Al termine dell’anno scolastico si ripete il medesimo rito, vediamo ragazzini approntare bancarelle con l’intento di vendere i loro piccoli tesori dismessi tentando di ricavarne un utile.
Se questa sollecitazione fosse espressa da un Ente morale, supportata poi dagli insegnanti sensibilizzando i bambini, per loro diventerebbe prendendola come una sfida a racimolare denaro per una giusta causa. Così facendo il giovane Jacob con altri compagni modella pasta da cucinare in farfalle variopinte. Il denaro raccolto venne inviato all’autore del progetto in cambio di un attestato che certificava l’avvenuta proprietà di un acquisto di terreno a salvaguardia della foresta pluviale. Progetto ambizioso ma non impossibile, quei ragazzini di età compresa tra i sette e nove anni l’hanno dimostrato con la loro sostenibilità! Intanto il tempo passa per tutti, cambiano le mode, il modo di pensare, si diventa consapevoli notando i cambiamenti climatici. Il giovane Jacob ricorda quel lontano progetto e desidera verificarne l’esito, prendendo la decisione più importante della sua vita. Ritrovare quel pezzo di terreno di foresta pluviale acquistato. Non desideriamo raccontare la trama del film “Ho comprato una foresta pluviale“ regia di Jacob Andrèn e Helen Nygren, ma del messaggio che suggerisce e che il regista ha dichiarato al pubblico all’inizio della proiezione del festival Cinemambiente che si è svolto a Torino (Italia) elencando due categorie di persone – quelle che fanno e quelle che avrebbero già dovuto fare – per avere un futuro accettabile su questo pianeta maltrattato da tutti. Si ritiene che ci sia ancora speranza, ma si dovrebbe agire immediatamente senza indugiare. Un film che merita essere visto e magari discuterne con l’autore.
Torino (Italia), 06 giugno 2011
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