giovedì 21 maggio 2015

IL BACIO DELLA VEDOVA recensione di Daniele Giordano

Sarà perché a teatro, questo genere è poco considerato dagli autori contemporanei, ancor meno rappresentato da pochissime compagnie. Quando capita, si riesce ad assaporarne l’essenza di quello che circonda la parte scenica coinvolgendoti sino a cogliere le sfumature che emana. Quello di cui stiamo scrivendo, inizia come una commedia, poi la suspence ti avvolge, entri, l’atmosfera si trasforma in un thriller teatrale. Scritto da uno dei noti autori americani contemporanei tratta una storia incredibile, avvincente e imprevedibile. Arci Crisp e George Ferguson, sono due operai di un'imprecisata provincia americana e lavorano in una cartiera. Una sera Arci rivela a George di avere un appuntamento con un'ex-compagna di scuola, Margi Palumbo, che ha incontrato per caso il giorno precedente; entrambi però sono a conoscenza del perchè lei sia tornata in città. I due ricordano gli anni di scuola, parlano di lei e in particolare del suo successo. All'improvviso Margi appare al deposito, è arrivata all'appuntamento. Fra i tre s'instaura immediatamente un rapporto ambiguo nel ricordare "i vecchi tempi" e nel raccontarsi la vita dopo gli anni di scuola. In un crescendo si svela una storia che ha dell'incredibile... Una drammaturgia riuscita, ben recitato, mantenendo nel suo crescendo interessato il pubblico, sebbene il luogo non sia adeguato a questo genere, riesce comunque a ottenere la palpabile atmosfera noir. L’attrice Rebecca Rossetti per niente imbarazzata nella scena principale, riesce a rendere il suo personaggio affascinante, affiancata da altrettanto bravi attori quali: Jurij Ferrini che cura anche la regia e Francesco Gargiulo.  


Torino (Italia), lunedì 18 maggio 2015

mercoledì 20 maggio 2015

SIGMUN & CARLO recensione di Daniele Giordano

SIGMUN & CARLO recensione di Daniele Giordano
Forse sarà il passaparola oppure il caso a gremire la sala dell’Unione Culturale in Torino, per la rappresentazione di Sigmund & Carlo con gli attori Roberto Cardone e Niko Mucci (quest’ultimo cura anche la regia) delle compagnie Libera Scena Ensamble/Teatri Associati di Napoli. Sul palco due attori… al momento sconosciuti tra loro, però non lascia alcun dubbio… sul perché si trovano seduti su una panchina del parco di fronte a una scuola superiore… Tra loro il dialogo non è di quelli che si dice “amichevole” pur avendo lo stesso vestiario, dalle apparenze anche qualcos’altro… in modo visibile e definibile! Descriviamo in due battute il loro abbigliamento: solamente un impermeabile addosso… e niente più! Lo spettatore arguto e ben informato, sa benissimo chi abitualmente usa un simile abbigliamento anche in piena estate, soprattutto trovandosi nelle vicinanze di una scuola al suono dell’ultima campanella, in attesa di essere invasi da ondate di ragazzine pronte all’uscita. Eh, sì direte voi, è la solita storia di due individui pronti a esibire alle giovani, “l’arma letale” per goderne appieno dei loro gemiti o altro per assaporarne il fremito godereccio! Nel frattempo, prima che questo avvenga, il “padrone di casa della panchina” non desidera sovrapposizioni all’azione che potrebbero creare confusioni, cercando in molteplici modi di allontanare l’anonimo intruso. Questa grottesca pantomima per i nostri attori, continua tra risate echeggianti in sala, sino a diventare amici “mostrando uno all’altro” quanto tra breve dovrebbe essere esposto alle ragazze. In questa “veduta” viene fuori… il confronto… dolente punto, battute, provocazioni ed ecco che ritorna la diatriba dovuta alle dimensioni… Non solo anche del posto e da chi in precedenza preso a dimora. Voi avete certamente capito di cosa stiamo parlando, vero? Due esibizionisti o presunti tali, con caratterialmente opposti. Pur condividendo lo stesso pensiero uno, è abituato a dire le cose senza infiorettature, facendo notare la provenienza del suo ceto proletario, docile il secondo, di gusti raffinati, con fogge signorili pronto a sottomettersi. Dopo innumerevoli esilaranti discussioni, la commedia persiste nel suo percorso in un continuo elevarsi tra risate e battute sino al punto che i due attori decidono di presentarsi dicendo: il mio nome è Marx, ed io sono Freud… E qui si riaccende per l’ennesima volta il conflitto tra capitale e psicanalisi e non solo! E uno spettacolo da non perdere… sino al suono della campanella…!


