martedì 22 giugno 2010

Il mondo in cui viviamo

Recentemente si è concluso il 13° Cinemambiente, festival in enorme crescita (chi c’era ai suoi esordi ricorda perfettamente), così quelli che hanno creduto in Gaetano Capizzi hanno fatto centro. Un festival pieno di messaggi sull’ambiente, gente credente sul vivere sano oltre aiutare “l’ambiente nostro amico” malgrado lo stiamo distruggendo costantemente. Denominatore comune a questo scempio pare sia l’egoismo sfrenato dell’essere umano, vuole accaparrarsi beni personali. Sforzi sovraumani da parte di coloro che credono che l’ambiente è un bene comune e bisogna preservarlo, impegnandosi per convincere o dimostrare i restanti increduli che si può cambiare, meglio ancora che si può vivere senza distruggere ciò che in natura ci viene offerto. Esistono diverse strutture ministeriali ed i suoi discendenti regionali, probabilmente forse un tantino distratti o ignari di cosa sta succedendo nel mondo.
Sabato 19/06/2010 si legge su di un quotidiano torinese un articolo scritto dal direttore del medesimo su cosa ci propinano sulle nostre tavole, le più disparate sostanze tossiche, naturalmente a nostra insaputa, riportiamo testualmente quanto descritto dal giornalista: (…) dalle Alpi alle Piramidi la chimica irrompe sulle nostre tavole e noi senza accorgerci le consumiamo (…) continua elencando diverse sostanze nocive. In un dossier Legambiente scrive “Pesticidi nel Piatto 2010” e ci va pesante. La domanda dopo questa riflessione è spontanea, ma cosa servono queste strutture e i loro surrogati se non riescono a cautelare il piatto di chi lo consuma? Inoltre perché non riescono a fermare questo irreversibile cataclisma che incombe su ciascun individuo, bambini compresi. Umanità pressoché inerme, privi di alcun potere. Inermi e privi un corno! Quando persone col sorriso e gadget alla mano o inviti a cena si presentano inesorabilmente all’incirca ogni quattro anni per chiedere di porre una semplice ed innocua “ X “ su di una scheda, quello sarebbe il momento giusto per riflettere e domandarsi dove erano quando veniva servito quel piatto.

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