sabato 15 febbraio 2014

PICCOLO TEATRO/GRANDE EMOZIONE recensione di Daniele Giordano



Viaggiare, sii viaggiareee, cantava il compianto Lucio Battisti, cantautore italiano! Scoprire nuove città, vedere spettacoli, il modo di vivere delle persone e come si confrontano nel suo tessuto urbano. Eh sì, tutto questo è bello poterlo fare, portando a casa fotografie, souvenir e quant’altro per fare vedere con orgoglio agli amici e parenti la loro uscita piena di ricordi da conservare. Altre persone invece, della loro uscita, portano a casa non solo quello citato, ben altro, a dir poco… molto di più! Sì, perché talvolta nel fare i vacanzieri… si scoprono realtà oggettive in particolar modo, andando a zonzo in luoghi ameni, affascinanti tali da fare accendere una lampadina… sì quella… che innesca l’ideuzza… sino a diventare un tarlo. L’interesse assaporato in quello “spazio temporale è tanto da copiarne il format” oggi si dice così, fa trend. Col passare del tempo l’idea si rende concreta, si va alla ricerca di un locale (in questo caso, l’occhio è caduto su un vecchio magazzino utilizzato a deposito di damigiane) non troppo distante dal centro città, ma allo stesso tempo vicino, può sembrare un controsenso ma non è così: il locale si trova in “Borgo Vanchiglia” un quartiere di Torino (Italia). Per ottenere il risultato voluto, si passa al cosiddetto “olio di gomiti” per farlo diventare… similmente a quelli visti, con sembianze d’Antàn, in un angolo torinese… paragonandolo a un mix tra un bistrot parigino… e uno di quei chez toone che si trovano a Bruxelles. L’importante è che abbia non solo la somiglianza estetica, ma la sua programmazione teatrale, rispecchiando almeno quello visto in quel fantasmagorico viaggio illuminato a che sia Parigi o altro luogo!  Tornando al punto, dicevamo che per la prima volta gli appassionati di genere avevano la loro “fusione” tra “Au Lapin Agile Cabaret” e il Teatro Reale de Toone qui, nella città di Torino (Italia). Tutto questo appena accennato e l’enorme lavoro è frutto del regista, Massimo Betti Merlin, consapevole di quello che avrebbe offerto al pubblico. Così nacque Il Teatro della Caduta di via Buniva 24 in Torino (Italia) forse, il più piccolo dei teatri. La sua capienza, una cinquantina di posti a sedere. Entrando, pare catapultati in quella magica atmosfera che dicevamo all’inizio, ogni sera le persone fanno la fila per ottenere uno dei cinquanta posti e poter assistere all’esibizione degli artisti ospiti provenienti da ogni dove. Purtroppo per loro… saranno in tanti a dover ritornare. La programmazione, è selezionata, alcune rappresentazioni si susseguono a cadenza fissa, facendola apparire colonna portante della medesima, giacchè non stanca mai. Tantissimi gli artisti che hanno posato il piede su quel palco, presentando il loro repertorio come Federico Sirianni. Dal teatro dell’assurdo con il duo Fools,  da sembrare uscito dalle pagine di Beckett; il simpaticissimo artista di strada Benjamin Delmas anglo-francese; con il suo giro di parole Francesco Giorda, interagendo col pubblico ti porta su un sito “molto hot”; la passerella continua, ed ecco la piacevolissima Silvia Laniado, un’attrice dalla “doppia identità” dividendosi tra canto lirico e “trasformismo” continuando a lottare col suo costume settecentesco; rivediamo sul palco Lorena Senestro, in un'esibizione tratto da Billy Budd di Melville con il bravo Marco Bianchini. La lista degli artisti non si ferma qui. Sebbene le dimostrazioni siano piacevolmente seguite, una tra queste rispecchia quel mix che il regista s’è portato dal suo viaggio. Ogni settimana è presente: Il Varietà della Caduta, definito semplicemente “la terapia della caduta” a cura del dott. Froidoni, il suo per così dire assistente è Matteo Castellan fisarmonicista, dall’aspetto “apache parisienne” accompagna con le note del pianoforte la brava Carolina Khoury, lei è “l’anima di Froidoni” una semplice marionetta… dalla risposta pronta, alle volte tagliente… è lui la star della serata, amato dal pubblico… quasi fosse vero…! Somministra terapie d’uso a tutti gli artisti che si esibiscono, richiamando l’attenzione del pubblico su chi desidera “cadere” salendo sul palco mostrando al pubblico il loro talento: Solo così è possibile ottenere “il Certificato di Sanità Mentale” su questo punto, il dottore lo elargisce con parsimonia. Il coordinamento tecnico audio e luci è affidato a Fabio Bonfanti, sceneggiatore cinematografico, recentemente ha vinto il premio Solinas, tra non molto avremo il piacere di vedere realizzata la sua opera. Con le sorprese abbiamo terminato di raccontarle, sé invece andrete nel locale per voi continuano. Tutto questa descrizione è da vedere per assaporare l’ambiente del Teatro della Caduta, le parole non esprimono il dinamismo espresso dagli artisti sul palco. Per finire… e non a caso ma volutamente, all’inizio è stato citato Samuel Beckett, non vorremmo imitare Didi e Gogo nell’aspettare… l’ennesima replica di “Madame Bovary” interpretata dall’attrice Lorena Senestro! Forse arriverà… magari non oggi… domani forse… se accadrà, non sarà di certo al Teatro… bensì al Caffè della Caduta (vedi recensione “Un luogo Comune" n.d.a.) essendo più capiente… ma questa è recensione passata!
Torino (Italia), 11 febbraio 2014

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