Torino (Italia), lunedì 18 maggio 2015

ULTIMI GIORNI DEL TORINO FRINGE FESTIVAL recensione di Daniele Giordano

Per sapere cosa offriva la serata sugli spettacoli del Torino Fringe Festival… ci siamo “parcheggiati” al Garage Vian ed eccone i risultati.
NIÑA
Gatto Vaccino Teatro, compagnia torinese presenta Nina di Roberta Maraini ed Enrico Seimandi. La stesura scenica, ideata per il progetto D. N. A. (Drammaturgie Non Allineate) su l’infanzia e adolescenza, finalista a Premio Scenario 2012, narra il percorso evolutivo degli adolescenti… costantemente in fase di crescita, non solo costituzionale, con le esplosioni ormonali, restano ancora ancorati nel loro mondo onirico, con le loro fantasie infantili, spesso dimenticate dagli adulti, durante il loro passaggio adolescenziale. Ricordare per l’adulto, è come tornare indietro nel tempo remoto… ad alcuni forse non piace. L’attrice è disinvolta e padrona dello spazio che la circonda, anche quando interagisce col pubblico, accostandosi a esso dolcemente, usando un semplice cenno di penna, per invitare lo spettatore a scrivere una frase “sul magnifico abito” sarebbe meglio dire… la sua < possente armatura da Samurai > composta di fogli di carta bianca… fragile, come sono gli adolescenti nella loro purezza. La Maraini nella sua splendida esecuzione teatrale percorre queste metafore con movimenti armoniosi unendoli a effetti sonori e luminescenti scelti con perizia da Seimandi, accentuando ancor più l’evolversi del dramma, cioè lo staccarsi da quelle immaginazioni fantasiose giovanili… che zavorrano e contrastano ancora la separazione, sino a gustare l’invasione di brivido che invade, si diffonde su tutto il corpo… assaporando il primo bacio ricevuto! Lo spettacolo sebbene fosse prodotto per bambini in età dello sviluppo, si coniuga benissimo anche per gli adulti… forse come messaggio sublimale a difesa delle fasi adolescenziali che l’individuo attraversa. La serata continua…
CLOWNLOVESHOW
Immaginatevi un palco vuoto tranne che per due sedie ai lati, al centro del soffitto… penzola un cappio… Incominciamo bene anzi, male. Come se questo non bastasse, alle spalle degli spettatori, tanto per capirci dal fondo della sala, si sente un lamento, forse più simile a un piagnucolio, un miscuglio tra gemito e pianto. E’ quello di Antonio Willy Villetta (Crab – Torino), fa il suo ingresso in scena piangendo! Il pubblico intuisce (diciamo vede) il perché di questo singhiozzare: ha il cuore spezzato (in modo ben visibile). Lentamente, prende possesso del palco con il suo continuo piagnisteo chiede aiuto a un’anima gentile che lo aiuti a salire sulla sedia. Dal gesto è intuibile il seguito della scena. Nell’infilare il cappio saluta i suoi amatissimi, ultimo singhiozzo, balzo dalla sedia e… tutto finito!  Così inizia Clowloveshow. Uno spettacolo amorevolmente clownesco, simpaticamente cerca unire (presi tra il pubblico) due sconosciuti, invitandoli sul palco a interagire tra loro, iniziando con un gesto premuroso… diventando complice di suggerimenti fornendo loro qualche consiglio per fare crescere ciò che l’artista Villella… ha perso: l’Amore! Per amor loro… funge da “cupido” senza frecce… ma con regali. Uno spettacolo che tocca veramente il cuore dei presenti. L’amore per il clownesco, unisce grandi e piccini, ma il clou dello spettacolo, avviene quando l’artista entra in scena con una torta… ho addirittura col secchiello pieno d’acqua… E’ il caso di dire: il cielo aiuti, i presenti. A Willy tutto questo riesce in modo naturale e, cosa non riesce a combinare tra le risate e sgomento che impregna il pubblico. Durante lo spettacolo c’è da aspettarsi veramente di tutto… anzi di più, ma l’esperienza gioca un ruolo assai importante e Villetta conosce bene il risultato! Le sue mimiche facciali, la gestualità, i suoi gemiti gutturali impreziosiscono la rappresentazione, in alcuni casi anche senza gag, la sua espressività è la carica di questo piacevolissimo intrattenimento vede l’artista dal suo passaggio circense al sentimento amoroso, senza parlare di come riesce a interagire con grandi e piccini durante la “battaglia” senza svelare quale, sino compimento finale... toccante, apprezzato da tutti. Questo spettacolo non è da commentare, bensì da vedere! Penavate fosse finita la serata?

