giovedì 29 settembre 2016

INTERVISTA A IRENE FORNACIARI di Daniele Giordano

Sembra destino che proprio oggi VENTINOVE SETTEMBRE (celebre canzone dell’Equipe 84), pubblico l’intervista fatta a Irene Fornaciari:

Parliamo del tuo nuovo tour e sulle novità musicali che hai intrapreso.
Il tour mi ha portato in giro per le piazze d’Italia riscuotendo successo dove sono stata accolta benissimo dai miei fans.
Naturalmente, al seguito c’era la tua band che abitualmente suoni e canti con loro.
Certamente, infatti, ho due formazioni, quella della band, per concerti di piazza, dove peraltro sta andando molto bene e si sprigiona la nostra carica piena di energia apprezzata dal pubblico, l’altra è formata da un trio, per gestire meglio le richieste su situazioni diverse, un esempio: con il trio siamo operativi in momenti di inaugurazioni o circostanze particolari.
Una domanda che in molti ti chiedono: Desideri?
Sono tanti, come i sogni che ho riposto nel cassetto, uno in particolare resta quello di poter incontrare Tina Turner e magari duettare con Lei. E’ uno dei miei miti, difficile da realizzare (sospiro), perché smettere di sognare!
Cosa farai finito il tour?
Di certo non rimarrò in ozio, da novembre sarò in studio cercando di scrivere nuovi testi e pensare ad un album nuovo.
Quindi in programma ci sarà un album?
L’idea c’è, il problema, se problema è, sarà quello di vedere di far incastrare le due formazioni. Quella relativa alla band, non è un problema, puoi fare molte più cose, quindi ti senti anche più coinvolta, ci si può scatenare a differenza del trio, è molto più intimo, perché è semi acustico, io lo chiamo power trio, non è da considerarsi come l'acustico tradizionale, molto soft.
Ultima domanda: Se dovessi misurare la temperatura al pubblico delle piazze nei tuoi confronti come li senti?
Tutte le piazze dove ci siamo esibiti sin’ora mi hanno accolta con grande calore, durante la serata oltre i miei pezzi eseguiamo delle cover conosciute in modo da coinvolgere il pubblico, uno spettacolo a 360°, fino ad ora è andata benissimo… (poi, ridendo) i pomodori non me l’hanno ancora tirati…
E noi siamo certi che non arriveranno mai, altrettanto certi che un giorno vedremo Irene Fornaciari a duettare sul palco con il suo mito: Tina Turner. (Nella foto Irene Fornaciari ed Io dopo l'intervista).

