Può una dinastia essere racchiusa in una
pastiglia? Pare proprio di sì.
Stiamo parlando di una
regione, una provincia, una città, forse dell’Italia intera, sono
parti della stessa figura geometrica. Non stiamo parlando di formule
algebriche o cabalistiche, il nostro racconto, è racchiuso in un
piccolo cilindro di zucchero, quello che farebbe piacere è cercare
di (ri)scoprire e ripercorrere ciò che ha rappresentato e fatto
grande una fabbrica nel corso dei secoli. La nostra storia parte
dall’anno 1857, in una ridente cittadina in provincia di Cuneo,
mancano ancora quattro anni per approvare il progetto di legge del
Senato dove sarà proclamato ufficialmente la nascita del Regno
d’Italia, quattro anni alla fatidica data per l’Unità d’Italia.
In attesa che questo avvenga, un imprenditore di nome Luigi Leone,
prova ad aprire una modesta confetteria con annesso laboratorio in
Alba, dove ben presto trovano consenso le sue pastiglie tra borghesia
e notabili, sino a diventare fornitore ufficiale della Real Casa
Savoia. Gli anni passano, le
persone si susseguono in cordata, legandosi alla famosa “pastiglia
di zucchero” dai più attenti e gradevoli sapori, anche lo Statista
Camillo Benso, si deliziava con le “senator” pastiglie gommose al
gusto di violetta, forse compiaciuto perchè l’Unità
d’Italia dopo tante trattative si era conclusa. Intanto quel
piccolo laboratorio incomincia a “essere stretto” al signor Luigi
Leone che insieme al nuovo socio Piero Querio, crea una società in
nome collettivo, per ampliare e servire ancor meglio la sua già
vasta clientela, trasferendo la ditta Querio e Leone nel nuovo
negozio in Corso Vittorio Emanuele in Torino. Ed eccoci all’inizio
secolo, il 1900, l’inventiva del fondatore continua, decidendo di
depositare il marchio di fabbrica e la minuscola lettera “L”
impressa su ciascuna delle pastiglie, i
segni distintivi del suo marchio e dei suoi fregi della Real Casa
Sabauda. Il passamano dell’attività continua sino al 1934 che
passa dall’ingegner Carlo
Eugenio Calasso per essere ceduta ai
fratelli Celso e Giselda Balla per la somma di centocinquanta mila
lire. I nuovi proprietari, decidono su volere della sorella Giselda
di trasferire il laboratorio in
un sito più ampio per aumentarne le potenzialità con l’intento di
unire confetteria e l’adiacente negozio per la vendita del
prodotto. Giselda Monero, sposata da poco con Innocenzo, si rivelò
pronta a portare avanti l’azienda, qualità peculiare e fuori
dall’ordinario in un'epoca dove le donne non avevano diritti, ma
lei come pioniera dell’imprenditoria femminile, scorge nel
laboratorio dolciario Leone le potenzialità di una grande azienda
capace di attuare e aumentarne la produttività. Spostano la
produzione e sede in Corso Regina Margherita 242, sempre a Torino,
fabbrica dismessa della Fichet, produttrice di Casseforti. Con la
sua caparbietà, unita all’intelligenza, fece di lei una donna
capace, tanto da essere soprannominata “la leonessa” orientandosi
verso la modernità senza trascurarne la tradizione, portando agli
alti vertici il consolidato stabilimento. Fu lei a mettere in
commercio quelle preziose scatoline di latta dal tono Vintage,
decorate in Art Decò, tanto ricercate da collezionisti (entrando nel
nuovo fabbricato, troverete esposte alcune tra le più espressive).