ANGELO DELLA GRAVITA’ (un’eresia)
S’intitola Angelo della gravità (un’eresia), autore Massimo Sgorbiani, tratta marginalmente l’opulenza sugli obesi senza entrare nel merito, poiché forse è solo un pretesto per mettere in luce un caso apparso su un giornale americano. Qui entra in gioco Michele Schiano di Cola proveniente da Napoli per deliziarci con una commedia da forti tinte. Come accennavamo la notizia riguardava un detenuto “ospite” nel braccio della morte con l’accusa di omicidio. Malgrado questo, Lo Stato che lo accusava, non poteva eseguire la sentenza emessa a causa della sua smisurata obesità, giacché l’enorme peso avrebbe spezzato non la vita del detenuto… bensì il cappio! Se pur le due opposizioni fossero contrastanti, la giustizia doveva in qualche modo procedere il suo corso… quindi con “l’aiuto del detenuto” lo misero a dieta! Il racconto è un paradosso e, va da sé, mentre il lavoro svolto da Michele sul palco va ben oltre la nostra immaginazione, egli scandisce i momenti precedenti alla sua cattura, iniziando dall’adolescenza sino al dopo la sua reclusione. Comparando le vicende che hanno portato a questo, sono alla base un delitto e sue relative conseguenze. Il detenuto, in attesa di espiare la propria colpa digiunava, faceva jogging per bruciare le kilocalorie. Intelligentemente, sapendo che il suo ultimo pasto non potesse essere negato, sarà lo scopo immaginare quale potrà essere la sua richiesta… un’enorme torta con abbondante crema! L’obeso approda alla visione celeste degli “angeli della gravità” che grazie alle loro ali vincono il peso della materia e si elevano verso l'Onnipotente. Nella certezza di entrare a far parte della schiera di questi angeli, il condannato affronta con serenità la sua morte imminente e si consegna a una paradossale ma autentica santità. A parte questo, dovremmo soffermarci sulla carica emotiva che l’attore Michele Schiano trasporta nel suo monologo, coinvolgendo lo spettatore a restare incollato alla sedia senza annoiarsi, attenti a seguire l’evolversi dei passaggi e del suo impreziosito dialogo sino alla fine. In quest’andirivieni altalena della vita, recitata in maniera esaustiva da Michele Sciano di Cola, fa notare l’infanzia del personaggio alquanto spoglia, miseramente logora, facendo notare senza falsi pudori la recitazione dell’interprete, eseguita in modo soddisfacente, raccontando i transiti non dell’obesa figura ma dell’infantile intrappolato in un corpo cresciuto a dismisura… meritevole interpretazione! Siamo giunti alla fine della serata.
SHYLOCK
Edimburgo nel suo festival, ha acclamato Shylock, lo spettacolo portato in scena e proposto da Mauro Parrinello per scelta di Francesca Montanino (provenienti da Genova/Roma) e amante della commedia Il Mercante di Venezia. Prende spunto dal personaggio uscito dalla penna di William Shakespeare, con un’insolita ipotetica verità e visione esilarante di tale opera teatrale. Il pubblico abituato a rappresentazioni di genere, non troverà una scenografia adeguata all’opera… giacché, vedranno semplicemente un muro… di scatole che l’artista aprendole di tanto in tanto, tra mimica e gag, inserisce il suo contenuto nel racconto. Simpaticamente inizia con il dileggiare supponendo che l’opera teatrale è un doppione di un’altra ben più nota commedia, quella di una novella trecentesca di sir Giovanni Fiorentino, detto Il Giannetto, prima novella della giornata quarta della raccolta di cinquanta conosciuta come  che Shakespeare ebbe modo di conoscere nella traduzione di William Painter. Chi non conosce l’opera teatrale del drammaturgo, difficilmente riuscirà a catturare le sfumature che compongono il lavoro di Gareth Armstrong autore della commedia, ma anche senza essere informato apprezzerà l’artista Parrinello nella sua effervescente esecuzione. E’ stato interpretato in modi che riflette come gli ebrei erano comunemente visti ai tempi di Shakespeare. Nel racconto, sono conservati, i personaggi Bassanio, Shylock e Porzia, oltre che la vicenda della penale di una libbra di carne. Potremmo paragonarla una dark comedy. Del resto, Shylock ha sempre diviso l’opinione pubblica: è un cattivo oppure la vittima del dramma, se non addirittura un personaggio ancor più intrigante? Parrebbe dire… questo è il vero problema… In breve, la trama portata in scena racconta di un giovane gentiluomo veneziano, che vorrebbe la mano di Porzia, ricca ereditiera di Belmonte. Per corteggiare degnamente Porzia, fa richiesta al suo carissimo amico Antonio di 3.000 ducati in prestito. Antonio, pur amando Bassanio, non può prestargli il denaro, poiché ha interamente investito nei traffici marittimi. Tuttavia garantirà per lui presso Shylock, ricco usuraio ebreo, disprezzato dai cristiani e a sua volta li disprezza. Soprattutto non sopporta Antonio, il mercante di Venezia, che presta denaro gratuitamente, facendo abbassare il tasso d'interesse nella città, e che lo umilia pubblicamente con pesanti insulti. Shylock accorda il prestito a una condizione in caso di mancato pagamento, vuole una libbra della carne di Antonio. La sfortuna si accanisce su Shylock: sua figlia Jessica fugge da casa sposando un cristiano di nome Lorenzo, fuggendo ha portato con se  2.000 ducati e soprattutto lo scrigno contenente l’anello donato a Shylock dalla defunta moglie. L'unica consolazione di Shylock deriva dalla sfortuna di Antonio, non potrà saldare il debito. Mauro Parrinello dimostra la sua brillantezza d'interpretazione, con una tra le più belle creazioni di Shakespeare portando anche in piccoli spazi la magia del teatro!