Torino (Italia) giovedì 29 settembre 2016


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martedì 27 settembre 2016

IL SUCCESSO DI TERRA MADRE SALONE DEL GUSTO di Daniele Giordano

E’ stata una bella “passeggiata” tra aromi e degustazioni che abbia donato Terra Madre Salone del Gusto grazie ai suoi espositori, offrendolo a tutti i visitatori, facendoci conoscere usanze e cibo da parte degli standisti. A loro volta, contenti d’informare tramite conferenze, proponendo assaggio di piatti preparati espressamente per l’occasione. Durante il pellegrinare gastronomico, si notava da parte di alcuni narratori, la loro esultanza e passione nello spiegare al pubblico i loro prodotti. Non ci ha meravigliato ne sorpreso assistere alla procedura con spiegazione di un piatto cucinato “in diretta” dai cuochi Beppe Guido e Florin, usando materie prime del pastificio Di Martino di Gragniano, giunto alla sua quarta generazione con il figlio Valerio. E neppure la verace convivialità manifestata dalla Regione Campagnia, per l’esattezza il Cilento, ha saputo “accogliere sotto il loro stand” persone, informandole che il presidio sul cibo, sta salvando un pezzo di terra, questo detto dal responsabile regionale di Slow Food Vito Trotta e dal prof. Gianni Ciccia del Comitato Scientifico sulla genuinità del cibo campano. Si è potuto assaggiare il Pecorino di Farindola, un prodotto del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, gli insaccati di Giannelli, vincitore di un campionato nazionale sul salame, i vini dell’Oltre Po Pavese e tutti gli altri prodotti delle proprie regioni o nazioni. L’azienda Cesare Malerba c’invita odorare l’aroma inconfondibile dello zafferano, i suoi pistilli essiccati a “fiamma spenta” c’inebriano, come la vista di una “pancetta” con un peso di 100 kg. presi da venti suini, ci sono voluti tre anni abbondanti per l’asciugatura… ma ne valeva la pena assaggiare il suo risultato! Abbiamo parlato con uno standista proveniente da Amatrice, era scontato chiederne la ricetta della famosa pasta all’amatriciana, ecco gli ingredienti: Spaghetti e non bucatini, poco pomodoro, solamente per dare un leggero colore al piatto, poi il guanciale è quello che insaporisce tutto il preparato, infine pecorino quanto basta, niente aglio o cipolla! Oppure soffermarci allo stand di Sapori, per gustare i suoi Amaretti morbidi alla mandorla oppure i Cantucci Toscani IGP alle mandorle e altri magnifici manufatti dolciari. Potremmo continuare a lungo su questo discorso, ognuno troverà il prodotto confacente al suo palato e, noi non riusciremmo a dare la giusta idea di cos’è stata questa ventesima edizione di Terra Madre Salone del Gusto con la presenza massiccia della fiumana di visitatori che si sono presentati in queste giornate della Mostra. Il conteggio è in difetto e molto incerto, si parla di cinquecentomila persone, effetto di sicura ricaduta commerciale e afflusso di visitatori che dovrebbe aver superato l’edizione precedente. Tutto questo non avrebbe alcun senso senza la necessità di unione, facendo sinergie su costi e operatività nell’agricoltura, specie in quelle famigliari che lottano per difendere la biodiversità e sementi autoctone per uno sviluppo sano e pulito, senza essere alla mercé della “sovranità alimentare”, sentendo le parole di Carlo Petrini: Loro sono giganti, non c’è dubbio, ma i contadini di piccola scala sono una moltitudine diffusa e tenace”. Alcuni piccoli rumors sentiti tra gli stand, contrarie alla chiusura ritenuta troppo anticipata (prevista per le ore 18:00 in realtà, la serrata si prolungava almeno di un’ora) rispetto alla precedente edizione. Senza parlare di fatturati, profitti e dividendi, tutto ha funzionato perfettamente, compreso l’esperimento su quest'appuntamento in esterno, di conseguenza, Torino (Italia) è stata ancora una volta al centro di un Evento che ha saputo raccogliere in uno spazio magnifico, quello del Parco Valentino, Culture e Cibo di Paesi lontani tra loro ma con un unico e grande obiettivo: SALVARE LA TERRA!  

Torino (Italia), lunedì 26 settembre 2016    

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venerdì 9 settembre 2016

CONFERENZA STAMPA TERRA MADRE SALONE DEL GUSTO di Daniele Giordano

Quaranta aziende di cui 67 azioni messe in atto, 1200 persone del progetto Systemic Event Design (SEeD), hanno portato alla riduzione dell’impatto ambientale di Terra Madre Salone del Gusto del 75% nelle due precedenti edizioni. Quest’anno gli obiettivi sono ancora più ambiziosi: sostenibilità ambientale, fisica e culturale, innovazione sociale e impatto economico sul territorio. Così Franco Fassio, docente di Systemic Food Design all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Piemonte) e responsabile del SEeD, ha presentato la rivoluzione sostenibile di Terra Madre Salone del Gusto, di cui si è parlato durante la conferenza stampa all’Ecocentro di via Arbe a Torino (Italia).
Gianluca Riu, amministratore delegato del Gruppo Iren (Official Partner dell’evento), ha spiegato che Amiat con il suo contributo, ha pianificato una serie di interventi per massimizzare la raccolta differenziata durante l’evento e raggiungere un obiettivo del 70% sulla raccolta differenziata, condividendo i valori di sostenibilità e responsabilità sociale di Terra Madre Salone del Gusto, erogando servizi di raccolta e trattamento dei rifiuti ma anche alla sensibilizzazione e al coinvolgimento perché tutti si diventi Ecofan.
 L’assessore alla cultura, turismo della Regione Piemonte, Antonella Parigi, è intervenuta ponendo l'accento di cambiare molti dei nostri comportamenti che derivano prima di tutto da atteggiamenti culturali negativi. Un diverso approccio culturale è importante per migliorare le nostre azioni quotidiane riducendo l’impatto ambientale, anche Stefania Giannuzzi, assessore alle politiche per l’ambiente della Città di Torino, è dello stesso parere, rinnovando il suo impegno affinché il modello Systemic Event Design di Terra Madre Salone del Gusto sia una linea guida anche per altri eventi che seguiranno in città. L’innovazione sociale conferma alcune azioni intraprese nella scorsa edizione, come i percorsi guidati per persone con disabilità e i servizi per un evento family friendly, ampliandosi con lo spazio organizzato da Giovani Genitori. Attraverso la partnership con Banco Alimentare, recuperando le eccedenze alimentari dell'evento. Dal punto di vista culturale, è d’uopo il coinvolgimento delle Circoscrizioni torinesi, le Case di Quartiere, le Associazioni dei diversi gruppi etnici, scuole e i musei torinesi, che danno la possibilità al visitatore di sentirsi parte integrante della manifestazione.