Svariate versioni, come diversa la dimensione, comprendono questi
graziosissimi contenitori anche in edizioni limitate, ad esempio
quella dedicata al cartone animato di Lupin III, oppure le speciali,
per ricordare il 150esimo anno dell'Unità d'Italia. Si dice: Tempus
fugit e di acqua sotto i ponti pare ne sia passata da allora. Gli
anni ottanta vede “la leonessa Giselda” lasciare il timone
imprenditoriale al figlio Guido Monero, cresciuto all’ombra di una
eccellente guida e madre. Tutti gli insegnamenti ricevuti vanno a
frutto coinvolgendo anche la sede storica delle “Pastiglie Leone”
che diventa ancora una volta stretta. Il
insieme alla figlia Daniela che segue da qualche tempo le orme del
padre nell’azienda (sembra di vedere la nonna, tanto è capace nel
suo habitat), decidono di trasferirsi alle porte di Torino, in un
edificio nuovo, più grande, su una superficie piana e funzionale,
mantenendo gli stessi macchinari di un tempo, tenuti in perfetta
funzionalità con alcune aggiunta di apparecchiature d’ultima
generazione. Per dirla in breve: Lo stabilimento dentro le nuove
mura… racchiude tutta la sua storia pur mantenendo caratteristiche
innovative, immaginate quale sorpresa, può riservare una visita
all’azienda. S otto la guida
sapiente di Daniela Monero (stesso temperamento di chi ha briglia per
condurre) e gli interventi incisivi del padre Guido (con aneddoti e
ricordi), figlio di Giselda che solo una persona dedita al suo lavoro
sa raccontare con enfasi. Durante
il percorso, permette di scoprire dettagli e segreti tutt’altro che
insignificanti, non solo sugli ingredienti selezionati con cura e
dedizione, anche quando la scelta comporta successive difficoltà
nella lavorazione. Questi
singolari “pezzi di storia”, raccontati tra i vecchi stampi per
caramelle e attrezzature all’avanguardia che oggi producono ben
quaranta gusti di pastigliette, assieme a tutto il vasto assortimento
di gelatine, gommose, caramelle dure e fondenti. Iniziato in un
lontano remoto le “zuccherose pastiglie, marchiate una a una con la
lettera L”, selezionate materie prime genuine, il loro
inconfondibile colore
pastello a indicare i differenti gusti, L’utilizzo
di essenze, estratti e aromi
che risaltano la fragranza e
profumo, ottenuto rigorosamente con prodotti naturali. Sapersi
costantemente rinnovarsi nei gusti, potrebbe risultare la “chiave
di Volta” del suo successo, l’ultimo è quello della cedrata
Tassoni, non è il solo connubio tra marchi imponenti, nel tempo sono
comparse altre importanti aziende. Tante le varietà tra cui
scegliere come ad esempio le
dissetanti al mirtillo,
limone, arancia, mandarino, violetta o ancora fragola e poi le
digestive alla menta,
camomilla, genziana, rabarbaro o fernet e chissà ancora! Vogliamo
parlare delle…gelatine, la liquirizia, le gommose, ora anche il
cioccolato. Il nettare degli dei, toccasana dei rimedi per le persone
“carenti di coccole”, sapete
perché quello di Leone è buono? Semplice: viene “cullato per 60
ore” in conche piane, così facendo si elimina il tannino residuo.
Per questo manufatto, sono utilizzati prodotti genuini come il latte
e panna freschi, anziché del comune latte magro in polvere. Con tali
scelte merceologiche, le difficoltà di produzione aumentano ma
ripagano ampiamente, col risultato: il cioccolato al latte Leone ha
un sapore inconfondibile di mou, lavorando la superficie in una
texture cremosa, apprezzata dal consumatore. Dalla prima pastiglia di
zucchero nulla o poco è cambiato da allora tranne le persone, la
lavorazione, il prodotto è rimasto inalterato per la qualità delle
materie prime, facendo di questa ditta dolciaria parte
della storia del capoluogo piemontese, sviluppandosi sino a
diventare una delle aziende di dolcezze torinesi più conosciute e
apprezzate in Italia e nel mondo, col suo marchio inconfondibile, che
ancora oggi, dopo più di 160 anni, continua ad ingolosire grandi e
piccoli.
Un paio di curiosità si pensa che possano
interessare ai lettori ascoltate durante la nostra visita. Nella sede
di Torino, in Corso Regina Margherita, all’interno vive una vite,
non è stato indicato se producesse uva o vino. Dalla medesima
pianta, fu preso un germoglio per trapiantarla nel nuovo stabilimento
di Collegno (TO), l’idea fu del Figlio di Giselda, il ragioniere
Guido Monero, suggerendoci: Se ha portato bene alla vecchia sede, ne
farà altrettanto e sarà di buon auspicio a quella nuova! Un altra,
è quella che per tutelare il
valore storico del complesso di Corso Regina Margherita, il Comune di
Torino, ha approvato una variante al P. R. G.: la palazzina diventerà
sede di rappresentanza della Leone, il capannone industriale verrà
trasformato in due piani di loft, il resto della superficie
convertito ad edilizia residenziale. Non ultima, se avrete la
possibilità di visitare la nuova azienda oppure andando a fare
rifornimento di pastiglie nel negozio “La Bocca del Leone”
adiacente allo stabilimento, fatevi raccontare la simpatica storia
delle tavole dipinte a mano da quel pittore esordiente che con
dovizia ha riprodotto da differenti angolature tutta la struttura
della vecchia sede…. compresa la vite. Terminando l’interessante
tour dell’azienda nel suo secolo e mezzo di racconto, ci troviamo
nell’atrio per il commiato del nuovo complesso, alla vista
troverete cose che vi sorprenderanno come: Sculture di Leoni, simbolo
indiscusso del fondatore… una carrozzeria di una cinquecento…
dipinta dal pittore Antonio Carena, infine due enormi ritratti di re
Vittorio Emanuele II e sua moglie Maria Adelaide d’Asburgo. Vedendo
questi oggetti vi domanderete: Leoni a parte, ma che ci fanno queste
cose in una Fabbrica di Pastiglie! Questa è un’altra storia…anzi
per l’esattezza sono tre...
Torino (Italia), lunedì 17 aprile 2017
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