Torino (Italia), sabato 16 maggio 2015





venerdì 15 maggio 2015

ULTIME BATTUTE DEL FRINGE FESTIVAL recensione di Daniele Giordano

Siamo alle ultime battute del Torino Fringe Festival, il suggerimento è affrettatevi per assistere agli ultimi spettacoli dei vostri beniamini, soprattutto quelli provenienti da lontano, magari per scoprire nuove e piacevoli sensazioni di vedute. Capita però alle volte che ci s’imbatte in uno spettacolo segnalato dalle “voci di corridoio” in modo soddisfacente, per poi trovarsi di fronte l’attore che non riesce a far sentire le battute del suo soliloquio allo spettatore della terza fila o peggio ancora… interrompere un pezzo perché stava recitando un’altra cosa confusamente… può capitare anche questo! Tralasciando l’attore e i suoi soldatini, dopo la pesantezza dello spettacolo, si è pensato e preferito darci al “porn” in silenzio però! Così per terminare il nostro giro abbiamo scelto il BLAH BLAH, un locale di via Po, l’ex cinema King Kong per intenderci, assistendo a un cineconcerto dal titolo Silent Porn. Proiezioni di cortometraggi “erotici” muti degli anni ’20 provenienti da Francia e Stati Uniti, accompagnati dal vivo da Supershock. Lo spettacolo in sintesi è un viaggio nei costumi, il ruolo del sesso nella cultura, uno spettacolo vietato ai minori… si vede di peggio oggigiorno, senza essere proibito. Paolo Cipriano ci trasporta con la musica della sua fedele chitarra a seguire le rappresentazioni datate. Lo strumento emette note che si legano alle immagini dando spazio a un concerto, mettendo in risalto l’espressione della libertà sessuale all’inizio del ‘900. Almeno abbiamo terminato in modo soddisfacente non per le immagini pudiche, bensì per l'esibizione musicale del chitarrista a differenza di com’era iniziata la serata!


