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mercoledì 14 maggio 2014

MISS DRAG QUEEN finale regionale 2014 recensione di Daniele Giordano

Un percorso lungo undici anni quello del concorso Miss Drag Queen a Torre del Lago Puccini, nel locale Mamamia. In poco tempo questo contest prende forma e, nel 2006 a Torino si accendono i riflettori e si disputano le prime selezioni regionali. Per il secondo anno consecutivo, l’evento “ha preso casa” al Teatro Araldo di Torino. La serata che ha visto passare sul palco Dario Bellotti autore dei testi oltre che conduttore è in arte Barbie Bubu, seguito da Silvio Cairola è per tutti Marta Barzotto, prossimo a lasciare il posto alla nuova vincitrice è Alessandro alias Miss Antonella Credici. A rendere questo magnifico evento Fulvio Bugnone come assistente di scena, il parrucchiere è Simone Guasco, i favolosi gioielli di Jorge d’Glamour hanno impreziosito le drag queen, la superba scenografia creata da Simona Randazzo, la consulenza musicale affidata a Giorgio Valletta, musiche rigorosamente suonate dal vivo da Enrico Messina e Michele Ruggero, le magiche luci sono di Fabio Fantini. La regia condita  con la maestria e curata da Carlos Velazquez. Hanno contribuito a questa splendida serata pomeridiana: StaNinja (Carlo Debenedetto), Vanille BonBon, Carabesque (Mara Scaglia e Cristina Amarù, Luca Borsetti, Adamo Ivano, Salem Dark, Paolo Bove e gli amici del borgo Fuori Mura Carignano. Una gara svolta in un ambiente consapevole, dove i concorrenti si sfidano esibendosi mettendo in risalto le proprie capacità teatrali, pronti per essere giudicati da una giuria attenta come in ogni competizione decretando il vincitore e potrà accedere alla Finale Nazionale. Torre del Lago Puccini l’otto agosto, avrà il piacere di vedere tutti i finalisti selezionati provenienti da ogni regione italiana pronti a gareggiare per contendersi il titolo italiano di MISS DRAG QUEEN. L’organizzatrice nazionale è La Wanda Gastrica, con la drag queen uscente Antonella Credici sul palco incoroneranno la vincitrice. A presentare questo singolare e piacevole spettacolo sarà Barbie Bubu e la sua compagnia di viaggio Marta Barzotto. Non mancheranno le musiche dal vivo, il corpo di ballo, cabaret, il burlesque e chissà quante sorprese ancora.

Torino (Italia), 11 maggio 2014




mercoledì 16 aprile 2014

BLACK COMEDY recensione di Daniele Giordano



Il metodo Stanislavskij insegna all'attore il modo per “entrare“ nella parte che gli è stata affidata, invece, il compito del regista è di esaminare un’opera tramite la sua competenza facendola poi diventare sua! E’ quanto il regista Ruggero Fracchia, ha cercato di fare proponendo la propria versione di Black Commedy al teatro Araldo in Torino. Commedia datata 1965 del drammaturgo inglese Sir Peter Levin Shaffer, da non confondersi col fratello gemello Anthony Shaffer, anch’esso drammaturgo e sceneggiatore. Scritta come una rocambolesca commedia degli equivoci, narra di uno squattrinato scultore e della sua fidanzata, invitando a casa sua un grande mecenate d’arte, nel tentativo di vendergli qualche opera, a sua volta, lei… la promessa sposa, ha invitato il padre per fargli conoscere il futuro genero. Come in tutte le commedie di genere non mancheranno risate e colpi di scena. A proposito di “scena” è addobbata in un’ingegnosa e simpatica scenografia, lasciando libera fantasia allo spettatore. In un momento poco propizio al protagonista, vede sul palco passare (in ordine di apparizione) gli attori: Gianluca Cassibba, Tiziana Blasi, Cristiana Tira, Giovanna Badellino, Alessandro Pace, Marina Bergesio, lo stesso Ruggero Fracchia (nella parte dell’elettricista) e Roberto Rossato, in una girandola di confusione e dubbiosi interventi degli attori, aggravati da un inaspettato black out, ingarbuglia ancor più la difficile serata. Come se questo non bastasse ad accrescere il parapiglio, arriva inaspettatamente “l’altra fidanzata”… beh, lasciamo allo spettatore immaginare cosa può accadere! In questa vicenda, le sorprese non finiscono mai. Si arricchiscono in un intercalare tra buio e luce e viceversa. Dovreste immaginare… l’azione teatrale al buio… anche sé il pubblico vede chiaramente il susseguirsi delle scene e i loro personaggi!

