lunedì 9 maggio 2016

IL FRINGE VISTO DAL GARAGE VIAN recensione di Daniele Giordano

Siamo alle ultime battute del girone di andata sul percorso Torino Fringe Festival 2016, ricordiamo che terminerà il 15 maggio, mentre scriviamo, rammentiamo che oggi è la festa della Vecchia e cara Europa, ma questo non potrà distoglierci da quanto è avvenuto al Garage Vian e allora iniziamo! Con poco più di una ventina di persone, venute per assistere alla Memoria del Vuoto (vincitore del bando Maldipalco 2015), Pierpaolo Congiu per Crab Teatro presenta la sua pièce, un monologo adattato e preso dall’omonimo romanzo di Marcello Fois. E’ una vicenda incentrata sul bandito Samuele Stocchino che ritorna nella sua terra trasformato, eroe decorato e senza macchia, ma per volere di Mussolini è rispedito a morire, ultima deriva di un morto vivente. L’artista, aiutato da complici proiezioni, esegue l’assolo drammatico impeccabilmente con intensità tragica come vuole che sia la stesura del testo, portando il prode a essere anche vittima della storia e farne strumento del fato facedosi beffa della morte.  La “sartitudine” (Sardegna + solitudine), bellissima espressione, è una condizione dell’anima più che un dato di riscontro geografico o antropologico per dirla come l’ha descritta Marcello Fois!
L’Ultima Danza del Secolo di e con Francesca Garrone (già recensita in un precedente festival) e Matthias Martelli (visto con lo spettacolo Il Mercante di Monologhi, premiato in diversi concorsi come Locomix San Marino 2015, Uanmensciò Cantieri di strada 2014, l’Alberto Sordi di Faenza Cabaret 2014). Entrambi portano sul palco una drammaturgia quasi onirica, scandendo a parole il susseguirsi del tempo… che trascorre tra ricordi di guerre, giovinezze e fragili azioni. Riportati da un vecchio (in scena) durante una danza tenebrosa, abilmente interpretata dalla Garrone, con smorfie grottesche ispirate a tecniche e forme del teatro classico giapponese, dove la nudità sul corpo affrescato di bianco si alternano movimenti lenti e contorcimenti sinuosi, alle volte violente sino a trasformarsi in lineamenti animali o semplici oggetti, travolgendo e trasportando il pubblico in un tutt’uno con gli interpreti, appagando con il loro spettacolo la sala gremita di presenze.
Con Dandy Danno & Diva G (A Clown Fairytale), siamo giunti all’ultimo spettacolo del Theatre Degart proveniente da Messina, Daniele Segalin autore del testo e Graziana Parisi per i gradevoli costumi. Entrambi, raccontano sulla sublime musica della Carmen di Georges Biset, un amore che sta per nascere tra un goffo personaggio quale Dandy e, la conoscenza di Diva, effervescente ballerina di tango, in questo caso cupido si è “leggermente distratto” e pertanto, l’amore alle volte può essere bizzarro pur nella sua lungimirante dolcezza. Da questa situazione scaturisce una storia che farebbe sorridere anche Raymod Peynet. Le trovate dell’impacciato clown “rubacuori” si sprecano a consumo benefico del pubblico per porre rimedio a quei tentativi incerti di conquiste, cercando di assecondare la “bramosia e il “desiderio” della sua lei. La conseguenza è certa, non potranno mancare un susseguirsi di risate multiple sino alla fine dello spettacolo, rendendo armoniosa e piacevole la decisione finale.
Una serata passata nel simpatico locale del Garage Vian è terminata con tre ottimi spettacoli tutti da vedere.
Torino (Italia), lunedì 9 maggio 2016

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