Torino (Italia), giovedì 14 maggio 2015

martedì 12 maggio 2015

FLIC SCUOLA DI CIRCO E REALE SOCIETÀ GINNASTICA TORNO recensione di Daniele Giordano

Chapiteau, per dire tendone da circo, ma anche per presentare con orgoglio un evento nell’ambito di Torino 2015 Capitale dello Sport. Sono tredici gli appuntamenti di circo contemporaneo che la Flic Scuola di Circo propone sotto quello che i circensi chiamano chapiteau, duecento posti a sedere interamente gratuiti per le rappresentazioni distribuiti tra il mese di maggio e giugno del corrente anno. Aprire la serata è l’artista Francesco Giorda, conosciuto per le sue performance teatrali ricche di contenuto, presenta un trio al femminile con Julia Padilla Domene Maira Aggio e Tania Simili, provenienti da Svizzera, Brasile e Messico formando la compagnia Yaga d’Oya, si esibiscono in un work in progress dal titolo Fil en Trace. Un miscuglio tra un ipotetica figura fatta di tessuto all’interno un fil rouge che unisce armoniosamente queste dinamiche contorsioniste esprimendo i loro sogni e ambizioni. Andrea Castiglia della compagnia Circo Puntino, anche lui presenta un esercizio in costante mutamento e studio: Aria-Progetto Crudo. Con un semplice aeroplano di carta… quelli che si facevano per gioco da bambini (dopo notevoli studi), fa compiere voli pindarici con semplici gesti circensi l’evolversi della creatività tra lui e il fragile oggetto. Elena Burani del Collettivo 320 kili, presenta uno studio teatrale sulla femminilità dal titolo: Piume. Questo continuo lavoro di progressione s'ispira attraverso movimenti inusuali circensi a dipinti e poesie di Frida Khalo che riportano lo spettatore a cogliere l’intimo, la sua libertà o l’imprigionamento descritto da suoni e gesti. Poi è la volta di Raoul Gomiero col suo numero di Pizza Boy, dove ogni pizzeria… gradirebbe avere un “pizzaiolo” come lui! Il duo Stevie Boyd e Giada Negroni della compagnia Duedà, prendono spunto da una poesia di Robert Frost presentando Diverged, nella scelta difficile di prendere decisioni, poiché la vita stessa è un’infinita decisione. Un acrobata aereo e una danzatrice sono la stessa faccia della medesima medaglia… semplicemente contrapposti… ragione o follia… coscienza e incoscienza…Il continuo scrosciare di applausi tra un numero e l’altro di questi lavori continua, l’attenzione che il pubblico riversa durante le performance a questi bravi circensi dimostra affetto nei loro confronti. Ed ecco apparire Eva Lunardi, fondatrice della compagnia Circo SottoVuoto, uno spettacolo ancora senza un titolo, ma di grande impatto. E’ la donna oggetto, la bambola o gentil sesso che sia, senza alcuna espressione, ma una grande carica di ribellione pervade dentro quel manichino rompendo il diaframma esibendosi con uno spettacolare esercizio al tessuto aereo, pregno di emozioni. Pasadella è il titolo che Piergiorgio Milano propone tra colpi di frusta e sogni ad occhi aperti. Dopo tanta serietà vista attraverso gli occhi dei performers e le loro esibizioni di tutto rispetto… entra in scena Lei la star per antonomasia… accompagnata da un caloroso applauso… Cristina Geninazzi, meglio conosciuta come miss Jenny Pavone! Appare una figura vestita in modo burlesco, mentre addenta voracemente il suo panino. E’ l’unione tra il clownesco, teatro fisico  e le varie discipline aeree tutto contemporaneamente mentre continua a ingozzarsi il suo “prezioso panino” rendendo lo spettacolo effervescente e volutamente frivolo tra le continue risate dei presenti a causa degli episodi divertenti che presenta durante l’esibizione… con un finale simpaticamente osè… I prossimi appuntamenti riprenderanno il 16 e 17 maggio sempre alle ore 21:00 nello spazio di piazza d’Armi in Torino per poi proseguire sino al 14 giugno sempre con ingresso gratuito.

