Questa volta desideriamo porre l’accento su
una cosa marginale per molti, ma di enorme valore per tanti. Pochi o nessuno si
esprimono su questo piccolo particolare privo di significato ed è un peccato. Ci
sarebbe da fare un’attenta riflessione e abbondante critica sull’argomento.
Pensare che una volta, teatralmente parlando, questo “banale pieghevole” era la
guida storica per assistere allo spettacolo! Stiamo parlando del volantino che
presenta la commedia thriller dal titolo: La stanza di Veronica, opera eccellente dello scrittore e drammaturgo americano Ira Levin. Questo foglio di carta, per lo spettatore è la guida
introduttiva alla rappresentazione. E’ il programma di sala, tanto per
intenderci. In questo caso, stampato su
carta patinata duttile al tatto, graficamente ben fatto, la consultazione
ridotta all’essenziale diventando un perfetto strumento d’apprendimento,
consegnato manualmente. Il lettore non è deviato o tentato di smettere di
leggere, ecco perché su questo lavoro merita spendere due parole a favore del
progetto grafico di Daniela Rosso, a differenza
di quelli che abitualmente si vedono “abbandonati” sui tavolini del foyer, questo
fa la differenza! Scusate il bisticcio di parole, pertanto se tanto da tanto,
la compagnia farà di certo il resto. Altro discorso è quello del commediografo,
di lui si conosce ben poco della sua apprezzata carriera, a dirla tutta non è
neppure nei dizionari di rito. Questo non vuol dire che non sia stimato, al contrario.
Ad alcune persone il suo nome non dice alcunchè, ma se citassimo “Rosemary's
baby” o “Trappola Mortale” trasportati in versione cinematografica, riconoscete
le sue opere e non solo voi. Qui necessita fare un distinguo, comparandolo ad altri
colleghi giallisti di spessore. Lui è differente o perlomeno è uno scrittore di
rappresentazione mentale, deve aspettare il soggetto giusto prima di
trasportarlo sul foglio bianco. Da questo suo modus operandi emergono
capolavori come quelli già citati o su Veronica, elaborato da fatti realmente accaduti, in cui la
cronaca si occupava di giovani ragazze in un college di Boston. Non desideriamo tediarvi su quest'argomento,
gradiremmo invece entrare nella situazione teatrale. Un testo scritto nel 1973,
un thriller psicologico, di deviazione mentale, quindi non fa
ridere e tanto meno piangere. Non ci sarà la solita frase: l’assassino è il
maggiordomo! Il giallo psicologico obbliga a pensare, studiare il personaggio, senza
perdere le battute degli attori, per tentare di scoprire il bandolo
dell’intricata vicenda… per poi rendersi conto di essere stato impreciso nella
deduzione. Rappresentato
dalla neonata compagnia Teatrale Colpi di Scena, composta da: Carlotta Avelis,
nel ruolo della protagonista, Marta Pieretto, Andrea Rossi e Nicolò Turletti. Il
gioco di luci e ombre di Mauro Sabatino, aiuta facendoci entrare nella
rappresentazione, insieme al regista Maurizio Bagarotti, il quale ha colto nel
segno portando questo giallo psicologico sul palco del Teatro Araldo in Torino.
Detto questo, una considerazione andrebbe fatta sugli attori, i quali
dovrebbero riuscire a comprendere gli spazi tra il palco e pubblico durante la
recita. Cioè, durante il dialogo, continuavano a guardarsi senza degnarsi di
comunicare verso la sala, in modo particolare durante il primo atto, quello più
incisivo, il bozzolo che racchiude l’intero giallo scritto da Levin, rendendo
l’ascolto alquanto antipatico per chi assiste, se poi non si vuole porre dei
microfoni, gli attori devono imparare a modulare il timbro della voce, per non
fare perdere battute agli auditori, in particolar modo a quelli in fondo sala.
Non ultimo, i costumi di scena non adeguati al genere e periodo. Puntualizziamo
subito che quanto riportato non è per denigrare lo spettacolo, perché di suo è
più che apprezzabile, ma per migliorarne la forza teatrale messa in scena dagli
artisti della compagnia. Certamente il lettore gradirebbe conoscere i motivi
che compongono l’intreccio. Iniziato per caso in un ristorante con la
conoscenza di alcuni personaggi, poi un invito a casa per mostrare una foto del
tutto simile al personaggio, sino a prendere la decisione offerta
all’interprete di rimanere tra le pareti di quella casa. Non sveliamo altro
sulla “Stanza
di Veronica" diciamo solo che tra le mura di quella casa, il
confine tra incubo e realtà si sovrappone, l’orrore si confonde con la
normalità di un aspetto piacevole... non
sarà di certo questo scritto a farvi scoprire cosa capiterà agli interpreti. Lo
spettatore tenterà di risolvere il finale battuta per battuta, facendo
molta attenzione ai particolari che a prima vista sembrano goffi e privi di
senso. L’unica cosa che si può aggiungere è una storia particolare, tanto da inchiodare
lo spettatore alla poltrona sino all’ultimo. Del resto come scritto sul
programma di sala nel presentarsi, la compagnia, termina scrivendo: Per questo
motivo, la compagnia Colpi di Scena… come recita il nome… riusciranno a
stupirvi.
Torino
(Italia), Sabato 8 marzo 2014