TORINO FRINGE FESTIVAL recensione di Daniele
Giordano
(Introduzione)
Appena un anno dalla sua nascita il Torino
Fringe Festival incomincia la sua ascesa rispetto alla sua prima uscita. Undici
giorni di spettacoli, tante le compagnie aderenti che provengono da tutti gli
angoli della penisola. Qui hanno trovato il loro habitat, lo spazio alle volte
negato perché ancora privi di quel clamore che circonda una compagnia. Non è la
regola del Frince, sebbene una scremata selettiva gli organizzatori l’hanno
fatta e, quest’anno forse le domande superavano le cinquecento unità. Cosa non
da poco per essere solamente al secondo anno! In breve cosa è il Torino Fringe
Festival? E’ semplicemente un evento esibito parte in strada e restante, con
cadenze e orario fissi in luoghi chiusi, portando l’individuo a scoprire spazi nuovi
o poco frequentati dalla massa abituale. Un pubblico di diversa estrazione e per
l’età, accomunati tutti per l’amore dello spettacolo, non necessariamente “blasonato
o presentato nelle solite cattedrali” si sta parlando di compagnie credenti del
proprio lavoro, alle volte al suo primo debutto. Qui gli danno l’opportunità di
esibirsi. Durante le performance, s’intersecano le più variegate forme teatrali,
il pubblico potrà trovare spettacoli definiti forse assurdi, alcuni dalle tinte
sorprendenti, altre, le compagnie più coraggiose oseranno, pigiando l’acceleratore,
tutte daranno quello che potranno per far si che il pubblico possa esprimere il
proprio giudizio, certamente sarà comunque coinvolgente, senza contare i suoi
laboratori e wordshop! Questo festival, seconda edizione ha dimostrato sin dall’inizio
di avere le carte in regola (sebbene la sua audacia follia) per diventare un nuovo
appuntamento che accomuna gli amanti delle rappresentazioni teatrali e non solo.
(Parte Prima)
Trattato… molto… liberamente…questo DON
GIOVANNI 80’S POP SHOW di Molière, presentato al Torino Fringe Festival dalla
compagnia teatrale “Il Cerchio di Gesso” hanno voluto dare spazio alla
creatività che compete a chi del teatro è parte integrante. Non male l’idea di
coniugare un “pezzo classico” con un allestimento moderno. Esercitato con
ragione di causa, sottolineando certi aspetti degenerazionale tra uomini e
donne in quegli anni ottanta. Idea accettabile, anche se “sfruttata” artisticamente,
ci vorrebbe un’asciugatura per renderla più appetibile. Gli attori che si
susseguono sul palco sostituendosi a più ruoli sostenendo abbastanza bene la
loro parte sono: Elisa Ariano, Mara Scagli, Vincenzo Di Federico, Anna
Charlotte Barbera.
Una storia controversa su un parroco del
quartiere Brancaccio di Palermo (Italia). Un dramma sconcertante raccontato da
Christian Di Domenico, diplomato presso la scuola di Teatro di Bologna. La sua
famiglia ha conosciuto Padre Pino Puglisi e lui grazie ai suoi genitori ha avuto
il privilegio di conoscerlo, di seguirlo sino a scrivere la sua vita, questa
storia in un monologo. Stiamo parlando di U PARRINU (il Parroco),conclusasi in
tragedia. Ha debuttato la sua centesima replica a Torino durante il Fringe
Festival. La sua interpretazione artistica, legata a quei pochi momenti
scherzosi lasciano poco spazio vuoto allo spettatore poiché coinvolto dall’enfasi
di chi racconta il dramma e legato spiritualmente tale a renderlo un tutt’uno
di questa esibizione… e se nel narrare il monologo… fuori esce una lacrima… è
più che comprensibile…
Sarebbe d’uopo che ogni individuo leggesse il
“libretto d’istruzione” come hanno dimostrato Onda Larsen Torino con lo
spettacolo a episodi intitolato: CRISI ISTRUZIONI PER L’USO. Portato al Torino
Fringe Festival, i personaggi di questa rappresentazione sono: Riccardo De Leo,
Lia Tomatis e Gianluca Guastalla. Una serie di sketch, simpatici ma privi di
enfasi emotiva per un festival di questa portata, del resto siamo certi che la
compagnia sa fare di meglio e questo il pubblico è consapevole, avendo
assistito a lavori di tutto rispetto.
Torino (Italia), 5 maggio 2014
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