mercoledì 16 aprile 2014

BLACK COMEDY recensione di Daniele Giordano



Il metodo Stanislavskij insegna all'attore il modo per “entrare“ nella parte che gli è stata affidata, invece, il compito del regista è di esaminare un’opera tramite la sua competenza facendola poi diventare sua! E’ quanto il regista Ruggero Fracchia, ha cercato di fare proponendo la propria versione di Black Commedy al teatro Araldo in Torino. Commedia datata 1965 del drammaturgo inglese Sir Peter Levin Shaffer, da non confondersi col fratello gemello Anthony Shaffer, anch’esso drammaturgo e sceneggiatore. Scritta come una rocambolesca commedia degli equivoci, narra di uno squattrinato scultore e della sua fidanzata, invitando a casa sua un grande mecenate d’arte, nel tentativo di vendergli qualche opera, a sua volta, lei… la promessa sposa, ha invitato il padre per fargli conoscere il futuro genero. Come in tutte le commedie di genere non mancheranno risate e colpi di scena. A proposito di “scena” è addobbata in un’ingegnosa e simpatica scenografia, lasciando libera fantasia allo spettatore. In un momento poco propizio al protagonista, vede sul palco passare (in ordine di apparizione) gli attori: Gianluca Cassibba, Tiziana Blasi, Cristiana Tira, Giovanna Badellino, Alessandro Pace, Marina Bergesio, lo stesso Ruggero Fracchia (nella parte dell’elettricista) e Roberto Rossato, in una girandola di confusione e dubbiosi interventi degli attori, aggravati da un inaspettato black out, ingarbuglia ancor più la difficile serata. Come se questo non bastasse ad accrescere il parapiglio, arriva inaspettatamente “l’altra fidanzata”… beh, lasciamo allo spettatore immaginare cosa può accadere! In questa vicenda, le sorprese non finiscono mai. Si arricchiscono in un intercalare tra buio e luce e viceversa. Dovreste immaginare… l’azione teatrale al buio… anche sé il pubblico vede chiaramente il susseguirsi delle scene e i loro personaggi!

Torino (Italia), 14 aprile 2014


martedì 15 aprile 2014

IL NASO PIU’ CELEBRE DEL MONDO recensione di Daniele Giordano


Trattare un argomento come il naso… non è cosa semplice… se poi il naso in questione è quello del celebre Cyrano de Bergerac… beh, allora necessita serietà! E’ quello che ha pensato Daniele Villari quando ha rivisitato la celebre commedia di Edmond Rostrand, ispirandosi alla figura storica di Savinien Cyrano de Bergerac, uno dei più estrosi scrittori del seicento francese, precursore della letteratura fantascentifica. Il titolo della pièce è Cyrano dans la Lune. Con Max Deluca, entrambi attori – clown, hanno ripercorso quello che fu l’amore mai raggiunto per la bella Rossana ed il suo madornale naso. Quel naso che voleva arrivare sulla luna, tanto era enorme. Tra il serio e faceto, i due attori si cimentano in sottili gag, portando avanti una serie di simpatici incastri per vivacizzarne la storia, senza stravolgerla, con leggera ironia, dedicando ore passate a studiare il personaggio, la ricerca dei filmati per rimarcare avvenimenti e dialoghi. Un lavoro condiviso dai presenti. Per dovere di lettura, il Cyrano di Rostand fu rappresentato per la prima volta il 28 dicembre di quello stesso 1897 al Théâtre de la Porte-Sain-Martin de Paris, avendo come protagonista Coquelin Aìmè, un celebre attore del tempo, lo stesso che glielo aveva commissionato. Rostand lo scrisse a cinque anni di distanza dalla clamorosa bocciatura, avvenuta appunto nel 1892, un suo precedente (e primo in assoluto) lavoro in versi, Le deus Pierrots, espressamente scritto per la Comèdie Francaise. Tutto questo è avvenuto al Caffè della Caduta (via Bava 39 Torino) una domenica sera, dove  i due comico/attori, sono stati accolti dal pubblico con un applauso compiaciuto.

Torino (Italia), 14 aprile 2014