SIGMUN & CARLO recensione di Daniele
Giordano
Forse sarà il passaparola oppure il caso a
gremire la sala dell’Unione Culturale in Torino, per la rappresentazione di
Sigmund & Carlo con gli attori Roberto Cardone e Niko Mucci (quest’ultimo
cura anche la regia) delle compagnie Libera Scena Ensamble/Teatri Associati di
Napoli. Sul palco due attori… al momento sconosciuti tra loro, però non lascia
alcun dubbio… sul perché si trovano seduti su una panchina del parco di fronte
a una scuola superiore… Tra loro il dialogo non è di quelli che si dice
“amichevole” pur avendo lo stesso vestiario, dalle apparenze anche
qualcos’altro… in modo visibile e definibile! Descriviamo in due battute il
loro abbigliamento: solamente un impermeabile addosso… e niente più! Lo spettatore
arguto e ben informato, sa benissimo chi abitualmente usa un simile
abbigliamento anche in piena estate, soprattutto trovandosi nelle vicinanze di
una scuola al suono dell’ultima campanella, in attesa di essere invasi da
ondate di ragazzine pronte all’uscita. Eh, sì direte voi, è la solita storia di
due individui pronti a esibire alle giovani, “l’arma letale” per goderne
appieno dei loro gemiti o altro per assaporarne il fremito godereccio! Nel
frattempo, prima che questo avvenga, il “padrone di casa della panchina” non
desidera sovrapposizioni all’azione che potrebbero creare confusioni, cercando in
molteplici modi di allontanare l’anonimo intruso. Questa grottesca pantomima per
i nostri attori, continua tra risate echeggianti in sala, sino a diventare
amici “mostrando uno all’altro” quanto tra breve dovrebbe essere esposto alle
ragazze. In questa “veduta” viene fuori… il confronto… dolente punto, battute,
provocazioni ed ecco che ritorna la diatriba dovuta alle dimensioni… Non solo
anche del posto e da chi in precedenza preso a dimora. Voi avete certamente
capito di cosa stiamo parlando, vero? Due esibizionisti o presunti tali, con
caratterialmente opposti. Pur condividendo lo stesso pensiero uno, è abituato a
dire le cose senza infiorettature, facendo notare la provenienza del suo ceto
proletario, docile il secondo, di gusti raffinati, con fogge signorili pronto a
sottomettersi. Dopo innumerevoli esilaranti discussioni, la commedia persiste
nel suo percorso in un continuo elevarsi tra risate e battute sino al punto che
i due attori decidono di presentarsi dicendo: il mio nome è Marx, ed io sono
Freud… E qui si riaccende per l’ennesima volta il conflitto tra capitale e
psicanalisi e non solo! E uno spettacolo da non perdere… sino al suono della
campanella…!
Torino (Italia), lunedì 18 maggio 2015
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