Torino (Italia), martedì 12 maggio 2015

NATALE AL BASILICO recensione di Daniele Giordano

Ci sono casi o cose che per una qualsiasi ragione, indipendente dalla tua volontà, non ottengono il risultato che tu vorresti! Poniamo il caso che al ritorno a casa, dopo una lunga estenuante giornata di lavoro, desideri coccole… magari, anche più di una… dalla tua amata mogliettina! Oppure: entri in casa salutando premuroso, esponi i tuoi problemi o cosa ti piacerebbe fare, giacchè soli in casa… cerchi… senza risposta… l’affetto della tua amata… Lei, manco ti sente arrivare! Era assorta… non nei pensieri o delle festività in arrivo, bensì dalla musica che usciva dalle cuffie del suo costosissimo I Pone! Che significa? Tutto questo non centra o forse sì, con la storia che siamo per raccontarvi, di sicuro era per introdurvi a ciò che è accaduto al Teatro Monterosa in Torino con lo spettacolo: Natale al Basilico. In scena, l’associazione Decima Arte. Voi vi chiederete cosa c’entra il Natale col basilico… la risposta è semplice: centra, centra! Una commedia dai toni brillanti di cui Valerio Di Priamo può andare fiero, ancor più Matteo Ferrara (che cura anche la regia) e Fabio Clarino (attore principale nei panni di Oreste), entrambi per la traduzione in napoletano e il suo adattamento. Si affianca Barbara Pollice (Carla, sua moglie), il bravissimo Salvatore Palmieri (Vladimir, un russo… con qualche battuta napoletana… al momento giusto), poi abbiamo la simpatica Stefania Paolo in arte Rosa Culetto, suocera e come se questo non bastasse al povero Oreste, anche smemorata… ma ancora… voluttuosa e pasionaria… nei confronti del bel russo, dando una carica vivace al suo personaggio.  Nulla togliere all’interpretazione di Anna Brandino, veste benissimo e in modo adeguato il personaggio di Lilly, con la sua esuberanza (antagonista senza successo di Rosa Culetto) riuscendo a coinvolgere lo spettatore. Seguono poi le due figlie Giada e Giuliana, rispettivamente Giada Torrente e Julienne Cirillo. Le circostanze che coinvolgono l’attore Fabio Clarino sono ben lontane dai suoi desideri amorosi… ritrovandosi la casa piena di “non invitati” ruotando intorno al racconto, raccogliendo sin da subito risate e applausi, dovuto non solo al suo intercalare napoletano, continuando senza smettere per i due atti della recita… Uno spettacolo portato sulla scena con dignità di causa attoriale sino nei minimi dettagli. Volutamente, ho dimenticato il nome dell’attore che chiude in battuta il sipario… è il medico indiano, vestito da Diego Formicola a svelarne il perché possa centrarvi il basilico… non certo noi…