Torino (Italia), 14 aprile 2014


lunedì 10 marzo 2014

LA STANZA DI VERONICA recensione di Daniele Giordano



Questa volta desideriamo porre l’accento su una cosa marginale per molti, ma di enorme valore per tanti. Pochi o nessuno si esprimono su questo piccolo particolare privo di significato ed è un peccato. Ci sarebbe da fare un’attenta riflessione e abbondante critica sull’argomento. Pensare che una volta, teatralmente parlando, questo “banale pieghevole” era la guida storica per assistere allo spettacolo! Stiamo parlando del volantino che presenta la commedia thriller dal titolo: La stanza di Veronica, opera eccellente dello scrittore e drammaturgo americano Ira Levin. Questo foglio di carta, per lo spettatore è la guida introduttiva alla rappresentazione. E’ il programma di sala, tanto per intenderci.  In questo caso, stampato su carta patinata duttile al tatto, graficamente ben fatto, la consultazione ridotta all’essenziale diventando un perfetto strumento d’apprendimento, consegnato manualmente. Il lettore non è deviato o tentato di smettere di leggere, ecco perché su questo lavoro merita spendere due parole a favore del progetto grafico di  Daniela Rosso, a differenza di quelli che abitualmente si vedono “abbandonati” sui tavolini del foyer, questo fa la differenza! Scusate il bisticcio di parole, pertanto se tanto da tanto, la compagnia farà di certo il resto. Altro discorso è quello del commediografo, di lui si conosce ben poco della sua apprezzata carriera, a dirla tutta non è neppure nei dizionari di rito. Questo non vuol dire che non sia stimato, al contrario. Ad alcune persone il suo nome non dice alcunchè, ma se citassimo “Rosemary's baby” o “Trappola Mortale” trasportati in versione cinematografica, riconoscete le sue opere e non solo voi. Qui necessita fare un distinguo, comparandolo ad altri colleghi giallisti di spessore. Lui è differente o perlomeno è uno scrittore di rappresentazione mentale, deve aspettare il soggetto giusto prima di trasportarlo sul foglio bianco. Da questo suo modus operandi emergono capolavori come quelli già citati o su Veronica, elaborato da fatti realmente accaduti, in cui la cronaca si occupava di giovani ragazze in un college di Boston. Non desideriamo tediarvi su quest'argomento, gradiremmo invece entrare nella situazione teatrale. Un testo scritto nel 1973, un thriller psicologico, di deviazione mentale, quindi non fa ridere e tanto meno piangere. Non ci sarà la solita frase: l’assassino è il maggiordomo! Il giallo psicologico obbliga a pensare, studiare il personaggio, senza perdere le battute degli attori, per tentare di scoprire il bandolo dell’intricata vicenda… per poi rendersi conto di essere stato impreciso nella deduzione. Rappresentato dalla neonata compagnia Teatrale Colpi di Scena, composta da: Carlotta Avelis, nel ruolo della protagonista, Marta Pieretto, Andrea Rossi e Nicolò Turletti. Il gioco di luci e ombre di Mauro Sabatino, aiuta facendoci entrare nella rappresentazione, insieme al regista Maurizio Bagarotti, il quale ha colto nel segno portando questo giallo psicologico sul palco del Teatro Araldo in Torino. Detto questo, una considerazione andrebbe fatta sugli attori, i quali dovrebbero riuscire a comprendere gli spazi tra il palco e pubblico durante la recita. Cioè, durante il dialogo, continuavano a guardarsi senza degnarsi di comunicare verso la sala, in modo particolare durante il primo atto, quello più incisivo, il bozzolo che racchiude l’intero giallo scritto da Levin, rendendo l’ascolto alquanto antipatico per chi assiste, se poi non si vuole porre dei microfoni, gli attori devono imparare a modulare il timbro della voce, per non fare perdere battute agli auditori, in particolar modo a quelli in fondo sala. Non ultimo, i costumi di scena non adeguati al genere e periodo. Puntualizziamo subito che quanto riportato non è per denigrare lo spettacolo, perché di suo è più che apprezzabile, ma per migliorarne la forza teatrale messa in scena dagli artisti della compagnia. Certamente il lettore gradirebbe conoscere i motivi che compongono l’intreccio. Iniziato per caso in un ristorante con la conoscenza di alcuni personaggi, poi un invito a casa per mostrare una foto del tutto simile al personaggio, sino a prendere la decisione offerta all’interprete di rimanere tra le pareti di quella casa. Non sveliamo altro sulla “Stanza di Veronica" diciamo solo che tra le mura di quella casa, il confine tra incubo e realtà si sovrappone, l’orrore si confonde con la normalità di un aspetto piacevole... non sarà di certo questo scritto a farvi scoprire cosa capiterà agli interpreti. Lo spettatore tenterà di risolvere il finale battuta per battuta, facendo molta attenzione ai particolari che a prima vista sembrano goffi e privi di senso. L’unica cosa che si può aggiungere è una storia particolare, tanto da inchiodare lo spettatore alla poltrona sino all’ultimo. Del resto come scritto sul programma di sala nel presentarsi, la compagnia, termina scrivendo: Per questo motivo, la compagnia Colpi di Scena… come recita il nome… riusciranno a stupirvi.

