domenica 3 luglio 2011

DELIRIO A DUE recensione di Daniele Giordano

Una stanza, due individui, una guerra forse urbana, gli ingredienti per lo spettacolo messo in scena nel calendario della rassegna CORTILE di SERA, a cura del Gruppo Artisti Associati Paolo Trenta, lo spettacolo DELIRIO A DUE, è una delle opere minori di Eugène Ionesco, insieme a Beckett e Adamov rivoluzionarono la drammaturgia francese col Teatro Nuovo, conosciuto meglio come Teatro dell’Assurdo, prendendo il nome coniato dal critico Martin Esslin, negli anni cinquanta, con esso si racchiude un concetto filosofico di assurdità dell'esistenza. I protagonisti della pièce Dario Amateis ed Elisabetta Rubino, malgrado il testo possa in certi momenti apparire noioso,sono riusciti con il loro dialogo insensato (voluto dal copione) ha dimostrare la loro capacità narrativa alleggerendone l'effetto. Il dramma, racconta di una coppia chiusi fra le pareti domestiche, scosse dai tremori delle granate, passi di squadroni non meglio definiti che scorrazzano su e giù dalle scale, costituendo un altra diatriba tra i due. I rumori degli spari che echeggiano dalla strada non sembra minimamente interessare ai nostri attori se non per rimbeccarsi. E' un continuo scontro verbale di non-sense, fatto di beghe meschine sottolineando la sterilità del rapporto amoroso ormai stanco, segnando fortemente la condizione di anormalità e la mancanza di contatti con l’esterno. La stanza è dunque l'ambiente, la realtà che avvolge i nostri personaggi. Solitudine e isolamento dell'individuo, difficoltà nel comunicare con gli altri, l’assoluta mancanza di capacità dei due di lasciare un segno tangibile della loro esistenza e della loro funzione nel mondo. Uno scontro dialettico e assurdo, grottesco, ridicolo che rende la commedia di Eugène Ionesco un capolavoro del teatro dell'assurdo in cui: incomunicabilità, rabbia, superficialità la fanno da padrona senza soluzione alcuna, dove neanche la morte diventa occasione per fare riflettere su ciò che sta avvenendo, lasciando non indifferente il fruitore dello spettacolo, in questo caso puramente riflessivo, senza nessuna soluzione ai problemi.
La regia curata nei dettagli è opera di Maria Grazia Solano proponendo la versione originale, realizzandola usando scenografie ridotte all’essenziale, poichè anch’esse prendono parte di quell’assurdo mondo!

Torino (Italia), 03 luglio 2011

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