Torino (Italia), lunedì 11 maggio 2015


lunedì 11 maggio 2015

IL FRINGE VISTO ALL’ESTERNO recensione di Daniele Giordano

Come sempre anche quest’anno ci sono spettacoli all’esterno, quelli cosiddetti “da strada” non sono da “umiliare” anzi, senza togliere nessun merito a quelli “interni”, sono scelte delle compagnie partecipanti. La prima che desideriamo proporvi è quella dei Begherè, proveniente da Viareggio. Il duo Margherita Cortopassi e Giuseppe Tornillo, in collaborazione con La Bottega del Teatro, propone un “litigio” per contendersi lo spazio acquisito della piazza facendosi dispetti sino a comprendere che collaborando si ottiene di più, fornendo ai viandanti un attimo di relax sotto il sole cocente di Torino, uno spettacolo apparentemente normale con un lieto fine… inaspettato!
Ora presentiamo una compagnia composta di persone di Torino e Burkina Faso: Les Couleurs, Jauly Creation (costumi) &Noumoutie Reggae Quattara autore, regia e coreografia, con Ilenia Diurno, Helena Beikes, Clara Carell, Valentina Miglioli, Pimpi Tavano, Paola Loggia. Musica e colori s’intrecciano facendo spazio al grigiore e alla nostra frenetica vita quotidiana… trascinandoti in ritmi che trasportano mente e corpo sino a fondersi ai suoni musicali.
Da Roma invece arriva I Terzincomodi, una compagnia composta da Francesco Arienzo, Veronica Pinelli, Vito Ubaldini. Il debutto “su strada” non ha avuto il decollo giusto, parevano impacciati, non avevano la padronanza dello spazio! Dobbiamo dire a loro discolpa, questo per tranquillizzare chi legge e soltanto dopo aver parlato con loro, del perché è successo questo: era la loro prima volta su strada! Infatti, non sono da collocarli in quella categoria.  Comunque sia, la compagnia ha ugualmente potuto presentare lo spettacolo dissacrando la perfezione del numero tre, cioè… perché i tre Moschettieri si chiamano così se poi erano quattro? E ancora le Tre civette… come potevano fare l’amore… sul comò… E tanto ancora da riscuotere applausi!
Questa compagnia ha un nome che potrebbe essere interpretato in modo strano, in realtà niente è tutto ciò! Sono A O S, cioè: Atti O Scene in luogo pubblico (Torino). Presentano in due tempi la loro performance,  composta da danza contemporanea e sguardi nell’intimità di crisi, in un futuro incerto. Nella prima parte a entrare in scena sono: Andrea Atzeni, Paola Parini e Francesca Cassottana (nuova new entry nel gruppo, attrice). La seconda parte s’intreccia tra un presunto concorso danzante e un ménage a troi. Autore, regista e coreografie di “Riflessi durante La Caduta” è di Luca Campanella. E’ inutile aggiungere altro su questo spettacolo… è stato accolto favorevolmente dal pubblico… non solo con gli applausi…!
Così termina il giro di andata del Torino Fringe Festival, riprenderà dopo un attimo di pausa dal giorno 13 maggio stessi posti… cambiano solo gli orari degli artisti!


Torino (Italia), lunedì 11 maggio 2015

sabato 9 maggio 2015

L’INVASIONE DEL TORINO FRINGE FESTIVAL 2015 recensioni di Daniele Giordano

Ore 19:30, tutti in coda per assistere allo spettacolo Dieci, portato in scena da Elena Dragonetti, protagonista e regista con Raffaella Tagliabue (proveniente da Genova), ritaglia dal romanzo di Andrej Longo (produzione Narramondo & Teatro Altrove) dieci personaggi “cucendogli addosso” dieci monologhi. Nella sua minuta figura, non viene a mancare quell’aggressività drammatica e la sua padronanza mimica, recitato in dialetto abbastanza comprensibile, trasporta lo spettatore in spaccati quotidiani di una Napoli verace, ma potrebbe essere il risultato di tante altre città. Un lavoro eseguito senza fronzoli scenografici e quei pochi ben disposti a rendere comprensibile non la rassegnazione, bensì la pazienza… anzi, come direbbero a Napoli “a’ pacienza”!
Scritto e diretto da Luisa Guarro, ci troviamo di fronte a tutto ciò che lo spettatore vorrebbe o desidera trovare in una narrazione. Riportandoci al senso filosofico di Martin Heidegger, gli attori Francesco Campanile, Luca Di Tommaso e Luca Gallone della compagnia Informale (proveniente da Napoli) e nei rispettivi ruoli della commedia Il Re Ride, troviamo ogni forma di arte dalla drammaturgia alla clownesca passando al gothic e via discorrendo, senza tralasciarne nessuna, recitata in modo soddisfacente sin dal primo dialogo che il Re ha con il suo servitore, per poi proseguire in un crescendo positivo. Ispirata a una fiaba campana i due figli del Re, per poter salire al trono dovranno recuperare una delle piume d’argento dell’Uccello Grifone. Senza dare nulla di scontato alla narrazione, ci ritroviamo a ripercorrere il gesto di Caino nei confronti del fratello Abele, ma le sorprese in questa fiaba dalle tinte noir… non finiscono mai…!
Il Cerchio di Gesso (Torino), propone Le Cose, uno spettacolo “sofferto nel suo debutto” per fattori esterni alla recita o alla stesura del racconto, giacché non sempre si riesce a produrre effetti sorprendenti con i pochi mezzi a disposizione, questo potrebbe essere un dato di fatto, di certo già dalle prossime recite l’autore e regista porterà modifiche rendendolo ancor più attraente di quello che è già stato! Gli attori Elisa Ariano e Vincenzo Di Federico, hanno dato a questo lavoro la loro sorprendente capacità di coppia vogliosa nel possedere agiatezze… per poi ricadere nella vera realtà… Sembrerebbe avere in un certo qual modo una relazione al racconto de “la cicala e la formica” ma si tratta di un viaggio di scelta tra la parola < libertà e felicità >. La scenografia riflette sul pubblico… forse l’anima che c’è in ognuno di noi!


