Uno scrittore, un suo
primo romanzo con la sua immensa gioia di averlo appena pubblicato, è quello
che ogni autore si attende, non per lui. Appena pubblicato, fu messo sotto
inchiesta per oltraggio alla morale pubblica, non dobbiamo dimenticarci che
siamo nel 1856. Sarà un caso o così volle il destino che dopo un anno fu
assolto e, sotto forma di libro, divenne un bestseller con tanto
d'illustrazioni del pittore Charles Lèandre. Stiamo parlando di Gustave Flaubert,
il narratore di questo racconto, ispirato a un episodio realmente accaduto a una
giovane donna di provincia, Delphine Delamare, del cui suicidio si
parlò in un giornale locale nel 1848. Non è di questo che intendiamo parlare,
né tantomeno approfondire il comportamento della protagonista Emma. La penna di
Flaubert, perennemente alla ricerca de le mot juste, oggi a distanza del tempo
trascorso è considerato uno dei primi esempi dei romanzi tangibili. Ci siamo
introdotti in un antefatto per esprimere il concetto che da una forza evocativa
dei classici della letteratura, può scaturire un’esplosione di spettacolo. L’autrice,
con libertà e senza impedimenti al romanzo separata non solo dalla lettera “A”
finale, porta in scena la “sua Madama Bovary”, presentandosi in un vestito
dall’aspetto nuziale e quello dell’epoca. Una brillante commedia dispersa in un'indefinita
pianura, recitata con frammenti dialettali per eccellenza nella lingua corrente
del territorio dove incontriamo Emma una provinciale, sposa di Charles Bovary,
ufficiale sanitario di una non definita altrettanta provincia. La donna, crede d’intraprendere
con lui una vita soddisfacente alle sue necessità, saziando i suoi desideri più
reconditi. Inquieta e impaziente nel mettere in pratica componimenti narrativi
e lussureggianti fantasie derivanti dalle “novelle popolari”, contornati da tradimenti
per sfuggire alla routine del matrimonio, scoprendo tutta l’inespressività che
ne deriva dalla semplicità del suo compagno che pur amandola sinceramente, egli
non è in grado di colmare i vuoti che si trasformano in voragini per la nostra
protagonista. C’è una leggera confusione: la pianura che avvolge la campagna di
Flaubert è quella francese… non padana! Indiscutibilmente ci troviamo di fronte
a qualcosa d’insolito, la drammaturgia che stiamo per raccontare è quella che
la brillante autrice e interprete Lorena Senestro, reinventa una Bovary
quotidiana, rievocando versi di Guido Gozzano, portando in scena un monologo
intercalato tra il dialetto piemontese e l’italiano con estrema disinvoltura,
già sperimentato in altre occasioni con altri nomi del passato. Sebbene questo
insolito soliloquio, abbia questa variante, non si deve pensare che sia in
qualche modo evirato del suo aspetto teatrale, detto questo, autorevoli critici
sono arrivati alla stessa conclusione nel vedere lo spettacolo, definendo la
Senestro attrice ironica, il testo colto e spiritoso, tra momenti di
disperazione alternando risate e sorrisi dove il pubblico non si annoia, anzi
continua a seguirla sin dalla prima entrata in scena. Da parte nostra c’è
voluto un anno per avere l’opportunità di assistere a questa splendida
esibizione avvenuta al Teatro Concordia di Venaria (TO), è valsa la pena di
tanta attesa. Questo spettacolo è stato Finalista al Premio Scenario 2011,
grande debutto al Teatro Stabile di Torino nel 2012, menzione speciale Argot
Off 2013, più di cinquanta repliche in diverse piazze italiane ed estere. Salendo sul palco, Lorena più che attrice è
un abile istrione, qualunque sia la sua parte… senza porsi limiti… riesce a
coinvolgere gli spettatori recitando… dove c’è sempre un desiderio che trascina, e una convenienza che trattiene, sarebbe stata l’affermazione di Emma Bovary…
Torino (Italia), lunedì 17 novembre 2014
Ecco l'autrice e interprete Lorena Senestro nella veste di Emma Bovary.
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