Ebbene, da parte nostra, con quest'articolo
terminiamo il soddisfacente e interessante percorso del Torino Fringe Festival
che terminerà domenica 15 maggio con una grande festa di chiusura all’Espace. Tirando
le dovute somme, come sempre si fa dopo ogni evento, noi come osservatori
attenti dobbiamo dire anche la nostra, altrimenti cosa ci facciamo al Fringe? Iniziamo
a dire che in questa quarta edizione il livello delle rappresentazioni teatrali
le abbiamo trovate di livello medio alto e, questo elogio va agli organizzatori
che hanno saputo scegliere tra le tante domande pervenute le commedie più
rilevanti, malgrado le scelte fossero fatte su DVD. Come sempre qualche
compagnia è riuscita a penetrare tra le maglie “fitto setaccio” ottenendo un
mediocre consenso da parte del tantissimo pubblico che ha affollato i luoghi di
scena, oltre che di critica. I tanti volontari, accorsi al richiamo del “DODO”,
hanno portato a termine il delicato compito assegnato proponendosi con estrema
gentilezza e simpatia verso il pubblico, non meno è stato lo staff. Un
suggerimento agli organizzatori, dovrebbero pensare, magari facendo ruotare i
volontari tra un posto e l’altro in modo che anch’essi possano vedere più
spettacoli, questo sarebbe un gesto di gratitudine verso il loro volontariato,
ma questo non sta a noi entrare nel merito di chi organizza e decide le
competenze nei loro confronti. Ora veniamo alla serata. Benché la sala del CAP
10100 sia capiente, erano molti quelli che hanno scelto di assistere alla
commedia portata in scena da due compagnie di cui una nostrana, quella di
Tedacà, l’altra, Offrome/Compagnia dei Demoni proveniente da Genova
presentavano: L’invenzione senza futuro. Sappiamo benissimo il significato di
questa storica frase detta dai Lumière a riguardo dell’invenzione
cinematografica. Una piccola parentesi per gli eventuali lettori, a Torino
(Italia), recentemente si è celebrato l’anniversario dei Cento Anni sul Cinema
(vedi recensione su http://lonevolfilm.blogspot.com
festeggiando Giovanni Pastrone con il suo celeberrimo Cabiria), riprendendo il
discorso su quanto abbiamo visto, è interessante l’idea avuta da Federico
Giani, Celeste Gugliandolo, Mauro Pirrello (tutti anche in scena) e Francesca
Montanino, non è male, quasi intelligente.
Le scene raccontano la commedia intrecciando teatro e cinema, i suoi
giochi di ombre e luci, ti portano a scorgere quello che vedreste nella prima
sala del Museo, alla Mole Antonelliana, il tocco di genio presentando la musica
con il suono musicale del pianoforte eseguite personalmente dal maestro Giorgio
Mirto, rendeva l’esatta copia delle prime proiezioni del ‘900, fondendo insieme
il realismo e l’inganno cinematografico. Peccato che gli attori “bisbigliassero
durante la loro recita” invece di scandire e fare sentire il dialogo (ci
riferiamo a quello reale, non fittizio del muto) nella sua espansione
recitativa penalizzando la commedia e le persone in fondo la sala!
Uscendo dal CAP 10100, adiacente al vecchio
ingresso, una copiosa folla occupava lo spazio circostante, in procinto di
assistere allo 088, spettacolo che non abbiamo avuto il piacere di vedere e di
conseguenza recensire. Uno spettacolo/performance di una quindicina di minuti,
di e con Vittoria De Ferrari Sapetto/ DE’JA’ DONNE’, con Andrea Valfrè e Andrea
Zardi, ci permettiamo di segnalarlo, poiché sentendo i rumors del passaparola e
vedendo quell’afflusso di persone (mai viste in altre occasioni) in attesa di entrare, si presume potesse essere
un’icona di questo festival.
Scappiamo dal luogo per essere presenti
all’ultimo spettacolo della Ferramenta, locale caratteristico, accoglienza
piacevole da parte dei gestori, eccoci pronti per gustarci la rappresentazione
della compagnia Onda Larsen in un doppio spettacolo tratto da Pedro Montalban
Kroebel per la regia di Emiliano Bronzino che cura anche la traduzione. In
scena Riccardo De Leo, Gianluca Guastalla e Lia Tomatis (vista recentemente nei
tre Moschettieri al Teatro Astra di Torino), per quest’ultima messa in scena vista,
desideriamo chiuderla in questo modo: lasciamo lo spazio al pubblico che ha
seguito lo spettacolo Duo (2) Passo a Due, certi che saranno preparati e
consapevoli nell’esprimere commenti e quant’altro, qui a seguito o su altre
pagine del Torino Fringe Festival. Personalmente, l’abbiamo seguito dandovi
consigli con le nostre recensioni, alle volte dette anche sul luogo durante
l’attesa di entrare. Da parte nostra,
vorremmo lasciarvi ricordandovi una sola cosa:
Torino (Italia), sabato 14 maggio 2016
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