Torino (Italia), venerdì 9 settembre 2016


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mercoledì 7 settembre 2016

UNA DOMENICA AL BORGO MEDIEVALE di Daniele Giordano

Bella iniziativa quella intrapresa dal Borgo Medievale con la sua Rocca che sontuosamente si rispecchia sul fiume Po in Torino. Una domenica del mese, la Rocca del Castello, apre per così dire le sue stanze al pubblico che non è la solita visita abituale e scontata, ma ricostruzioni sceniche a temi allestiti ad hoc con relativi personaggi.  Una tra queste, è stata essere al cospetto del Duca di Savoia. L’atmosfera che si respira in ogni sua esibizione è quella del Basso Medioevo. Il cancelliere, venuto ad accogliere il popolo (so fanno, sei visite in totale dal mattino a sera), avrà il piacere di fare da anfitrione, portandovi “attraverso lo spazio temporale” che si creerà intorno e dentro le mura, durante la permanenza al castello. In questa immensurabile scenografia di per sé immaginifica, datata 1884 in occasione dell’Esposizione Generale Italiana di Torino, questi edifici, riproducono in modo fedele i castelli piemontesi e valdostani esistenti, opera dell’architetto Alfredo D’Andrate. Il visitatore si troverà a farne “parte interattiva su ciò che accadrà” interagendo durante il tragitto. Il primo luogo che ci è dato a visitare è il camerone degli armigeri, con i suoi alloggiamenti (da notare su cosa dormiva la guarnigione), sulle pareti, armi riposte ma pronte a essere impugnate per qualsiasi imprevista evenienza e, mentre il “volgo” si accingeva a transitare nelle cucine, ecco apparire un gentiluomo, cugino del tenutario, così c’è stato presentato. Superate le cucine e masserizie appese, conservate come si usava in quel remoto tempo, ci troviamo al cospetto del Duca di Savoia, padrone del castello, intento ad amministrare la giustizia tramite il suo potere giuridico. Il pubblico sta per assistere a una disputa con tanto di “onta da lavare” con il sangue, è affascinante è sapere com'era regolata in quell’epoca l’autorità giudiziaria o come si duellava tra nobili, poiché al popolo non era consentito questo diritto, guai a chi impugnava la spada per reclamare giustizia: La pena per lui era la morte! Una particolarità di questo itinerario è il suo giardino assai gradevole, meglio vederlo che descriverlo. La visita alla Rocca oltre a essere una finzione di vita vissuta, tratta argomenti di storia vera, tutto questo e altro ancora si avrà modo di scoprirlo seguendo le prime domeniche al Borgo Medievale. Presso la Rocca del Castello, esattamente il 18 settembre, per il secondo anno avrà luogo la Fiera di Fine Estate, una manifestazione didattica – culturale. L’iniziativa si propone di “trasportare” per un giorno i visitatori nei primi anni del XV secolo, facendoli assistere a tornei, concerti di musica, danze, lezioni di maestri d’arme e banchetti, dove il visitatore avrà il piacere di gioire momenti di vita quotidiana o prendendosi una pausa seduto alla taverna medievale allestita per l’occasione. L’edizione di quest’anno sarà inoltre un’occasione per celebrare i 600 anni del Ducato di Savoia, retto all’epoca da Amedeo VIII. Con questa iniziativa, l’Associazione Culturale Speculum Historiae – Torino, si propone di divulgare quella parte della storia, ispirandosi a fonti iconografiche diffondendone la conoscenza del basso Medioevo. Informazioni su www.borgomedioevaletorino.it.
Torino (Italia), martedì 6 settembre 2016

FOTO (di Renato Valterza), ALCUNI MOMENTI DI RICOSTRUZIONE SCENICA A TEMA. 

