giovedì 7 giugno 2012
QUINDICI ANNI, SEMBRA IERI (Cinemambiente) recensione di Daniele Giordano
Nemmeno la televisione italiana con la sua Cenerentola per la regia di Carlo Verdone, fatta vedere in mondo visione, tanto meno la crisi ha potuto fermare l’afflusso dei suoi numerosi visitatori paganti di un prezzo simbolico, del quale in questi tempi aiuta a sostenere l’evento tanto atteso: il 15° Environmental Film Festival Cinemambiente, come sempre qui a Torino (Italia). Numerose le altre iniziative collaterali per educare, sensibilizzare e difendere questo nostro mondo, rendendolo più vivibile possibile. Nel corso delle proiezioni non sono mancati i suggerimenti per farlo. Cinemambiente, diretto magistralmente da Gaetano Capizzi, il quale ha sempre creduto nel suo progetto sin dai suoi albori, organizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino con l’obiettivo primario inerente al malessere attuale del pianeta e dell’ambiente. Sono passati quindici anni dalla sua prima apparizione, ma non è cambiato di una virgola il suo obiettivo, anzi si è rafforzato, mostrando nel tempo che uniti si può fare di più e meglio. Il lavoro svolto da Capizzi è stato minuzioso. Forse all’inizio del suo lungo viaggio, non pensava che nel mondo potessero esserci registi sensibili alle problematiche ambientali, si è dovuto ricredere subito, dopo aver ricevuto tantissimo materiale da selezionare e questo gli ha permesso di continuare nel cammino intrapreso. L’impegno iniziale è stato grande, faticoso, ma alla fine gli sforzi hanno dato i risultati sperati, gli sponsor sono dalla sua parte, questo festival è destinato a durare poiché è il primo in Europa che tratta argomenti ambientali e non a caso coincide con la Giornata Mondiale dell’Ambiente, sostenuta da Unep (United Nations Environmental Programme) di cui il Festival è partner ufficiale. Nelle sei giornate della programmazione si è potuto assistere a una serie di filmati in gara. I registi Josh e Rebecca Tickell coraggiosamente hanno presentato – The Big Fix – film vincitore dell'edizione di quest'anno, racconta il disastro della piattaforma di proprietà della Brithis Petroleum al largo delle coste del Messico, tragedia silenziosamente minimizzata dalla multinazionale e capo di Stato, insabbiata, è il caso di dirlo poiché gran parte delle spiagge è stata ricoperta ulteriormente di sabbia per nascondere il petrolio riversato, causando non pochi problemi economici, politici e salute agli abitanti. Sarà molto difficile che questo filmato sia proiettato negli States. In passato toccò la stessa sorte al film: The Cove, in Giappone. Un film denuncia da non perdere la visione. Parlando dei mutamenti climatici James Balog, fotografo del National Geographic, vuole immortalare con i suoi scatti, il ritiro dei ghiacciai a causa del riscaldamento globale. Con il film – Chasing Ice – avvia il progetto Extreme Ice Survey, disponendo moltissime fotocamere al Polo Nord, le quali scatteranno per un anno fotografie immagazzinando scatto dopo scatto il ritiro dei ghiacciai sul nostro pianeta (anch’esso premiato e due menzioni speciali). Bravo anche il regista Jeff Orlowski che sposando la causa, ha seguito Balog in tutto il suo percorso sfidando i meno 40° gradi di temperatura polare. La produzione è la stessa di The Cove, consigliamo a tutti di vederli entrambi. Tony Geraci, questo nome, forse a voi può non dire nulla, ma agli ottantatremila studenti di Baltimora si! Cuoco di New Orleans, capo del servizio mensa per tutte le scuole della città, crea un progetto coinvolgendo studenti, professori, genitori, agricoltori e cuochi cercando di cambiare abitudini sul nutrimento, consumando un’alimentazione sana, preparata al momento e non utilizzando cibi confezionati, il regista Richard Chisolm, ha saputo proporlo aggiudicandosi un premio col film: Cafeteria Man. La regista Raffaella Bullo, con – Agricoltori da slegare – vince un premio. Narra una storia di agricoltura biologica, sino a qui niente d’eccezionale, ma se i servizi di manutenzione del verde, sino all’educazione ambientale sono sostenuti da persone con disturbi mentali, i quali si prodigano in questo per una propria riabilitazione psicologica, facendolo molto bene, potrebbe essere diverso il nostro modo di ragionare. Se invece volete vedere degli operai nell’industria della macellazione, seguendo la sua filiera, allora il film della regista Manuela Frèsil – Entrèe du Personnel – è adatto a voi, facendo attenzione al rovescio della medaglia, poiché si rischia di trasformare l’uomo in una macchina (ricordate il film Tempi Moderni di Charlie Chaplin). A seguire: Piccola Terra di Michele Trentini; La crociera delle bucce di banana del regista Salvo Manzone; The Well di Paolo Barbieri e Riccardo Russo; una lode al film - Ciar cumè l'acqua del Lamber – di Elena Maggioni e Hulda Federica Orrù; un premio speciale al film La casa di domani. Cinemambiente, non si ferma qui, prima di spegnere le luci del proiettore, vuole terminare la rassegna con un film spettacolare, in prima visione assoluta per l’Italia – La vita negli oceani – dei registi Jacques Perrin e Jacques Cluzaud è un viaggio insieme alla fauna marina, ci porta nei fondali del mare e il loro habitat, nei suoi armoniosi silenzi, fatti da suoni e colori che solo madre natura riesce a mescolare.
Questo è un racconto di quanto è successo a Torino in sei giorni di Festival, questo è quanto ha saputo donarci Gaetano Capizzi, non da solo, ma circondato con uno staff di giovanissime persone, preparate nel loro compito da svolgere, gentilissimi e sempre disponibili con il pubblico, un grazie è a dir poco per quanto svolgono! Quest'anno lo slogan recitava, Natura & Smart, forse era meglio scrivere: La natura è Intelligente... ma noi siamo davvero Intelligenti... questa è una domanda che ognuno dovrebbe porsi! A noi non resta che dire a tutti quelli che hanno seguito il Festival e coloro che non è intervenuto: Arrivederci al prossimo anno!
Torino (Italia), 07 giugno 2012
Nessun commento:
Posta un commento