Torino (Italia), venerdì 8 maggio 2015

venerdì 8 maggio 2015

TORINO FRINGE FESTIVAL 2015 recensione di Daniele Giordano

Ebbene sì, è iniziata la terza edizione del Fringe nostrano, tanto amato e desiderato, soprattutto voluto caparbiamente dalle compagnie teatrali organizzatrici torinesi. La nostra prima uscita è stata al Cecchi Point (via Antonio Cecchi, 17) presso il Teatro Officina con lo spettacolo: Storia di Bebbo, Pirone Caterina ed Ignazio e dell’Arte di Marcella nel servire le Prugne.  Compagnia La Zattera (gioca in casa, essendo torinese), l’autore e regia Aliosha Massine e i suoi compagni di avventura portano una commedia dai toni spensierati, forse frivoli, allo stesso tempo lascia riflettere gli spettatori. Gli attori Marcello Spinetta, lo stesso regista, Giulia Cammarota, Marta Cortellazzo Wiel e Christian Di Filippo intercalando tra loro i ruoli, riescono ad accontentare il pubblico. Lo spettacolo continua sino al 10 maggio con l’orario 19:30, dal 14 al 17 l’orario sarà alle ore 21:00, medesimo palco!

Lavoro Nero Teatro, arriva da Catania e presenta Riding Buk di e con Cristiano Nocera assistito da Johanne Maitre nella scelta dei costumi. Il monologo è una linea che parte dalla nostra adolescenza, dalle sue prime… esperienze amorose manuali e visive per arrivare, miscelando alcuni scritti di Charles Bukoski, al compimento del soliloquio. La differenza tra ciò che Nocera porta in scena e i racconti del poeta e scrittore statunitense non lasciano traccia, infatti, non fuori escono i passaggi di drammaticità che l’attore dovrebbe dare alternandolo con la comicità di Henry Chinaski (suo alter ego letterario). Lo spettacolo continua sino al 10 maggio con l’orario 19:30, dal 15 al 17 l’orario sarà alle ore 19:30, medesimo palco!

Sono loro, i Santibriganti Teatro (Torino) rispettivamente, Orlando Manfredi (autore) e Luca Occelli (entrambi curatori della regia, la consulenza artistica è affidata a Mauro Piombo), a voler decollare nella serata con: Un posto per volare (opera lieve per Tenco e Pavese). L’autore, prende in esame due personaggi, li amalgama impastando le loro storie di vita, ritenendoli due “sfigati” al contempo stesso due icone. Proprio su questo spunto permea la brillantezza della genialità nella sua fusione, con le sue delicate e angoscianti forme “forgiando” un nuovo discepolo, da loro nominato “Nostro” senza fare mancare allo spettatore esiti tragicomici, liberando uno scroscio di battimani dei presenti, da non perdere! Lo spettacolo continua sino al 10 maggio con l’orario 22:30, dal 13 al 17 l’orario sarà alle ore 21:00, medesimo palco!

Abbiamo cercato come sempre, con l’occhio attento e rivolto dalla parte del pubblico cercando di indirizzare l'utilizzatore dell’evento, senza alcun pregiudizio, ma la scelta finale sarà solo quella del pubblico e del verdetto finale della giuria.

Torino (Italia) giovedì 7 maggio 2015