 IL VERDETTO DEL DUCA                                                                     IL COMBATTIMENTO
                                                            

                                                          IL DUCA E I DUELLANTI


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martedì 6 settembre 2016

SHO DO, CALLIGRAFIA GIAPPONESE di Daniele Giordano

Fin dagli albori è sempre stato così, magari si riusciva a comunicare “gutturalmente” emettendo emissioni vocali incomprensibili, di certo si faceva con gesti o segni! Nel corso del tempo, si è sviluppata la calligrafia e, quindi oltre la parola "tutto" è stato più comprensibile, in alcuni casi diventando arte decorativa, contrapposta alla tecnica topografica. Per capire meglio il significato, dovremmo immergerci profondamente, ripercorrendo una tradizione che ha rappresentato persone per centinaia d’anni. E’ della calligrafia giapponese che stiamo parlando, forma espressiva chiamata Sho Do, letteralmente la via (Do, o crescita interiore) della scrittura (Sho), è una delle antiche e importanti forme d’arte di tutto l’Oriente. Secondo lo spirito zen, aiuta le persone a essere in sintonia (Ki, energia spirituale Yang) con la parte più profonda del proprio essere, racchiuso tra incanto della gestualità, impreziosito dalla bravura dell’esecutore. Da questa spiegazione, sperando di essere riusciti a portarvi sulla stessa lunghezza d'onda, rendiamo comprensibile cosa centra tutto questo. E’ solamente per farvi entrare nel una mostra dedicata all’Arte Calligrafica presentata al MAO (Museo d’Arte Orientale Torino - dal 3 all'11 settembre) da parte di Monica Dengo (artista) e del maestro giapponese Norio Nagayama, esposizione curata da Patricia Parpaiola, direttrice di Turin Educational Consortium, nell’ambito degli eventi per il 150esimo anniversario dei rapporti tra Italia e Giappone. Entrando nella Sala Mazzonis, non possiamo fare a meno di notare un legame tra le opere esposte e un dialogo in onore di Saffo, accostamento, intenzionalmente voluto dall’artista Monica Dengo, così come la scelta delle poesie o frasi accanto ai quadri che rendono e impreziosiscono le opere esposte. Pensate, oggi ci scandalizziamo nel parlarne… ieri invece…era cosa normalissima! Saffo, di Ereso, città dell'isola di Lesbo nell'Egeo, nell'ambito dell'eros omosessuale dell'epoca, diverso da quello successivo, dettato da un preciso contesto culturale, la poetessa Saffo, scrisse liriche alludendo a rapporti di tipo omosessuale, curò l'educazione di gruppi di giovani ragazze, incentrata sui valori che la società aristocratica richiedeva a una donna: l'amore, la delicatezza, la grazia, la capacità di sedurre, il canto, l'eleganza raffinata dell'atteggiamento. Tale pratica non era né incredibile né immorale, in un ambito storico e sociale in cui vigeva una stretta separazione dei sessi e, la visione della donna, quasi unicamente come fattrice di figli e signora del governo domestico, per gli antichi Greci l'erotismo si teneva strettamente lontano dalla pedofilia, tutelando i bambini d'ambo i sessi che non avessero compiuto una certa età. Una mostra troppo lunga da descrivere, essa va ricercata tra le pieghe della sua immensa entità, di certo apprezzabile non solo da ciò che si vede esposto… bensì da cosa esprime!
Torino (Italia), martedì 6 settembre 2016

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                       FRAMMENTO DI IDEOGRAMMA DEL DEPLIANT DELLA MOSTRA

SEGNO E SPAZIO. OCCIDENTE E ORIENTE IN DIALOGO