Torino (Italia), Sabato 8 marzo 2014






lunedì 24 febbraio 2014

SENTI CHI PARLA… IL DEBUTTO recensione di Daniele Giordano



Tutto può accadere tra le mura di una villetta nell’Hertfordshire, particolarmente, anche in una coppia navigata da tempo con il loro matrimonio. Se poi dovessimo mettere l’accento sulla rappresentazione, risulterebbe che entrambi ( marito e consorte) con il loro savoir  faire… tipico britannico… sistemeranno tutto sulla vicenda a loro accaduta! E’ quanto hanno portato sul palco del Teatro Araldo in Torino la compagnia Commedy Accademy per la regia di Ivan Fabio Perna, che di queste brillanti commedie ci va a nozze. La trama è la solita… si parla di corna, cioè di qualcosa che “forse potrebbe” essere accaduto… ma non si è certi! Di certo invece, si scopre che ci sono state più corna. Non desideriamo togliere il gusto finale allo spettatore. Desideriamo parlare della neonata compagnia presentandovela al suo esordio. Composta da attori usciti tutti dalla medesima scuola, col preciso intento di mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti. Così si è costituita la Commedy Accademy. Sono partiti speranzosi affrontando il mondo teatrale con serietà e dedizione portando in scena il brillante spettacolo di Derek Benfield – Senti chi parla – un testo leggero, ma attuato abbastanza bene per ricevere sufficentemente questa critica. Non è da poco essere alla loro “prima uscita ufficiale” con tanto di pubblico pagante! Proprio su quest’ultima considerazione, la Commedy Accademy, ha dovuto fare subito i conti con la realtà che non è soltanto la recita, ma l’allestimento totale dello spettacolo che è leggermente più impegnativo. Questo senz’altro ha cominciato a forgiare il loro carattere e l’appellativo di artisti. Elenchiamo questi componenti: Elena Macina; Marco Malerba; Patrizia Driusso; Maurizio Poggio; Michela Bruno; per le scene Maurizio Franceschini e Renato Ostorero; light designer Chiara Zappavigna. Alla sonorità dei decibel (in sala)… Ivan Fabio Perna. Sentiremo ancora parlare di loro… e noi come sempre… saremo pronti.

