martedì 1 marzo 2016

«QUI RIDO IO» e nessun altro! recensione di Daniele Giordano

Il titolo trarrà d’inganno i lettori, comunque è “voluto” per questa Vaudeville napoletana che stiamo per recensire. Iniziamo a dire che fu presa da una commedia del grande George Feydeau e riadattata al gusto contemporaneo e partenopeo nel lontano 1902 da Eduardo Scarpetta, finì col divenire una vera e propria opera d’arte originale che piacque persino a Feydeau. Scarpetta fu un importante attore, autore del teatro napoletano dal finire dell’Ottocento, ai primi anni del secolo dopo. Capostipite di una dinastia teatrale Scarpetta – De Filippo, dopo attenta riflessione pensò che non tutti fossero in grado di apprendere il lessico napoletano, così cercò di adattare il linguaggio, incorporandolo al teatro dialettale del tempo presente”, ottenendo un risultato ancora oggi in uso e comprensibile a tutti, non solo, addirittura “esportandolo” in moltissime pochade francesi. Come sempre cerchiamo di arricchire le recensioni con qualcosa in più, dicendovi che non fu questa commedia, quella che gli diede la massima celebrità, bensì Miseria e nobiltà (vedi recensione su http://lonevolfilm.blogspot.com), commedia in tre atti scritta in lingua verace (adattata) da Scarpetta a soli trentaquattro anni che diede gli onori consacrandolo al pubblico di sempre. Abbiamo voluto allargarci per diversi motivi, alcuni voluti, altri di penna, forse perché siamo vicini al suo 163esimo compleanno, il commediografo nasce a Napoli il 12 marzo 1853. Introduciamoci nello spettacolo Madame Sangenella, dopo anni appare al teatro Cardinal Massaia in Torino, uno dei testi più divertenti scritti da Eduardo Scarpetta. Nel novecento in Italia con la Belle Epoque, prendono forma i primi Café Chantant (lo spazio è breve per descrivere l’avvenimento) proveniente da una “Parigi modaiola” in breve tempo prolifera insediandosi a Napoli, da questo cambiamento, non scappa più nessuno, tutti seduti a gustare ciò che offre la serata. Ancora una volta alla ribalta I Melannurca con Madame Sangenella (pane, amore e... corna), non finiscono di stupire un pubblico dissimile di età portando in scena questa comicità. Come saprete essi alternano commedie spassose con altre più corpose. La compagnia, in poco tempo è balzata tra i favori di pubblico e critica con diversi premi insigniti di tutto rispetto, un cast vigoroso ricercato minuziosamente da Antonio Giuliano anima e fondatore del gruppo, adattatore di testi e regista. La sua certosina ostinazione, lo porta ad avvicinarsi alla perfezione in ogni commedia portata in scena… forse per rispetto all’autore del testo o semplicemente per rendere omaggio alla dinastia, senza mai dimenticare chi “pagante poltrona” ti osserva e applaude…e continua a seguirli, probabilmente questo è il successo ottenuto de I Melannurca. Scenografie e splendidi costumi di scena e trucco E. Rotella e F. Ianora, vestono i tanti attori, ognuno all’altezza del suo personaggio, evidentemente qui scatta anche la bravura del regista nell’assegnare i ruoli. Iniziando da Pasquale Corella, chi poteva impersonarlo se non Antonio Giuliano; la moglie Teresiana è Annamaria Melchionna, sempre all’altezza della parte; ritroviamo un nome caro a Scarpetta, Sciosciammocca, ruolo sostenuto con decoro da Salvatore Vastola con le sue calze rosse…; Concettina alias Delia Bolla; Anna Donadoni nelle vesti di Carmela/Rosa (due parti per la brava caratterista) simpatica la scena del togliere il quadro! Lo sciupa femmine è Enzo Massari (Mimì Chiappariello); l’Arredatrice Anguilla (Patrizia Cavallo) e il suo fantomatico acquario; l’irrequieto e gelosissimo venditore di baccalà Antonio Cuoccio (Massimiliano Trippodo), apprezzato. Quando appare Daniela Lunghini/Eugenia Sangenella, beh… un leggero fermento "veleggia" tra il pubblico… la pressione sanguigna sale… causata dalla sua voluttà; altrettanto all’entrata in scena di Maria Amalfitano nei panni di Lisa Clarinet, entrambe brave nel sostenere la parte senza cadere nel banale. La lista continua con Giovanni Papaccio, Pietro Trippodo e l’impresario (Vincenzo Sodano) delle pompe funebri Ciro Diolosà mettendo in subbuglio la platea per un semplice gesto scaramantico piaciuto in sala. Per Audio/Luci non mancano M.Vizzano e G. Spadaro. Una commedia se pur “leggera” è stata accolta dal pubblico calorosamente con il tutto esaurito.

Torino (Italia), sabato 27 febbraio 2016


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