Fin dagli albori è sempre stato così, magari si riusciva a
comunicare “gutturalmente” emettendo emissioni vocali incomprensibili, di certo si faceva con
gesti o segni! Nel corso del tempo, si è sviluppata la calligrafia e, quindi
oltre la parola "tutto" è stato più comprensibile, in alcuni casi
diventando arte decorativa, contrapposta alla tecnica topografica. Per capire
meglio il significato, dovremmo immergerci profondamente, ripercorrendo una
tradizione che ha rappresentato persone per centinaia d’anni. E’ della calligrafia
giapponese che stiamo parlando, forma espressiva chiamata Sho Do, letteralmente
la via (Do, o crescita interiore) della scrittura (Sho), è una delle antiche e
importanti forme d’arte di tutto l’Oriente. Secondo lo spirito zen, aiuta le
persone a essere in sintonia (Ki, energia spirituale Yang) con la parte più
profonda del proprio essere, racchiuso tra incanto della gestualità, impreziosito
dalla bravura dell’esecutore. Da questa spiegazione, sperando di essere
riusciti a portarvi sulla stessa lunghezza d'onda, rendiamo comprensibile cosa
centra tutto questo. E’ solamente per farvi entrare nel una mostra dedicata all’Arte Calligrafica presentata
al MAO (Museo d’Arte Orientale Torino - dal 3 all'11 settembre) da parte di
Monica Dengo (artista) e del maestro giapponese Norio Nagayama, esposizione
curata da Patricia Parpaiola, direttrice di Turin Educational Consortium,
nell’ambito degli eventi per il 150esimo anniversario dei rapporti tra Italia e
Giappone. Entrando nella Sala Mazzonis, non possiamo fare a meno di notare un
legame tra le opere esposte e un dialogo in onore di Saffo, accostamento,
intenzionalmente voluto dall’artista Monica Dengo, così come la scelta delle
poesie o frasi accanto ai quadri che rendono e impreziosiscono le opere
esposte. Pensate, oggi ci scandalizziamo nel parlarne… ieri invece…era cosa
normalissima! Saffo, di Ereso, città dell'isola di Lesbo nell'Egeo, nell'ambito
dell'eros omosessuale dell'epoca, diverso da quello successivo, dettato da un
preciso contesto culturale, la poetessa Saffo, scrisse liriche alludendo a
rapporti di tipo omosessuale, curò l'educazione di gruppi di giovani ragazze,
incentrata sui valori che la società aristocratica richiedeva a una donna:
l'amore, la delicatezza, la grazia, la capacità di sedurre, il canto,
l'eleganza raffinata dell'atteggiamento. Tale pratica non era né incredibile né
immorale, in un ambito storico e sociale in cui vigeva una stretta separazione
dei sessi e, la visione della donna, quasi unicamente come fattrice di figli e
signora del governo domestico, per gli antichi Greci l'erotismo si teneva
strettamente lontano dalla pedofilia, tutelando i bambini d'ambo i sessi che
non avessero compiuto una certa età. Una mostra troppo lunga da descrivere, essa va ricercata tra
le pieghe della sua immensa entità, di certo apprezzabile non solo da ciò che
si vede esposto… bensì da cosa esprime!
Torino (Italia), martedì 6 settembre 2016
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