Siamo abituati
per antonomasia associare una città a un monumento o qualcosa che ci fa
ricordare quella specifica città, soprattutto in periodi di raccolta
stagionale. Stiamo parlando della Città di Carmagnola e del suo prodotto ormai
conosciuto anche all’estero: Il Peperone!
Tralasciamo per
un attimo questa solanacea, avremo di che sollazzarci nella seconda parte di
questa recensione. Introduciamo invece qualche cenno su questa splendida città
che ancor oggi conserva le sue caratteristiche medievali. Faremo un excursus su
cosa racchiude Carmagnola tra le sue antiche mura, senza di questa… non
potremmo arrivare alla 66esima Sagra del Peperone, l’unica certificata con il
termine Nazionale. I primi documenti la identificano come potestà giudiziale
Arduinica, poi sotto il dominio dei Marchesi di Saluzzo sviluppandola sia dal
piano strategico sia nel commercio. Il rovescio della medaglia si ha col
decadimento del Marchesato, dove trovano spazio saccheggi e l’epidemia del
1522, non meno con la vittoria e l’occupazione dei Francesi trasformandola in luogo
fortificato, edificando una seconda cinta muraria di bastioni ancora visibili.
Dopo quarant’anni Carlo Emanuele I di Savoia
riprende provvisoriamente Carmagnola ai Francesi… per poi essere riconquistata
nuovamente. E’ con la presenza di Vittorio Amedeo II che nel 1691 riconduce la
Città al dominio sabaudo ponendo fine il ruolo strategico di Carmagnola, a
favore di uno sviluppo agricolo e commerciale sino all’industrializzazione del
secondo dopoguerra. Dall’anno mille a oggi tante cose si sono accadute alla
Città di Carmagnola… ma del peperone non c’era ancora traccia… questo è solo
l’inizio!
La
città è situata a sud di Torino, ai confini del
Cuneese della anche Provincia Granda, con i suoi novantasei chilometri quadrati
il comune di Carmagnola è il secondo comune più grande per estensione della
provincia. Giovanni Paolo Morosino intorno al 1600 disegnò la pianta dentro le
mura della città con scansione geometrica tagliando in due l’intero nucleo
abitato, la vera prosperità per i carmagnolesi con il suolo sabbioso fece
prosperare la coltivazione della canapa unica antica ricchezza. Interi nuclei
famigliari si dedicarono alla lavorazione e commercializzazione del cordame per
la flotta della Marina Militare sino a esportarlo, non dobbiamo dimenticare che
il fiume più lungo d’Italia il Po (un tempo Eridano) era navigabile sino alla
foce. Nel 2004 la rete dei musei cittadini, raggruppa cinque luoghi di cultura
e tradizione locale l’Ecomuseo della Canapa, il Museo Tipografico Rondani, il Museo
Civico di Storia Naturale, la Sinagoga infine il Museo
Civico Navale, già da diverso
tempo riuniti in un sistema di gestione e promozione più interessante come punto
di attrazione per un turismo culturale diverso. E’ una città viva dove in ogni
angolo o palazzi si può assaporare un pezzo di storia. Se desideriamo l’arte,
andando a visitare le mostre che si tengono a Palazzo Lomellini. Carmagnola non
è soltanto questa, è un viaggio alla riscoperta del territorio piemontese che
inseriscono le diverse realtà museali, all'interno di un ambiente pensato come Ecomuseo del Territorio.
(segue seconda parte).
Torino (Italia), lunedì 30 agosto 2015
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