Il
metodo Stanislavskij insegna all'attore il modo per “entrare“ nella parte che
gli è stata affidata, invece, il compito del regista è di esaminare un’opera tramite
la sua competenza facendola poi diventare sua! E’ quanto il regista Ruggero
Fracchia, ha cercato di fare proponendo la propria versione di Black Commedy al
teatro Araldo in Torino. Commedia datata 1965 del drammaturgo inglese Sir Peter
Levin Shaffer, da non confondersi col fratello gemello Anthony Shaffer, anch’esso drammaturgo e
sceneggiatore. Scritta come una rocambolesca commedia degli equivoci, narra di
uno squattrinato scultore e della sua fidanzata, invitando a casa sua un grande
mecenate d’arte, nel tentativo di vendergli qualche opera, a sua volta, lei… la
promessa sposa, ha invitato il padre per fargli conoscere il futuro genero.
Come in tutte le commedie di genere non mancheranno risate e colpi di scena. A
proposito di “scena” è addobbata in un’ingegnosa e simpatica scenografia,
lasciando libera fantasia allo spettatore. In un momento poco propizio al
protagonista, vede sul palco passare (in ordine di apparizione) gli attori:
Gianluca Cassibba, Tiziana Blasi, Cristiana Tira, Giovanna Badellino,
Alessandro Pace, Marina Bergesio, lo stesso Ruggero Fracchia (nella parte
dell’elettricista) e Roberto Rossato, in una girandola di confusione e dubbiosi
interventi degli attori, aggravati da un inaspettato black out, ingarbuglia ancor
più la difficile serata. Come se questo non bastasse ad accrescere il parapiglio, arriva inaspettatamente “l’altra
fidanzata”… beh, lasciamo allo spettatore immaginare cosa può accadere! In questa
vicenda, le sorprese non finiscono mai. Si arricchiscono in un intercalare tra
buio e luce e viceversa. Dovreste immaginare… l’azione teatrale al buio… anche
sé il pubblico vede chiaramente il susseguirsi delle scene e i loro personaggi!
Torino
(Italia), 14 aprile 2014