentazione, mi trovo sbarrato il passo da uno di quei “teatrini” allestiti in modo frugale (questo niente male, bisogna dirlo) attorniato da un nugolo di persone in piedi o sedute sul selciato, a ridosso della strada dei Molossi, con una parte di bancarelle del “Baloon” nel cuore pulsante di Torino, con i suoi brocanteur che assistono compiaciuti alla performance di Marta Pistocchi, in arte “Madame Pistache”. Lei, regina della strada, ricca di quell’esperienza che ti forgia, palestra che non ti permette di sbagliare… altrimenti muori di fame! Lei, con il suo graziato modo di fare, ammaglia grandi e piccini, divertendoli, dando vita, corpo e voce ad  una girandola d’interpretazioni pieni di ironia accompagnata dal suo violino facendo vibrare quelle corde sino allo spasimo. Quando parliamo di artisti o spettacolo… dovremo incominciare da qui!

LOVE IS IN THE HAIR
Un monologo, un semplice monologo! Di quelli triti e ritriti, sentiti chissà quante volte… e basta, non se ne può più di monologhi! Questa volta però ci si sbaglia a fare di tutta un’erba e un fascio. Sì, perché non è un monologo qualsiasi, senza fare paragoni. E’ un monologo studiato per non tediare, ascoltando non hai tempo a girarti e rigirarti sulla sedia o poltrona che sia! Ti prende, t'invoglia, ti cattura, quella poltrona nel mezzo al palco è la complice di Laura Pozoni, è da lì che fuoriescono tutte le sorprese dei suoi personaggi, ora rifatti, zoticoni o semplicemente laureati in cerca di lavoro. Non manca l’effetto Sam Raimi, il regista del film “La Casa”. Sì, perché tutto questo avvicendarsi, accade in un salone di parrucchiere… scusate: Hair Stilist... come dice la protagonista! Immaginatevi cinque donne alle prese con un parrucchiere… tipo “Shampo” (diretto da Hal Ashby) visto al contrario. L’attrice ama giocare con i titoli facendo similitudini per renderlo accattivante al pubblico, raccontando e trasformandosi con il solo aiuto della mimica e voce, certamente anche della sua poltrona, fa del suo spettacolo una recita da non evitare!


Torino (Italia), 9 maggio 2014 

3 commenti:

  1. WWWW. TESTAMENTO. EACAPO
    beh quei pochi “eroi” , hanno aspettato fino alla fine per giudicare lo spettacolo...non sono rimasti 10 minuti per capire tutte le cose che ha capito lei.
    Forse infastidito perchè non aveva il posto davanti all'attore, forse perchè ha sentito la musica fuori la musica di MADAME PISTACHE o forse perchè doveva prima mangiare qualcosa prima di andare a vedere LOVE IS IN THE HAIR.
    Però non si omette davanti a un commento quanto è rimasto in sala.....
    FIRMATO
    UNO DEGLI EROI

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    1. Gentile Francesca, rispondo con piacere alla critica espressa circa la mia recensione. Uno spettacolo, per un critico si può valutarlo sin dall’inizio e, tanto per la precisione cronometrica: TRENTACINQUE MINUTI! La metrica di valutazione è semplice, non occorre stare sino al termine per “giudicare” una rappresentazione, ciò nonostante la mia critica che può piacere o no, è pur sempre opinabile poiché opinione. Non penso comunque che restando sino alla fine l’attore potesse farmi cambiare la mia valutazione. Da dentro non ho sentito la musica di un violino che mi ha trascinato fuori come i topolini della fiaba. E’ stata una sorpresa per me, uscendo (del resto l’ho scritto), mi sono fermato a vedere la performance dell’attrice brevemente (cinque minuti), tanto da esprimere il contenuto della recensione su di lei che non era da parte mia in programma. Per quanto riguarda il mio pasto, da quando seguo il Fringe, la mia frugale cena è posticipata all’una dopo la mezzanotte. Devo dire, come del resto ho scritto che LOVE IS IN THE HAIR è stato piacevolmente bello. Premetto, questo commento non sarà da me cancellato.
      Daniele Giordano

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