Emblematico quello del chiaro e dello scuro. Il rincorrersi perenne senza mai trovarsi. Due colori di diversa tonalità che descrivono due differenti situazioni. Distinzione astratta per delimitare il giorno dalla notte, due mondi completamente insoliti pur appartenenti allo stesso ciclo di vita. Basato su un sottile equilibrio per chi li vive. Tutto questo è espresso nel film “Maledette Notti” di Sergio Chiorino, interprete e all’esordio come regista, lo affianca Paolo Curoso direttore della fotografia, ricercatore delle piacevoli tonalità manifestate durante le riprese. La pellicola, narra un racconto dalle sfaccettature interiori di chi della notte né fa utilizzo, sviscerando alcuni sviluppi vissuti in un percorso intenso quasi personale dove s’intrecciano storie umane, facendo fuoriuscire alcune deformità sulle persone che popolano il lato oscuro della vita. Si racconta l’intreccio tra la vita notturna e quella diurna di come ballerine di lap dance vivono il loro tempo, alcune di esse abbagliate e lusingate da facili guadagni, sognano ad occhi aperti col ricavato, il loro futuro lontano da tutto questo. Sebbene la sceneggiatura risulta in certe scene piatta, e in altre scontate, le stesse potevano essere “asciugate” in modo da non appesantire la visione e dare più ritmo crescente alle scene. Si sarebbe dovuto dare più voce ai numerosi attori (troppi per elencarli) partecipanti al progetto, considerato che provengono dall’Accademia Attori e far risaltare il talento di chi ha intenzione di proseguire il lento e lungo cammino d’attore. A parete questo, non occorre citare i nomi per comprendere chi si è espresso meglio sulla scena, basta rivedere il filmato, individuando quelli che non entravano in simbiosi con la parte assegnata, un vero peccato per loro, quello di aver sciupato quest'opportunità. Le musiche scelte potevano essere gradevoli se mixate bene. Tutto questo stride e contrasta con la stesura della sceneggiatura di Mihaela Pusnei (e Chiorino) in veste anche di attrice principale, affiancata da Silvia Derossi, Alberto Barbi, Marco La Corte, Mauro Giorcelli, sono i personaggi che s’intersecano e danno vita al racconto. Malgrado queste imperfezioni sul film, da non essere interpretate o definite un male, semplicemente un peccato veniale per inesperienza che purtroppo fa piegare l’ago della bilancia. Esiste, però l’altro lato della moneta a fare da contralto a quanto descritto, la disinvoltura degli attori proposti a prendere parte e recitare alcune scene di forte impatto visivo senza oltrepassare la linea della volgarità spicciola caratterizzando il film, rendendolo appetibile sotto il profilo cinematografico, senza urtare lo spettatore.
Torino (Italia), 30 maggio 2013
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