Torino (Italia), 24 febbraio 2014

sabato 16 novembre 2013

NON TUTTO QUELLO CHE LUCCICA E’ VERITA’ recensione di Daniele Giordano



QUESTIONE DI DONNE è il titolo della commedia presentata al Teatro Araldo in Torino. Una divertente stesura, uscita dalla penna e diretta da Ivan Fabio Perna, dove vede coinvolte un gruppo di amiche, le quali decidono (come gli anni passati) festeggiarlo nella consueta data dell’otto marzo riunendosi a casa di una di loro come anniversario, basata sulla loro inossidabile amicizia. Esse, racconteranno i successi ottenuti nei trecentosessantacinque giorni passati ognuno per proprio conto. Tutte a turno (le attrici: Sabrina Scolari, Milena Albertone, Monica Carelli, Paola Anastasio, Daniela Freguglia, Tiziana Dentico), descrivono con entusiasmo la loro progressione che va increscendo giorno dopo giorno. Alla fine di ciò, per concludere e movimentare la serata pensano di fare un gioco. Sarà quel banale gioco sorretto dal bere, in particolar modo… il mangiare… che metterà a nudo scoprendo verità nascoste su ciascuna delle presenti. Interpretato con naturale disinvoltura, dalla quale fuoriesce uno spaccato a dir poco quotidiano, dov’è evidente il messaggio che l’autore ha su come il genere umano è in grado di fingere pur di farlo apparire vero.

Torino (Italia), 11 novembre 2013

lunedì 25 marzo 2013

UNA PESSIMA COPIA recensione di Daniele Giordano


Succede spesso puntare su un numero nella speranza che questo esca e, vincere. Sono in molti a pensarlo. Puntare su un numero inesistente, pensando che possa (ri)uscire è da sconsiderati. Nello spettacolo alcuni agiscono proprio in questo modo. Può comunque capitare di sbagliare nelle scelte delle opere teatrali, puntare tutto su quel numero immaginario convinti di farcela. Questa volta per “Gli Argonauti” non è stato così! Una compagnia di spettacolo che gode ottima stima, non solo tra i suoi affezionati, quando porta in scena i suoi piacevoli lavori. Sebbene la sala e galleria avesse fatto sold out nell’unico giorno della rappresentazione (senza sindacare l’appartenenza del pubblico), con la loro esibizione ha reso inaccettabile uno spettacolo meritevole di successo. Lo sanno bene gli esperti delle commedie di Edoardo Scarpetta, dopo aver assistito a quel che restava della messinscena: Il Medico dei Pazzi. Essi e, forse Scarpetta stesso sarebbe sceso a un compromesso, mediando con l’accettare a malincuore, magari la versione recitata in italiano! L’avvertimento comunque c’è stato, la locandina avvertiva: adattamento e regia. La parola “adattare” non significa stravolgere l’intera opera teatrale lasciando “solo” il canovaccio e titolo! Scelta ahimè infelice, condivisa tra il pubblico, quello venuto per Scarpetta. Una farsa nella farsa, detto in tono leggibile. Queste sono state le opinioni raccolte uscendo da teatro. A parte questo increscioso incidente di percorso su cui un “professionista” non dovrebbe mai inciampare, oltre la scelta sbagliata di portare in scena una commedia partenopea non adatta al genere della compagnia, come se non bastasse triturandola in quel modo, sono comunque da segnalare gli attori, iniziando da Danilo Torrito alias don Felice Sciosciammocca, Maria Luisa Toma “vedova sconsolata” e Roberta Filippi nel doppio ruolo di scrittrice/violinista. La compagnia, dovrebbe lasciare a quelli “veraci” queste interpretazioni, offrendo lavori nuovi o proponendo quelli delle passate recite, di cui hanno goduto e ottenuto apprezzabili assensi, con i ringraziamenti degli esperti.

Torino (Italia), 25 marzo 2013