Millenovecentootto, un gruppo di operai
decise di costituire una Società Operaia di Mutuo Soccorso
(S.O.M.S.) assegnandogli il nome dell'illustre scrittore e
giornalista italiano: Edmondo De Amicis, deceduto in quell’anno.
Siamo partiti da lontano per entrare in un luogo confortevole a
ridosso della collina torinese con il suo bistrot o cenare nel
giardino. I gestori, persone squisite, la sua “cuisine” è in
grado di soddisfare i più esigenti palati, merito dei gourmet in
cucina. Siamo in procinto di entrare al Circolo De Amicis, in C.so
Casale, 134 (TO), nostra prima tappa (e inizio) del Torino Fringe
Festival, dove ci attende una serata piena d’imprevisti come
sempre, dovuta alla scelta in base all’intuito e ciò che si legge
sul catalogo di facile lettura e indicazione. I posti a sedere sono
completi, un buon auspicio per la prima commedia proposta e da noi
scelta. Stiamo parlando di CLICHÈ, una produzione di due combinate
compagnie, quella di Dramelot e Proprietà Comunicativa, che
intraprendono una nuova realtà scenica. Incominciamo a dire che dal
fondo della sala il monologo sostenuto dall’attrice iniziale stenta
a sentirsi, tranne quando cambia il timbro di voce (urla), allora
diventa nitida, i tempi del "cambio di scena virtuale" sono
leggermente lunghi, lasciano lo spettatore nel più assoluto “vuoto
scenico” e questo non andrebbe fatto. Tutto ciò è detto come
suggerimento alla regia, in modo di affrontare con successo questi
ostacoli per il girone di ritorno. Detto questo, non toglie la
bravura recitativa di Francesca Bracchino (in tuta gialla) oppure
quella interpretativa di Elisa Galvagno (nella tuta di colore rosa) e
neppure Valentina Virando che indossa quella blu. Questa fusione di
compagnie gioca in casa, poiché entrambe di Torino, il testo, a
simpatia tra i presenti, scritto e diretto da Alessandro Federico.
Non abbiamo fatto cenno del sottotitolo che in qualche modo è
accattivante, senza pensare a essere troppo audace, crea
quell’atmosfera interpretativa adatta a immaginare il passaggio
dall’adolescenza alla realtà… lasciando lo spettatore nel limbo
che ci sarà da parte delle interpreti ancora da… scoprire! Non
deluderà le attese dello spettatore.
Continua la serata sempre al Circolo De
Amicis di C.so Casale, 134 (TO), stiamo assistendo a SWING &
SODA, BANDINI, l’autore di questo monologo è John Fante del quale
Giovanni Guidelli è l’interprete. Racconta la confessione di un
amore mancato, consumato poi alla fine della commedia. Un intreccio
tra musica jazz (il volume copriva le parole dell’attore, al punto
di fare cenno di abbassarla) e droga, sembrava di entrare con la
scenografia preparata, in un racconto dell’investigatore privato
Philip Marlowe, creato da Raymond Chandler. Gli atteggiamenti
recitativi sono troppo impostati al teatrale, invece di liberare la
pesantezza dell’assolo drammatico, senza togliere la preparazione
artistica dell’attore. Questo genere di soliloquio, alquanto
pesante, sarebbe dovuto essere trascritto in modo più fluido, così
facendo forse, avrebbe trovato più consensi tra gli spettatori!
Quando leggi: DON CHISCIOTTE AMORE MIO, il
titolo ti porta fuori strada. Questa commedia scritta, interpretata
da Angelo Tronca nei panni de “hidalgo” e dal suo fedele scudiero
(in questo caso) Francesco Gargiulo, trova un pretesto narrativo,
iniziando con un “pezzo rap” certamente Miguel de Cervantes
Saavedra, avrà modo di vedere com’è stato stravolto il suo
capolavoro letterario, dall’alto certamente perdonerà l’impudenza,
nel sentire l’ilarità in sala delle persone che assistono alle sue
elucubrazioni mentali. I due protagonisti di questa commedia dove
s’incontrano in questo mondo fantastico, bizzarramente mescolati
elementi di non sense e il picaresco, l’episodio divertente è:
Ocavallo! Non sveliamo il senso come trovata umoristica, diciamo solo
che gli interpreti di questa esilarante ed effervescente recita,
scandita brillantemente dai tempi scenici, merita essere vista e
applaudita. Il rap cantato iniziale e l’amore finale con Sancio
panza, è sostenuto piacevolmente dalla bella Astrid Casale. Sembrava
la “borsa di Eta Beta o quella di Mary Poppins” il bauletto di
Gian Andrea Francescutti, da esso uscivano strumenti dalla forma
diversa, adatti a rendere musicalmente questa commedia facendone
arte… trastullando lo spettatore compiaciuto! Da non perderla di
vista.
Torino (Italia), venerdì 12 maggio 2017
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