mercoledì 17 dicembre 2014

I CENTO ANNI DI GIOVANNI PASTRONE… DA CABIRIA AI GIORNI NOSTRI recensione di Daniele Giordano

Poteva essere un evento clamoroso, attirando visitatori da ogni dove, ma così non è stato, o meglio se lo è stato si è fatto in sordina da buoni “sabaudi” senza sfarzi… perdendo un’occasione unica ma noi subalpini di questo abbiamo forse un primato! Ci sono le idee ma non ci sono le teste… anzichè creare interesse culturale e un degno riconoscimento al personaggio che rese Torino famosa per essere stata la prima città del cinema nel 1914 (ancor prima che Hollywood diventasse famosa) con il film: Cabiria!  Senza entrare in una sterile polemica, a memoria d’uomo abbiamo perso (sarebbe meglio dire fatti portare via) circa la bellezza di trecento trenta idee che oggi sarebbero fonte di guadagno oltre che di Cultura. Oggi invece senza retorica e discussione animosa si sente il dovere di parlare di un illustre personaggio, precisamente di Giovanni Pastrone, considerato un pioniere del cinema italiano. Torino, ha visto scemare nel suo centenario, i cento anni… perdersi a vista d’occhio nel nulla giorno dopo giorno… Nato a Montichiaro (AT) nel 1882, svolgeva l’attività di contabile presso la Rossi & C. una Manifattura di Pellicole, situata in Corso Casale, 91 sempre a Torino. Un giorno con il suo socio Carlo Sciamengo decise di fondare la casa cinematografica Itala Film, incominciando a produrre alcune pellicole di poco interesse come per André Deed nel personaggio delle Comiche di Cretinetti o Melodrammi Liberty, sino al 1911 in cui realizzarono: La caduta di Troia. Intanto l’Italia si preparava per la guerra in Libia. E’ su questo episodio che a Pastrone venne l’idea di fare nascere il film Cabiria, il primo colossal della storia cinematografica. Da questo girato coniarono la parola "Colossal" con la lettera C! Sebbene il suo nome fosse già conosciuto, volle “coniugare” per Cabiria un nome assai più importante del suo, affiancandolo (solamente per ragioni di marketing) a quello del “Vate” Gabriele D’Annunzio che si occupò della stesura delle didascalie oltre a dare il titolo al film. Non dobbiamo dimenticare gli attori principali senza né arte né parte, lo schiavo “Maciste” interpretato da Bartolomeo Pagano, uno sconosciuto ex scaricatore di porto genovese e dalla bella Lydia Quaranta, ma il divismo del cinema muto riguarda lo star-system femminile come Eleonora Duse, Pina Menichelli e Lydia Borelli, portando sugli schermi una “femme fatale” del tempo, facendo ardere in passioni e sensualità lo spettatore. Il film, fu girato tra il fiume Dora Riparia e le Valli di Lanzo (TO) scegliendo proprio il passo in cui si dice della discesa dei pachidermi. Le Alpi racchiudono quel segreto sull'episodio della traversata di Annibale con gli elefanti, continuando ad accendere l'immaginazione più di un film di Indiana Jones o di appassionare gli studiosi sull’irrisolto il mistero del tragitto del colle valicato per giungere sul Po nella zona dei Taurini. Anche il geniale regista Pastrone inquadra quel mistero ponendolo in Cabiria attraverso le Alpi, passando per il Colle Clapier nella Val Clarea per rendere omaggio ad Annibale con il primo colossal peplum del cinema, imponente impresa vera o presunta che fosse nel 218 a. C. La domanda è pertinente: tutto questo quanto è potuto costare all’Itala Film? Alcuni dicono che Cabiria costò un milione di lire (altri sino a due milioni), a prescindere resta il fatto che il 18 aprile del 1914 fu proiettato per la prima volta al Teatro Vittorio Emanuele, oggi Auditorium Rai Toscanini situato in via Rossini, sul piazzale Rossaro a Torino (la città in seguito lo compensò dedicandogli una strada tra le più corte situata tra le vie Sempione e Cimarosa). La sua durata “ridotta” era di tre ore. Nella proiezione di Parigi e Londra, Cabiria rimase sei mesi in programmazione, mentre a New York durò un anno. Nel 1970 il regista Martin Scorzese, guardando il film così si espresse: pensavo fossero americane le innovazioni, il sontuoso movimento macchina alla riflessione e la diffusione della luce, invece è italiana! L’avventura di questo grande uomo non termina qui, già secondo violino nell’orchestra del Teatro Regio di Torino, nel 1923 abbandonò il mondo fantastico del cinema per dedicarsi a qualcosa di più importante indirizzandosi agli studi di medicina, investendo tempo e denaro per trovare una cura contro il cancro. Ecco chi era e cosa è stato Giovanni Pastrone!
Torino (Italia), mercoledì 17 dicembre 2014

Segue: 100 ORE TORINO dedicate a Giovanni Pastrone

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