Dire
Peperone è come richiamare la Città di Carmagnola, indiscussa su quest'ortaggio
e di conseguenza alla sua lungimiranza, siamo alla 66esima Sagra del Peperone.
Da quest’anno ha voluto dare un’identificazione in più alla manifestazione
mettendo l’accento sulla parola “Peperò”. Senza fare discriminazioni tra i
peperoni coltivati in tutta la nostra penisola e quelli del Consorzio del
Peperone di Carmagnola, questi hanno quell’accento in più… senza aggiungere
altro! Per coloro che ancora fatica a distinguerli, ricordiamo le quattro
qualità che sono: Quadrato, il classico di Carmagnola (forma quadrata a 4
punte), Lungo Corno di Bue (forma conica con 3, 4 lobi), Trottola (cuoriforme a
trottola con punta leggermente estroflessa o tronca), Tumaticot (forma
tondeggiante leggermente schiacciata ai due poli). Questi sono gli esemplari
che ogni anno sono esposti con orgoglio dalla città durante la Sagra per essere
venduti o esportati. Descriviamo un breve cenno sulle sue origini e alcune
curiosità. Proveniente dall'America Latina, il
peperone fu importato in Spagna verso il XV secolo, si diffusione rapidamente
in Europa entrando in Italia, sebbene l’Ungheria sia uno Stato tra i più grandi
produttori di paprika, conobbe questa solilacea solamente due secoli dopo. Il peperone fu introdotto in Europa in seguito alla
scoperta del continente americano e impiegato inizialmente a scopo ornamentale
come fu per il pomodoro. Il primo a parlare del Capsicum
annuum, termine botanico usato in Europa per il peperone, fu Cristoforo Colombo descrivendolo sul proprio diario. Il genio
di Leonardo, preferì essiccarli e farne diventare tinte per i suoi affreschi. Le proprietà organolettiche che il
peperone offre al consumatore sono molteplici, il colore giallo o rosso
pregiudica la giusta maturazione, a
differenza dei verdi raccolti in anticipo. Ricchi di sostanze benefiche se
mangiati crudi… altrimenti perdono circa il 50% delle loro sostanze, ma come in tutti i vegetali, questa
sostanza si disperde poco dopo il taglio e la cottura, ogni qualità ha la sua funzione in
cucina, citiamone uno per tutti, il Tumaticot da mettere in contenitori sotto
il graspo (i residui dei grappoli dell’uva), sarà ottimo gustarlo così preso e
mangiato durante il periodo invernale. Fu uno scienziato ungherese Albert Szent-Györgyi de Nagyrápolt, naturalizzato
statunitense e vincitore del Premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel
1937 che esaminando i peperoni trovò con i suoi
studi, l’acido esuronico, cambiandogli nome in acido
L-ascorbico, noto come vitamina C, il quale mostrò la proprietà di curare e di
prevenire lo scorbuto, una
malattia che aveva ucciso migliaia di marinai. Szeged, la bella città
dell'Ungheria meridionale, si vanta di essere la capitale del peperone, poiché unisce
due motivi: quello scientifico e agricolo. Non starà a noi entrare in questa
disputa, siamo certi che il lato scientifico di Albert Szent-Györgyi de Nagyrápolt è molto più
encomiabile per il suo paese. Contenuto all’interno di questo graditissimo e
invidiabile ortaggio, troviamo la capsaicina e il suo alcaloide, una sostanza che irrita le mucose oltre rendere piccanti i peperoni. Un piccolo accorgimento
in cucina, quando si puliscono i peperoni prima di cucinarli, si deve mondare tutte
quelle parti bianche oltre ai semi, in modo da renderlo più digeribile.
Sicuramente l’uomo gioca un ruolo importante durante la coltivazione, madre
terra aiuta non poco! Il territorio di Carmagnola, città situata in provincia di Torino (Italia),
ha un clima ideale per lo sviluppo dei peperoni, la sua coltivazione iniziata
dal '900 è stata fondamentale per l'economia dell'area. Il ministero per
le politiche agricole riconosce i Peperoni di Carmagnola come prodotto
agroalimentare tradizionale italiano ed è in corso l'istruttoria per il
riconoscimento dell'indicazione geografica protetta. Un ortaggio presente
sul mercato ortofrutticolo mondiale in numerosissime varietà che si differenziano
oltre che per il sapore, anche per la forma.
(segue terza parte)
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