sabato 6 agosto 2011

ASPETTANDO GODOT recensione di Daniele Giordano

IN 2, nei panni di due clochard Daniele Ossola (Gogo) e Angelo Patti (Didi), liberamente tratto, danno vita al dramma della più famosa opera teatrale di Samuel Beckett “Aspettando Godot” durante il quale un susseguirsi di discorsi sconnessi e superficiali, senza senso e senza scopo, come del resto è il Teatro dell’Assurdo. Dalla loro conversazione futile, utilizzando detti popolari o effetti comici, emerge il nonsenso della vita umana, dove a volte si ride in altre, si riflette. Lamentele continue da parte di Dodo, sul freddo, la fame, in aggiunta a tutto questo fuori esce il loro modo di essere, tentando di vivere l’uno senza l’altro slegandosi, arrivando a pensare al suicidio, per poi capire di essere l’uno la metà dell’altro, in attesa che il signor Godot arrivi, ma lui non appare mai sulla scena, si limita a mandare un ragazzo dai due vagabondi, che a debita distanza comunicherà che "oggi non verrà, ma che verrà domani", riferendosi al suo mandante. L'opera è divisa in due atti, la trama è ridotta all'essenziale, così come la scenografia fatta eccezione del salice piangente, posto come una clessidra, per scandire il passare del tempo attraverso la caduta delle foglie. Piacevoli i gesti mimici dei protagonisti e giusti nei tempi che non lasciano spazi vuoti, a detta dei due artisti, pare alle volte essere al circo.

Torino (Italia), 05 agosto 2011

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